Premio Mario Cervo: world music e linguaggi che guardano “oltre”

Ibridazione e ricerca musicale protagoniste della nuova edizione dello storico concorso

Il Premio e l'Archivio Mario Cervo

Il Premio e l'Archivio Mario Cervo

Non c’è dubbio che l’olbiese Mario Cervo e il suo storico archivio rappresentino una fetta di memoria storica e artistica di inestimabile valore per la Sardegna. Da grande appassionato di musica Mario Cervo iniziò nella seconda metà del secolo scorso a mettere insieme i pezzi di una collezione che sarebbe diventata di fondamentale importanza per la Sardegna. Vinili, audiocassette e libri sono solo alcuni dei pezzi di quello sterminato mosaico che è la casa-museo del collezionista sardo immersa tanto nei canti a tenore quanto nella lirica e nel rock and roll. Dopo la scomparsa di Mario Cervo, avvenuta nel 1997, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico e Paolo Angeli hanno lavorato a una puntuale archiviazione del materiale ricavando più di 3000 schede informative e la digitalizzazione di 6900 pezzi.

Il Premio Mario Cervo viene istituito nel 2015: come scritto dall’associazione culturale omonima, esso si prefigge «l’obiettivo di valorizzare il lavoro di chi, attraverso la realizzazione di un prodotto discografico, promuove il patrimonio culturale sardo». A oggi per poter concorrere è indispensabile aver pubblicato il proprio lavoro in formato fisico. Nel corso delle varie edizioni ad aggiudicarsi il premio sono stati artisti del calibro di Andrea Andrillo, Luigi Frassetto, Elva Lutza e tanti altri.

Il 2022 ha premiato Federico Marras Perantoni, Safir Nou, Sonos in Cumpanzia, Gigi Marras, Franca Masu e Roundella. Il premio per il disco storico è stato assegnato a “Paradiso in Re”di Maria Carta (RCA, 1971). La consegna dei premi si è svolta il 5 luglio al Parco Mario Cervo di Olbia.

In giuria il nume tutelare del giornalismo musicale sardo Giacomo Serreli insieme a Marco Mulas (direttore scientifico ISRE), ai giornalisti Paolo Mastino (Rai) e Simone La Croce (Sa Scena), alla speaker radiofonica Rita Nurra (Radio Olbia Web) e al musicista e associato all’Archivio Nico Mu. A coordinare il lavoro dei giurati è stato lo speaker e presentatore Tommy Rossi.

La cifra stilistica preminente dei dischi vincitori è l’ibridazione fra generi, linguaggi e mondi.

Liminal” di Safir Nou (creatura dalle mille teste nata dalla mente di Antonio Firinu) è un doppio album corale che congiunge intuizioni post-rock e minimal con echi di ciò che definiremmo per semplicità world music – il tutto pervaso da una palpabile malinconia che viaggia su chitarra acustica e archi. Le ritmiche si fanno spezzate, sincopate, ballabili, imprevedibili e al tempo stesso accoglienti. Dodici tracce all’insegna della ricerca e dell’eleganza.

Roundella è l’ensemble di Francesca Corrias, Mauro Laconi, Filippo Mundula e Gianrico Manca. L’album “Mind the loop of mind” tesse una tela poliglotta di andamenti afro-beat e jazz che guardano ora a una certa psichedelia 60’s, ora certe asperità funk. Aggiungiamoci un’attitudine vocale che si muove nelle morbide zone del soul e avremo, come direbbe qualcuno, tutto il necessario.

Federico Marras Perantoni con “Canzoni di Mari veleggia fra le trame di un songwriting corsaro in lingua turritana. Raucedini e urla, filastrocche sussurrate, percussioni tribali innestate su melodie dal retrogusto arabeggiante. Ci si possono sentire echi di “Creuza de mä” e Capossela, cromatismi, tempi trascinati e tirati avanti. Un mondo raccontato in poco meno di mezz’ora.

I “Gargarismi” di Gigi Marras sono scioglilingua caustici e introspettivi in seno al grande contenitore del cantautorato italiano. Arpeggi di chitarra sorreggono discendenze del Daniele Silvestri più unplugged, cadenze in levare del primo De Andre’ e citazioni dantesche. Qua e là emerge un gusto per la melodia che rimanda a Branduardi. Destrezza calligrafica per un saliscendi emotivo e intimo.

L’artwork di Cordemar” di Franca Masu ricorda Rock Bottom di Robert Wyatt, ma siamo in tutt’altro panorama sonoro. La musicista e cantante di Alghero racconta dieci tracce equamente suddivise fra inediti e rivisitazioni della tradizione isolana e di grandi autori italiani e d’oltremare (Bruno Lauzi e Roberto Carlos per citarne due). Le trame sonore guardano alla grande tradizione della musica mediterranea, dalla Sardegna alla penisola iberica. Un viaggio raffinato in terre (s)conosciute, parafrasando “Ti ruberò”.

Affonda le radici nella musica popolare sarda l’album dei Sonos in cumpanzia. “Mai solu” è nelle parole di Giacomo Serreli «un invito al ballo». Buona parte delle tracce sono composte su ritmi che riprendono la dimensione coreutica isolana, dal passu torrau al dillu passando per episodi più distesi come la title track che, posta in apertura, funge quasi da intro all’intero disco. Le maestranze artistiche sono di Franco Corrias, Gianni Sagheddu e Pietro Tanda.

Il Premio Mario Cervo si conferma per l’ennesima volta catalizzatore di cultura e arte ad alti livelli. Tale e tanta è la carne sul fuoco che l’unico consiglio è di ascoltare, ascoltare e ascoltare. Con la curiosità di immaginare quali saranno i dischi e gli artisti che fra un anno saliranno sul palco del Parco Mario Cervo di Olbia.

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