Maria Vincenza Cabizza: la compositrice divergente convince la Biennale di Venezia

Maria Vincenza Cabizza

“Dove le parole non arrivano, la musica parla.”

Ludwig van Beethoven

Difficile definire cosa sia la musica contemporanea. Fortuna aver incontrato Maria Vincenza Cabizza, sassarese, studentessa al Conservatorio di Milano e vincitrice (con altri sette, lei unica italiana) della selezione “Biennale College – sezione Musica” di Venezia per una composizione su commissione, con cui abbiamo provato a vederci più chiaro.

«Il mio progetto di ricerca è lo studio di un metodo per la curatela, l’organizzazione del primo approccio e la divulgazione della musica contemporanea in Italia. Presenterò una pubblicazione che riassume la “teoria della macchia gialla”: non importa il genere, lo strumento o la situazione in cui è proposta, importa se quella musica ha cambiato qualcosa nella tua vita.» Opinione di Maria Vincenza è infatti che il compositore si debba riappropriare del suo ruolo originario catartico, facendo sì che la sua musica permetta un’evoluzione in chi ascolta, imprima un cambiamento profondo.

E nella sua vita qualcosa è cambiato quando ha deciso di non seguire ciecamente la corrente, difendendo e abbracciando un tipo di musica dalla fruizione sicuramente non immediata, ma grazie alla quale sente di esprimersi senza difficoltà: «Suonavo il violino in un’orchestra giovanile, ci venne chiesto di lavorare sulle musiche di Luigi Nono (n.d.a. compositore del Novecento, anticapitalista, innovatore): con quella musica era come se fossi davvero libera. L’idillio finì quando i miei colleghi la denigrarono ed io li seguii per non sentirmi esclusa. Però pensavo “Tu non pensi questo!”. Da quella volta ho sempre detto “no, non sono d’accordo”. Non sono d’accordo ad una chiusura verso il nuovo. Do un consiglio ai musicisti: lottate per andare a fondo ai vostri sentimenti, non accontentatevi. Abbiate il coraggio di vedere oltre un insieme di note senza senso.»

Cosa puoi dirci della commissione vinta?
È per un pezzo a cappella, eseguito dal Neue Vocalsolisten Ensemble di Stoccarda, Leone d’Argento di quest’anno, e parla del suono delle popolazioni che lottano per la sopravvivenza (Uiguri in Cina, Mapuche in Cile, Rohingya in Birmania). Quando un popolo scompare, prima scompaiono i loro suoni, la loro lingua: in The difference between being and staying i cantanti sono disposti uno dietro l’altro, centro palco. Il testo è un collage di articoli di giornale riguardanti quei popoli: mentre il basso canta, gli altri quattro producono un “riverbero” che si modifica, i testi subiscono una frammentazione frasale che causa l’illusione di una comprensione sfuggevole, un’apparente mutazione del significato.

Quello della giovane compositrice non è dunque un approccio da accademica, lontana dalla vita e dal mondo, ma anzi, con la sua musica Maria Vincenza Cabizza porta alla luce problematiche sociali attuali e di importante rilievo.

Exit mobile version