“Sparkle”: il ritorno degli Antennah sull’onda dell’indie-rock

Dopo un lungo silenzio la band cagliaritana torna sulle scene con un Ep di urgenza espressiva e mestiere

Antennah

Per parlare degli Antennah e del loro ultimo Ep “Sparkle” si deve necessariamente fare riferimento a due elementi: la loro biografia e l’enciclopedica semantica indie-rock.

Gli Antennah si formano a Cagliari a metà degli anni ‘90. I quattro pilastri su cui poggia il gruppo sono Tullio Cipriano (voce e chitarra), Marco Mancini (chitarre), Stefano Guzzetti (basso) e Valentino Murru (batteria).

Le influenze più evidenti della band possono essere ricercate nelle distorsioni fuzzose del grunge e nell’incedere ritmico alla The Jesus and Mary Chain. Sulla scia di un’ottima accoglienza che la critica riserva al primo demo dell’ensemble cagliaritano, il Consorzio Suonatori Indipendenti (l’etichetta di Firenze di mostri sacri fra cui, tra i tanti, i CSI) mette sotto contratto la band per la produzione del loro primo Lp “Il nostro labile equilibrio”.

È il 1997: per gli Antennah inizia un periodo lungo lo stivale su palchi insieme a CSI, Marlene Kuntz, Afterhours e simili. Sono anche i mesi in cui vengono composti i brani per il nuovo album, ma lo scioglimento del Consorzio Suonatori Indipendenti protrae la produzione di “Love has many faces” sino al 2003. Il Lp esce per l’etichetta Desvelos Records e vede alla produzione Bruce Morrison come per il disco precedente. La formazione si riduce a tre elementi con la momentanea defezione di Guzzetti. Nelle undici tracce dell’album alla prima grande novità del cantato in inglese si accompagna quella della composizione lontana dalla canonica formula indie-rock chitarra/basso/batteria delle origini. La batteria è essenziale, la voce quasi eterea. Menzione speciale per Cia Berg, frontwoman degli svedesi Whale e voce in “Rumene” e “Broken Nails”.

Arriviamo al 2022 per ascoltare l’Ep “Sparkle”, pubblicato lo scorso 13 settembre dalla 2020 Editions. La grafica del CD è a firma di Chris Bigg (un’etichetta e una band di riferimento: 4AD e Pixies). La formazione torna quella originaria.

Nelle quattro tracce cantate in inglese ci sono tutti i tratti a cavallo fra alt-rock, indie-rock, new-wave e dintorni. La chitarra arpeggia scintillante (“In your eyes”) e si spalanca in aperture trionfali e desertiche. La voce soffice e impastata disegna melodie arcuate e la sezione ritmica è solida.

Il basso è acuminato, la batteria si tende a seguire l’andamento di ballad come“Butter” per poi passare a episodi più ballabili – l’incedere editorsiano di “Perfect dolly”, cui è affidata la chiusura dell’album, ne è rappresentazione eloquente.

Se dovessimo catalogare “Spakle” i primi nomi da citare sarebbero Siouxsie and the Banshees, Cure e PIL immersi in certi paesaggi ‘90s. Per fortuna non esistono cataloghi del genere e si può affermare che gli Antennah sono ritornati con la loro voce in un Ep che rappresenta quasi una sintesi dei due episodi precedenti: l’attenzione certosina alla creazione di ambienti sonori unita alla dirompenza del connubio ritmico.

Gli Antennah presenteranno “Sparkle” il 1° ottobre al Cueva Rock di Quartucciu (CA). “Per l’occasione – scrivono – è stato messo a punto un “live” elettrico denso di chiaroscuri che prevede l’esecuzione del nuovo materiale e dei brani storici della band in un percorso emozionale intriso di inquietudine, gioia e romanticismo”.

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