“Canzoni di Mari”, musica senza tempo nell’album di debutto di Federico Marras Perantoni

Il nuovo lavoro del cantautore turritano è tutto ciò di cui la musica sarda contemporanea ha bisogno

Canzoni di Mari - Federico Marras Perantoni

Canzoni di Mari - Federico Marras Perantoni

Una nave nel mezzo di una tempesta, l’odore del maestrale e la salsedine che viene fuori dalle mareggiate che si infrangono sugli scogli.

Il disco di debutto di Federico Marras Perantoni è una vera e propria perla nascosta in un galeone che naviga nelle acque del Golfo dell’Asinara.

Già vincitore del premio per il miglior testo al “Premio Andrea Parodinel 2019, e del festival della canzone sassarese “Cantu eu purunel 2020 con la canzone “Dimmi, Dimmi”, quest’ultima contenuta nell’album, il cantautore turritano debutta nella scena con un’importante opera, quasi romanzata, che si colloca tra la tradizione e l’innovazione.

È un concept album di “vocazione piratesca con i testi delle canzoni in sardo nella variante turritana”, ci tiene a precisare lui.

La passione per la nostra terra, quasi carnale, è senza dubbio la colonna portante del progetto, che non solo racconta storie e leggende mediterranee ma denota un minuzioso lavoro di ricerca culturale sulle nostre radici.

I lavori del disco sono iniziati nel 2020 e sono finiti nella primavera del 2021, e dopo un’estate passata a far ascoltare l’album ad amici e colleghi, il disco vede la luce nel giorno del solstizio d’inverno.

Il disco si presenta in dieci canzoni, con il magistrale arrangiamento dei fidatissimi Alessandro Zolo, Giancarlo Murranca e Maurizio Pulina.

Oltre ai già citati, il progetto è stato suonato e registrato da un’intera ciurma di musicisti, circa una dozzina, in vari studi di registrazione tra Quartu Sant’Elena e Sassari.

L’intera parte strumentale del disco si sposa magistralmente con le parole del cantautore, creando un connubio perfetto in grado di valorizzare le liriche.

Come ci racconta lo stesso Marras, la scelta della lingua sarda nella sua variante turritana (nord-est della Sardegna), è dovuta non solo ad un bisogno di raccontare al meglio le sue storie, ma vi è anche l’idea di porsi al di fuori di quelle che sono le più comuni logiche di espressione delle liriche cantautoriali, e di trovare un modo nuovo per raccontare e raccontarsi, senza perdere però di vista le proprie radici.

Le liriche del disco, infatti, sono pregne di folklorismo, senza mai scadere però, nel provincialismo più effimero.

Vengono raccontati, lungo tutte le canzoni del disco, storie, personaggi e leggende caratteristiche del territorio, miscelati con l’ironia e le abitudini gaudenti e festaiole che sono intrinseche e innate nella cultura popolare sarda.

Non manca la passione tra le tracce del disco, la già citata “Dimmi, dimmi” è un intenso racconto d’amore, vissuto nella sofferenza e nell’incertezza verso il futuro.

È difficile trovare riferimenti musicali, anche perché il disco, a livello di suoni, non guarda solo al territorio geograficamente più vicino a noi, ma ha una sua dimensione nazionale e internazionale”, continua Marras.

L’opera non è infatti facilmente etichettabile con un genere musicale, soprattutto se si prende come riferimento la scena italiana attuale, ma risulta comunque fresco, alla portata di tutti e con un’anima da world music.

Il cantautore ci racconta anche di come abbia voluto creare una vera e propria squadra attorno a questo progetto, dalla distribuzione, affidata a Tronos Digital, alla comunicazione affidata all’agenzia “Retro d’Arte” fino alle incisioni sulle chiavette USB, in vendita insieme al disco, realizzate dal fumettista Luca Maiorani.

L’intero album è infatti disponibile non solo sulle varie piattaforme di streaming, ma anche in versione fisica in CD o in chiavetta USB, quest’ultima che contiene tutte le tracce del disco in alta qualità.

Menzione d’onore per l’interpretazione delle canzoni, aiutata senza dubbio dal teatro e della recitazione che fanno parte del background del cantautore, che riporta alla mente le versioni più teatrali di Enzo Jannacci o di Giorgio Gaber, o in alcune tracce al più popolare modo di interpretare di Giovanni Lindo Ferretti.

E se queste sono le premesse, non vediamo l’ora di vedere quest’opera suonata dal vivo.

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