Durante la pandemia molte persone sono state costrette a lavorare in smart working, trovandosi a partecipare in remoto a riunioni o persino a colloqui di assunzione.
La questione ha riguardato un po’ ogni Paese, come sappiamo, ed è per questa ragione che alcuni “big” della tecnologia hanno deciso di puntare tutto in tale direzione. Mai come oggi si è sentita la necessità di sviluppare dei modi sempre più evoluti per permettere a persone di tutto il mondo di connettersi all’interno di uno stesso contesto, senza doversi necessariamente spostare da casa. Una premessa che ricorda un po’ Il mondo dei replicanti di Jonathan Mostow, ma senza androidi e il pessimismo per ciò che riguarda la distorsione nella natura dei rapporti umani.
Si chiama metaverso il futuro che ci aspetta?
Già da diverse settimane Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (adesso divenuto Meta), ha annunciato con grande entusiasmo la sua prospettiva per il 2031: secondo lui, per quel periodo saremo pronti ad interagire attraverso realtà virtuali, che ci consentiranno di recarci in ogni parte del mondo con un semplice visore, per esempio Oculus Quest 2, già in vendita a €349,99 su Amazon.
Sulla stessa lunghezza d’onda, anche Microsoft esprime la sua proprio durante l’evento Ignite 2021, nel quale presenta in grande stile la piattaforma virtuale Mesh per Teams, già annunciata in sordina nel mese di marzo di quest’anno.
Si tratta del primo passo concreto verso il tanto decantato metaverso, in quanto si parla di uno strumento che permetterà alle persone di interagire in contesti virtuali simili alla realtà, ma considerati molto più “immersivi”, attraverso avatar bi e tridimensionali. Non stiamo parlando, però, di semplici sticker, usati spesso come emoji su famosi social networks, ma di veri e propri alter ego sofisticati in grado di imitare l’aspetto dell’utente e le sue espressioni, dopo averle apprese con un’intelligenza artificiale.
“Troppe persone, per la maggior parte del tempo, sono un’immagine statica o una bolla con le iniziali” afferma John Roach del team Microsoft, riferendosi agli attuali meeting in video.
Pertanto, a differenza di quanto espresso da Zuckerberg, parliamo di una piattaforma che al momento si applica solo ai contesti aziendali, creata appositamente per gestire riunioni, presentazioni e parlare con i clienti, in spazi virtuali che riprendono nell’aspetto luoghi di lavoro realmente esistenti.
Insomma, tutto ciò che si fa di presenza in sede sarà possibile realizzarlo in remoto, segnando una vera e propria rivoluzione nel mondo dello smart working.
Non solo, il noto marchio afferma che le barriere linguistiche non saranno più un problema, attraverso un sistema di traduzione automatica più sofisticato dei precedenti già in commercio, utilizzabile chiaramente se tutti sono collegati a Mesh.
Come per il metaverso di Zuckerberg, anche qui è previsto l’utilizzo di un visore AR, ovvero HoloLens 2, che tuttavia presenta un costo molto meno abbordabile per i più, con un prezzo che raggiunge quasi i 4 mila euro!
Ma non c’è da disperarsi, perché Microsoft stessa ci tiene a precisare che la possibilità di usare Mesh sarà garantita a chiunque attraverso diverse tipologie di dispositivo.
A questo punto c’è solo da chiedersi quando uscirà una tale meraviglia tecnologica. Ed ecco la risposta: molto prima di quanto pensiamo, perché già entro la prima metà del 2022 si potrà familiarizzare con una versione beta, nell’attesa di ricevere quella definitiva.
Per coloro che, tornando al Mondo dei replicanti, mostrano le proprie perplessità di fronte ad interazioni sempre più digitalizzate, in un mondo dove già vige un atteggiamento critico nei confronti del tempo trascorso sui dispositivi, ecco la rassicurazione da parte dell’amministratore delegato Microsoft Satya Nadella: “La cosa più importante è che siamo in grado di portare con noi la nostra umanità e scegliere come vogliamo vivere questo mondo. […] Il metaverso non sta solo trasformando il modo in cui vediamo il mondo; sta cambiando il modo in cui noi vi partecipiamo attivamente.”