Alzino la mano coloro che avrebbero immaginato di vedere il Cagliari navigare in queste acque dopo quella magnifica vittoria per 1 a 2 maturata a Milano, contro la blasonatissima Inter. Quello di San Siro fu un risultato che caricò l’ambiente di entusiasmo e che mostrò le potenzialità della rosa allestita dalla società per la stagione 2016/2017. Da allora tutto sembra essere cambiato: la difesa, vero tallone d’Achille fin dalle prime giornate, ha continuato a far registrare prestazioni disastrose, con passivi imbarazzanti e poco comprensibili alla luce dei nomi che figurano davanti alla porta di Storari; il centrocampo, dal canto suo, è sembrato povero di idee e incapace di servire palloni di qualità all’attacco cagliaritano, mai lucido e sempre più sterile.
Era il 16 Ottobre quando l’autorete di Handanovic regalava i tre punti alla squadra sarda. Una settimana dopo, al Sant’Elia sbarca la Fiorentina di Sousa che si porta a casa la vittoria con il risultato di 3 a 5, grazie alla tripletta di Kalinic e alla doppietta di Bernardeschi; il gol di Di Gennaro, dopo soli due minuti, è una mera illusione: al minuto 53 la Fiorentina si porta sull’1 a 5 e gli uomini di Rastelli, con un sussulto d’orgoglio, accorciano con Capuano e Borriello lasciando i 3 punti alla squadra avversaria. Un incidente di percorso? Nient’affatto. Pochi giorni dopo, all’Olimpico, la Lazio rifila altri 4 schiaffi ai cagliaritani e – non paga del risultato – si permette di regalare un gol agli avversari con l’autorete di Wallace all’87º. A quel punto è chiaro a tutti che qualcosa non sta andando per il verso giusto ma il 31 Ottobre al Sant’Elia si presenta il Palermo: squadra non irresistibile che sa tanto di occasione per ripartire e tornare a sorridere; in effetti, sebbene con molto affanno, il Cagliari torna alla vittoria trascinato da capitan Dessena, che si regala una doppietta al suo esordio stagionale dopo un’assenza di 11 mesi per la frattura di tibia e perone. Ma è un fuoco di paglia perché il Torino, la settimana successiva, conferma che il Cagliari di San Siro ormai non c’è più: 5 a 1, gol della bandiera di Melchiorri come unico segno di vita degli uomini di Rastelli nella trasferta torinese. Col Chievo il passivo è meno pesante, appena una rete a zero, segnata – scherzo del destino – da un ex del Cagliari, Massimo Gobbi.
La palla, ora, passa al mister: la crisi, prima ancora che di risultati, è di gioco; dovrà rinfrancare i suoi, ripartire dalle motivazioni giuste e ricostruire fiducia e solidità; “di più non potevamo fare”, ha detto il Tecnico al termine della sfida col Chievo. È davvero così? Perché se il Cagliari non è in grado di battere la squadra veronese vista al Bentegodi, allora i tifosi hanno di che preoccuparsi. La piazza – mai particolarmente vicina all’allenatore – già rumoreggia, chiedendo un cambio in panchina che non è dato sapere se verrà o meno considerato da Giulini e il suo entourage. Certo, dopo la campagna acquisti estiva, non era questo lo scenario che la società attendeva e alcune scelte tecniche – Borriello spesso relegato in panchina – non sembrano aver dato ragione a Rastelli. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, almeno due considerazioni si rendono necessarie: in primis, il campionato è ancora al suo girone d’andata e dare per spacciata una squadra, in questo momento della competizione, sarebbe imprudente. Se poi consideriamo che il Cagliari, malgrado il momento no che dura da parecchie giornate, non ha certo una posizione in classifica deplorevole, allora i motivi per stare un po’ più sereni diventano almeno due; anche perché là dietro, squadre come il Palermo o il Crotone, fanno fatica a portare a casa persino un pareggio. Non abbastanza per adagiarsi ma di questi tempi, vista l’aria che tira, per Bruno Alves e compagni è manna dal cielo.