Quando il tifo si fa per la vita: i casi di arresti cardiaci sul campo

Da Antognoni a Eriksen, sono purtroppo tanti i momenti drammatici avvenuti nel corso dei match calcistici

Ciò che è accaduto a Christian Eriksen sabato 12 giugno nel corso del match degli Euro 2020 tra Danimarca e Finlandia ha fatto restare tifosi e non col fiato sospeso. Ma il calciatore danese è solo l’ultimo di una lunga serie di giocatori che hanno subito arresti cardiaci durante le partite di calcio e che fa riaffiorare nella nostra memoria quelle giornate che avrebbero dovuto avere lo sport come protagonista e che invece hanno avuto un dramma in prima linea.

Giancarlo Antognoni. L’ex bandiera della Fiorentina il 22 novembre 1981 in uno scontro di gioco con il portiere del Genoa, Silvano Martina, perse i sensi dopo aver rimediato una grave frattura alle ossa craniche che lo portò a un’interruzione del battito cardiaco. L’intervento da parte del medico dei rossoblù fu abbastanza celere, tanto che riuscì a riattivare le funzioni respiratorie e cardiache del giocatore. L’oggi 67enne fu trasportato in ospedale e operato d’urgenza. Dopo il ricovero e una lunga riabilitazione fu in grado di tornare a giocare.

Lionello Manfredonia. Era il 30 dicembre 1989 quando Manfredonia, centrocampista della Roma, si accasciò sul prato nel corso di un match contro il Bologna. Come Eriksen, barcollò per qualche metro e poi cadde sul campo. Poi l’intervento del dottor Alicicco, che gli prestò i primi soccorsi attraverso il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. Dopo ben cinque scariche elettriche il suo cuore riprese finalmente a battere ma il calciatore riprese i sensi solo dopo 40 ore. “Il mio caso e quello di Eriksen sono molto diversi. Oggi la medicina è molto avanti rispetto a 30 anni fa.” – ha dichiarato Manfredonia negli scorsi giorni – “Sono stati momenti molto intensi. Per fortuna però Eriksen, a differenza mia, è arrivato in ospedale che respirava già da solo. Io sono stato messo in coma farmacologico per vari giorni. Poi venni risvegliato lentamente. Non so se ha avuto il mio stesso problema, ma sicuramente oggi le tecniche di intervento sono più evolute. L’importante è che stia bene, spero possa riprendersi come mi sono ripreso io. Il resto non conta.” Nonostante quelle ore drammatiche, infatti, Lionello si riprese completamente. Dovette però rinunciare a soli 33 anni alla sua carriera nel mondo del pallone.

Antonio Puerta. Il destino del calciatore del Siviglia ha invece un triste epilogo. Il 25 agosto 2007, nel corso della prima giornata del campionato spagnolo, il calciatore andaluso si accasciò a terra per un malore. Venne soccorso e, con l’aiuto dello staff medico, riuscì a rimettersi in piedi. Come Simon Kjaer ha prestato i primi soccorsi a Eriksen praticando un massaggio cardiaco ed evitando che soffocasse ingoiando la lingua, anche nel caso di Puerta, i suoi compagni Palop e Dragutinovic, prontamente gli prestarono i primi soccorsi. Ma dopo essere uscito dal campo con le proprie gambe, quindi apparentemente in condizioni meno critiche rispetto allo spavento iniziale, Puerta fu colpito da altri cinque arresti cardiaci. Fu condotto immediatamente all’ospedale da un’ambulanza e dopo essere stato sottoposto a rianimazione cardiopolmonare, le sue condizioni rimasero critiche. Poco dopo perse la vita.

Fabrice Muamba. Il 17 marzo del 2012 si giocava un match tra Bolton e Tottenham, quando Muamba, a causa di un brutto malore, cadde sul terreno di gioco. Rapidi gli interventi medici che sottoposero l’allora 23enne giocatore congolese alla rianimazione. Venne poi trasportato fuori dal campo tra i cori dello stadio White Hart Lane che lo incitavano urlando il suo nome. Muamba era in condizioni critiche quando arrivò in ospedale a Londra ma, con grande sorpresa di medici e tifosi, nonostante il suo cuore fosse rimasto fermo per ben un’ora e diciotto minuti, riprese improvvisamente a battere. Qualcuno gridò al miracolo. Senza dubbio si trattò di un singolare e stupefacente ritorno alla vita.

Piermario Morosini. Solamente un mese dopo la vicenda di Muamba, avvenne un altro episodio con protagonista Morosini. Questa volta l’esito fu però funesto. Il 14 aprile del 2012 morì sul campo dello stadio Adriatico a Pescara con indosso la maglia del Livorno. La dinamica fu del tutto differente da quella di Puerta. Morosini si accasciò a terra in preda alle convulsioni. L’andamento della situazione parve da subito molto grave e dopo il massaggio cardiaco venne trasportato all’ospedale, dove però tutti i tentativi di riportarlo in vita furono vani. Dopo il triste evento venne aperta un’inchiesta sulle modalità di intervento adottate in quelle circostanze da parte di coloro che lo avevano soccorso, accusati di aver utilizzato in maniera inadatta gli strumenti medici per la rianimazione.

Il terribile episodio a cui abbiamo potuto assistere sul campo danese e che ha coinvolto Eriksen, si aggiunge a questa lista di calciatori colpiti da improvvisi e gravi malori. Atleti, di regola, controllatissimi e considerati in salute. Vicende che, come si è visto, in alcuni casi si sono concluse in modo purtroppo tragico. In altri casi però, grazie al pronto intervento dei medici, hanno avuto un bel lieto fine.

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