Con “Joni” Rossana Casale rivisita Joni Mitchell tra le linee del jazz

La cantante italiana si racconta a pochi giorni dall’uscita del suo tributo a Joni Mitchell: “una grande ispiratrice della mia vita”

Rossana Casale e “JONI”. ? Viviana Falcioni

Il nuovo Lp di Rossana Casale, pubblicato il 4 Novembre, si intitola semplicemente “Joni”. Ed è qualcosa di più di un semplice tributo all’iconica Joni Mitchell. Ne abbiamo discusso in una lunga intervista dove si è parlato di musica, vita, passato, presente e futuro. Rossana Casale non ha bisogno di presentazioni: è una grande professionista della musica italiana. Da ogni minuto della chiacchierata con lei trapelano l’esperienza e la sensibilità di una grande artista e l’emozione e il profondo rispetto con cui la cantante italiana si è accostata a un mostro sacro della popular music come Joni Mitchell.

«Ho voluto fare un lavoro rispettoso di Joni Mitchell, cercando però di portarla nel mio mondo. Anche perché non avrebbe avuto senso fare un copia e incolla, lei esiste già». Il ponte per condurre Joni Mitchell a Rossana Casale è stato il jazz. Nelle quattordici tracce dell’album si spazia in una tavolozza armonica molto ampia. Ci sono le atmosfere intime di “Song to a seagull”, con la sua delicata tensione pianistica; c’è il “Blue medley”, costruito su arpeggi di chitarra acustica; ci sono episodi più ricchi di groove come la rivisitazione di “Woodstock” o lo spoken word di “The Jungle Line”. A chiudere il disco, l’inedito “In and out of lines”,dedicata dalla Casale a Joni Mitchell. «Nello scriverla ho immaginato lei scrivere, e l’ho immaginata fare il lavoro che faccio io: guardare queste linee di parole che diventano come onde del mare in cui infilarsi per cercare le proprie verità, le cose da raccontare, anche le cose inespresse, anche gli amori più nascosti. A volte si vuol stare dentro le righe e a volte fuori, a volte ci si vuol nascondere e a volte si vuole dire quanto più possibile. Poi l’ascoltatore farà di quello che tu hai scritto quello che vuole».

I brani hanno avuto una gestazione estemporanea e peculiare. «Abbiamo dovuto preparare gli arrangiamenti molto velocemente. Con la band avevamo in programma tutt’altro, dovevamo preparare un inedito. Io mi sono presentata a loro con questo nuovo progetto che era nato in me di colpo, durante la preparazione di un saggio con dei miei allievi in cui avremmo fatto un tributo a Joni Mitchell».

Parte della formula è stata certamente l’alchimia fra Rossana Casale e la sua band, con cui suona insieme da diversi anni: Emiliano Begni al pianoforte, Francesco Consaga a sax soprano e flauto traverso, Ermanno Dodaro al contrabbasso e Gino Cardamone alla chitarra. «Ci siamo emozionati durante le sessioni di registrazioni. Abbiamo condiviso tutto, abbiamo riso e anche pianto. “Both Sides Now” è stato un “buona la prima”. Era una prova, ma quando l’abbiamo finita e ci siamo guardati… eravamo tutti commossi e abbiamo deciso di tenerla. È stato un momento magico».

E a proposito di momenti magici, c’è anche il tempo per parlare dell’esibizione di Joni Mitchell al Newport Folk Festival 2022. «Io nello stesso periodo stavo registrando questo disco. — racconta Casale — E lei ricompare così, sul palco, dopo vent’anni. Con una bravura… sembrava un capo indiano alla guida di quel meraviglioso carro. Mi ha molto colpito questa coincidenza».

Rossana ricorda quando da bambina prendeva la chitarra di sua sorella e iniziava a metterci su le mani senza saperla suonare. Erano gli anni ‘70, anno più anno meno, e fra i tanti dischi che giravano in casa c’erano anche quelli di Joni Mitchell — “Blue” e “Ladies of the canyon” in primis (non a caso molti dei brani di “Joni” sono tratti da quel periodo). «La mia vita e quella di Joni Mitchell si sono incrociate in quegli anni. Ricordo che rimasi molto colpita da lei, dalla sua voce, da quei testi così poetici da scoprire, come se fossero delle terre misteriose da scoprire. Ho anche ascoltato tantissime volte i dischi del suo periodo jazz con Pat Metheny, Charles Mingus, ma quando ho dovuto scegliere i brani da mettere in questa scaletta ho pensato di legarmi di più a me stessa».

Canzoni come terre misteriose, ma anche come “astronavi che portano su altri pianeti”. «Ero in quell’età in cui senti che nessuno ti capisce. Io mi sentivo veramente lontana dai miei coetanei, loro parlavano di cose che non capivo e di cui non mi fregava niente. E quando io parlavo delle mie sensazioni, dei miei sogni, di quello che volevo insomma, loro mi guardavano come… non voglio dire una scema, ma ecco, quantomeno una un po’ strana. Io avevo questa chitarra che mi ha permesso di stare con loro, di cantare le canzoni, di essere anche un po’ il loro jukebox. Ecco: la musica è stata davvero un’astronave per me, mi ha portata via dalla realtà — da quella realtà che non mi piaceva, dalla mia difficoltà di socializzare. E devo ringraziare la musica perché mi ha davvero salvato la vita. Io non so che fine avrei fatto, probabilmente sarei finita drogata o chissà dove. Questa distanza fra me e il mondo era fortissima in quel momento». Ma anche la musica è forte. Forse è la cosa più forte di tutte.

Rossana Casale sarà in tour per promuovere “Joni”, la prima data domenica 17 novembre al Festival Jazz di Padova. «Voglio portare avanti questo lavoro per due anni. Me lo porto dietro pian piano, come un libro. E poi vedremo cosa fare della mia vita».

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