2-1 al Milan. La stagione del Cagliari si chiude con un risultato di assoluto prestigio. I rossoneri di Vincenzo Montella sono stati puniti da due giocatori che rappresentano perfettamente, seppur in maniera totalmente diversa, l’andamento degli isolani in quest’annata: Joao Pedro e Fabio Pisacane. Il brasiliano è colui che tante volte, causa infortuni e problemi fisici, è mancato. Chissà se con la sua fantasia, il suo estro, la sua rapidità e il suo dinamismo molte partite sarebbero state differenti. Il terzino invece incarna la voglia di lottare e di non mollare mai. Un personaggio a tutto tondo, che ha ormai i colori rossoblù nel cuore. E ha conquistato tutti i tifosi.
Il successo finale però non cancella un campionato fatto di alti e bassi. E anche maggio, l’ultimo mese stagionale, ha confermato il tutto in maniera inopinabile e incontrovertibile. Inevitabile il 3-1 a Napoli. La squadra di Sarri, in piena lotta per il secondo posto con la Roma, è davvero di un altro pianeta per questo Cagliari. Certo, la sensazione che molti hanno avuto è che gli uomini di Massimo Rastelli allo stadio San Paolo non siano praticamente mai scesi in campo. Come se non ce ne fosse quasi bisogno. Come se ogni cosa fosse scritta e scontata. Insomma, per gli azzurri è sembrato tutto fin troppo semplice. Una settimana dopo è arrivato il 3-2 all’Empoli. Questo match ha messo in mostra le capacità di due attaccanti: Marco Sau e Diego Farias, che ai toscani ha realizzato una doppietta. Anche loro molto spesso sono stati bloccati da problemi fisici. Gli isolani però potrebbero ripartire da loro due. Il loro valore non può esser messo in discussione. Ma ecco che il 21 maggio arriva la pagina più triste di maggio, se non addirittura dell’intera stagione: il 6-2 subito dal Sassuolo. Un ko pesante, e non solo nel passivo. Un atteggiamento imbarazzante che non ammette alcun alibi e alcuna scusa quello avuto al Mapei Stadium. E se Marco Borriello, vero e proprio leader dello spogliatoio per esperienza e carisma, ha chiesto scusa ai tifosi vuol dire davvero tanto. Prestazioni come quella di Reggio Emilia fanno capire cosa non ha funzionato quest’anno. In primis la difesa, che non hai mai dato grande sicurezza. E poi quel modo di affrontare certe in partite in trasferta. Arrendevole, distratto e mai determinato: è questo il Cagliari ammirato tante volte lontano dal Sant’Elia. E non può essere soltanto un caso.
Già il Sant’Elia. Quella contro il Milan è stata l’ultima partita del Cagliari nel suo storico stadio. Il 3 maggio è stato infatti posato il mattone della Sardegna Arena, la nuova casa dei rossoblù. L’impianto, che sarà temporaneo, sorgerà al posto dei parcheggi del settore distinti e avrà 16mila posti.
La struttura sarà molto simile a quella di Is Arenas. «Grazie a tutti i comuni, tantissimi, che hanno offerto la loro ospitalità. Saranno quattro mesi di intensi lavori, con 150 persone impegnate a lavorare nel cantiere, anche la notte, per cercare di inaugurare lo stadio alla prima di campionato. Sarebbe un miracolo, ma anche una vittoria importantissima per tutta l’Isola. Perciò abbiamo scelto il nome Sardegna Arena, per portare il nome di questa terra in Italia e un giorno, ce lo auguriamo, in Europa»: queste le parole del presidente Tommaso Giulini, che ha posato il primo mattone, il giorno della presentazione.
Il progetto stadio quindi è partito e sembra ambizioso e chiaro. Resta da capire ora quello tecnico. Il primo dubbio riguarda Massimo Rastelli. Il patron sembra aver però deciso per la riconferma. Tutto questo nonostante i numerosi gol subiti (76) e la timidezza avuta in molte partite in trasferta e contro le big del campionato. Forse le alternative non erano poi così tanto meglio, verrebbe da pensare e da dire. A cambiare invece è il direttore sportivo. Via Capozzucca, dentro Rossi, Un futuro sempre più nel segno dei cambiamenti. Tranne che in panchina. O perlomeno così sembra.