Il sole inonda la stanza a Barcellona da cui mi rispondono Modesto Lai e Alba Rubìo alias i Ual·la!, vincitori della XV edizione del Premio Andrea Parodi. A portarli sul gradino più alto del podio è stata l’esecuzione del loro inedito “Bossa de bolsas”.
Si sono inoltre aggiudicati il premio per la reinterpretazione del brano “Temporadas” di Andrea Parodi. La chiacchierata parte proprio da lì, dalla loro esibizione alla kermesse cagliaritana e dalle emozioni legate a questa esperienza. Il filo che lega il duo alla Sardegna è il padre di Modesto, cagliaritano. «Non avevamo mai fatto una canzone in sardo– raccontano — Abbiamo capito subito quanto fosse importante quel contesto. Aver vinto, anche conoscendo la preparazione degli altri artisti, è stata una bellissima sorpresa. Siamo stati molto contenti sia della reazione del pubblico che della giuria».
La loro cifra stilistica è l’unione fra teatro e musica. La cosa è nata in modo naturale durante il primo concerto che hanno fatto insieme nel 2010. Modesto studia pianoforte e musica antica, Alba si specializza in tecnica vocale. Nel 2014 vanno a Buenos Aires ed è il turning point. «Lì ho capito che volevo fare la musicista e la performer. A volte bisogna lasciare la propria casa per poter dire: ‘ok, questo è quello che voglio fare», dice Alba. Modesto sorride ripensando a quel viaggio: «A Buenos Aires abbiamo studiato di tutto. Produzione teatrale, musica…». «Lì c’è una grande cultura di connessione fra teatro e musica – rincara Alba – In ogni quartiere ci sono, non scherzo, quattro o cinque teatri. Per noi esiste davvero un ‘prima’ e un ‘dopo’ Buenos Aires».
Difficile incasellare i Ual·la! in un genere preciso — e questo è indicativo di quanto vasto sia il mare della cosiddetta world music. “Bossa de bolsas” è uno scioglilingua sibillino dalle tinte ambientaliste, un intrecciarsi frenetico dove le voci di Alba e Modesto si innestano a tessere melodie e armonie e gli unici altri suoni ad accompagnare il brano sono un tavolo e delle buste di plastica usate a mo’ di percussione.
La parola d’ordine è “sintesi”. Uno sbocco naturale di un percorso iniziato nel 2013 e arrivato al 2020 con tre dischi molto diversi fra loro: “Quina tela” (2013), “Flotar alla deriva” (2015) e “¡PLAY!” (2020). Ricchi e orchestrali i primi due, minimale e percussivo il terzo.
«Avevamo preparato uno spettacolo molto complesso con tanti musicisti e tanti cambi palco. Quando ci siamo resi conto della difficoltà di questa messa in scena ci siamo trovati per forza di cose a dover cercare un linguaggio sintetico. È stato come trovare una nuova lingua». Insomma: si è fatto di necessità virtù. «All’inizio i testi erano molto più descrittivi. Abbiamo condensato tutto rispetto a quello che facevamo prima. Giochiamo anche con le parole: in catalano, la traduzione di busta è “bossa”. “Bolsa” é la traduzione in spagnolo, per questo il titolo del brano è un gioco di parole fra il catalano e lo spagnolo: “Bossa (catalano) de bolsas (spagnolo)”. E “bossa” si riferisce non solo alla parola catalana, anche al genere musicale brasiliano».
«Credo che la musica possa giocare un ruolo fondamentale nella società. – dice Alba– È importante influenzare la narrazione del momento. Con questa canzone (“Bossa de bolsa”, ndr) abbiamo cercato di trattare il tema dell’ambientalismo in modo un po’ aperto. Per me se già una sola persona dopo aver ascoltato la canzone dovesse decidere di non usare più una busta di plastica sarebbe un traguardo». L’ambivalenza è alla base compositiva dei due: si parla di cosa succede nel mondo in modo apparentemente “leggero”. Non è la sola strada con cui il duo compone. «Abbiamo ascoltato per molto tempo i madrigali di Monteverdi. Riflettono nel mood musicale ciò che viene detto nel testo. Noi non siamo Monteverdi — precisa Alba sorridendo — ma è una procedura compositiva che abbiamo cercato di fare nostra». L’esempio che fanno è “Persona rara”, seconda traccia del loro ultimo album, dove alla descrizione di una “persona strana” corrisponde un linguaggio fatto di smorfie e versi non intelligibili.
I Ual·la! continueranno a portare in giro i loro spettacoli. Toccheranno anche l’Italia e, forse, la Sardegna. «Vorremmo anche tradurre qualche canzone e scrivere qualcosa di nuovo in italiano. L’idea è di partire a primavera dell’anno prossimo».