L’amore insegna, cura, azzera e regala. Il rock evolve, risuona, dà schiaffi e carezze.
Ce lo racconta bene il primo progetto solista di Alessandro Azara Non eri qui, rilasciato nel giugno 2019. Palaese, classe 1973, imbraccia la chitarra a diciott’anni per non lasciarla più: passione che lo porterà a collaborare con vari artisti fino ad impegnarsi nel progetto tributo a Rino Gaetano che porta avanti dal 2011 con all’attivo più di cinquecento concerti.
Formatosi tra il cantautorato di De André e il rock dei CSI (nel ’94 fu letteralmente folgorato dall’album In quiete) passando per Nick Cave, in questo album Alessandro non dimentica da dove viene e ci presenta nove delicate ballads dalle atmosfere cupe, in cui musica e parole si dispiegano lungo le emozioni fino ad arrivare a rabbiosi sfoghi strumentali. E seppur a tratti non sia difficile ritrovarvi anche rimandi al rock italiano di Renga, Mango, Negrita, questo album è comunque figlio di quel filone Indie che si rivela ancora il più appropriato per raccontare il disagio dei nostri tempi.
Il lavoro di Azara è intimo, quasi autobiografico, un atto dovuto per chiudere un capitolo della propria vita e andare avanti nel proprio percorso. La prima traccia, che titola l’album, rappresenta un momento di sofferenza in cui tuttavia permane la speranza di riuscire a farcela, e la speranza è una delle lenti attraverso cui si può accogliere il disco nella sua interezza: una cronaca delle difficoltà profonde connesse ai legami umani (dell’individuo relato alla società, alla coppia, alle scelte, al tempo che passa, alle dipendenze) che però non preclude una loro risoluzione, o almeno sottintende aperture possibili che sì purtroppo non tutti seguono, ma che comunque esistono. Dice l’autore: “Non eri qui è un punto di vista personale, la ricerca di una luce, di una redenzione, di un appiglio al quale aggrapparsi per non sprofondare nello stesso baratro oscuro che ha inghiottito la nostra epoca, un conflitto interiore che culmina in una disperata preghiera protesa verso un qualcosa di irraggiungibile, quello che, proprio quando la speranza sta per spegnersi, accade.”
Per strutturare le musiche Alessandro ha goduto dell’apporto di un ensamble musicale di tutto rispetto (Paolo Erre, Marco Camedda, Massimo Cossu, Uccio Soro, Giovanni Pinna, Paolo Zannin, e l’ingegnere audio Alberto Erre) con cui ha costruito vere e proprie labirintiche ambientazioni sonore dalle quali si evade ristorati da assoli di sonorità dirette e senza fronzoli.
Per restare aggiornati sui live e l’uscita del primo videoclip riportiamo alle piattaforme Facebook @alessandroazaramusic e Instagram @alessandro_azara, mentre l’album è disponibile su Spotify, Amazon, YouTube o in copia fisica: opzione che i nostalgici apprezzano parecchio. Ben fatto!