Dalla camera dei giochi al grande schermo: storia di Barbie, la bambola che ha rivoluzionato il mondo dei giocattoli

Al cinema il film che ne sancisce la sua definitiva consacrazione, ma l’avventura dell’iconica bambola comincia oltre 60 anni fa nella cameretta di una bambina che giocava a essere adulta

Margot Robbie e Ryan Gosling alla prima mondiale di Barbie a Los Angeles. 📷 Jean Nelson

Margot Robbie e Ryan Gosling alla prima mondiale di Barbie a Los Angeles. 📷 Jean Nelson

È uno dei film più attesi del 2023 e irrompe al cinema con un’esplosione di colore che lascia pochi dubbi sulla natura vivace e modaiola della protagonista, approdata per la prima volta sul grande schermo in versione live action: “Barbie”, scritto e diretto da Greta Gerwig (“Lady Bird”, “Piccole Donne”), nelle sale dal 20 luglio, vede Margot Robbie e Ryan Gosling nel ruolo, rispettivamente, di Barbie e del suo amico Ken, le famose bambole create dall’azienda statunitense Mattel nel 1959; finora sono emersi ben pochi dettagli riguardo la trama, che vede i personaggi principali condurre una vita apparentemente perfetta a Barbieland, mondo dalle tinte rosa shocking in cui preoccupazioni e paure, infelicità e difetti paiono non trovare spazio.

Sarà proprio Barbie a incrinare la meravigliosa illusione che regna nel suo universo, cominciando a porsi delle “strane” domande esistenziali e venendo giudicata inadatta a un sistema di vita in cui bruciare per sbaglio una pietanza in preparazione è imperdonabile: insieme al suo fidato amico Ken, dunque, Barbie viene catapultata nel mondo reale per scoprire il vero significato di “bellezza” e “felicità”, che raramente, e inaspettatamente, coincidono con quello di “perfezione”.

Se il film, che vede nel folto cast America Ferrera, Kate McKinnon e Will Ferrell e registra la partecipazione di Helen Mirren come voce narrantee della cantante Dua Lipa come Barbie Sirena (interprete della canzone “Dance the Night“ nella colonna sonora), promette di sviluppare con ironia una serie di tematiche di grande attualità, legate ai canoni della bellezza femminile e all’inclusività, la storia di questo mitico giocattolo racconta l’evoluzione della società dalla seconda metà del ‘900 a oggi, in particolare per quel che riguarda il ruolo della donna, il suo modo di guardare a se stessa e di proiettarsi dall’infanzia all’età adulta.

L’epopea di questa longeva compagna di giochi comincia infatti nella cameretta della piccola Barbara Handler alla fine degli anni ’50: la bambina si sta divertendo a inventare delle storie con delle bamboline di carta, ma attribuisce ai personaggi ritagliati dei ruoli e dei comportamenti da adulti; sua madre Ruth resta alquanto stupita da ciò che ascolta mentre Barbara gioca: all’epoca, infatti, le bambole rappresentano neonati o bambine, che però, nella finzione del gioco, diventano giovani adulte. Da questa semplice osservazione, Ruth Handler trae un’idea rivoluzionaria per i tempi, ovvero quella di una bambola con le fattezze di una donna adulta, e ne propone la produzione a suo marito Elliot, co-fondatore della casa produttrice di giocattoli Mattel insieme a Harold “Matt” Matson (dalle iniziali dei fondatori deriva il nome dell’azienda); l’intuizione di Ruth non viene colta immediatamente, ma dopo la scoperta di un prodotto simile, “Bild Lilli”, in Germania, la donna lavora a un prototipo insieme all’ingegnere Jack Ryan.

Il 9 marzo del 1959 viene immessa sul mercato la prima Barbie, dal nome della piccola Barbara Handler: pelle diafana, capelli neri ordinatamente acconciati con una coda e costume da bagno zebrato, la bambola diventa ben presto un successo mondiale, in particolare nella successiva versione con i capelli biondi, consentendo per altro a Ruth Handler di scalare i vertici dell’azienda e, negli anni, di assumerne la presidenza. Con la notorietà, si rende necessario “scrivere” la storia di Barbie: il suo nome completo è Barbara Millicent Roberts, è nata a Willows, in Wisconsin, e ha numerose sorelle, le più famose delle quali sono Skipper e Shelly; ben presto Barbie ingaggia un fidanzamento pressoché eterno con Ken -dal nome di Kenneth Handler, fratello di Barbara-, muscoloso connazionale dal contegno integerrimo, e si circonda di amici, come Midge e suo marito Alan, la Heart Family -Todd, Tracy e i loro gemellini- e, tra i tanti sodali appartenenti a etnie diverse, la messicana Teresa e gli afroamericani Christie e Steven.

Il successo di Barbie tocca il suo apice nel 1992, quando la Totally Hair Barbie con i capelli acconciabili lunghi fino ai piedi, raggiunge un numero di vendite finora ancora insuperato: a spiegare il trionfo di questo giocattolo rivoluzionario concorrono, senza dubbio, numerosi fattori, dalla strategia di marketing fondata principalmente sui passaggi televisivi, all’attenzione per i dettagli che caratterizza i look della bambola -trucco, acconciature, vestiti e accessori-, sempre attenti all’evolversi della moda; è, tuttavia, l’infinita varietà di situazioni in cui la bambola viene calata a decretarne la fortuna: quante tipologie di Barbie esistono? Si potrebbe dire, una per ogni genere di sogno che le bambine degli ultimi 60 anni sono state in grado di immaginare e realizzare, dalla rocker alla dottoressa, dall’attrice alla giornalista, dalla campionessa sportiva alla professoressa.

La storia della bambola non è priva di inciampi: a lungo Barbie è stata criticata come modello fisico inarrivabile per bambine e giovani donne, potenzialmente frustrate da tanta scultorea perfezione: negli anni Duemila il corpo della bambola è stato “normalizzato” -vita e fianchi più larghi, seno meno prorompente- e sono state prodotte tipologie di Barbie sempre più varie e inclusive, con una particolare attenzione rivolta al racconto delle diverse abilità che rendono unici e speciali chi le abita. Così Barbie, e la Mattel, hanno superato i momenti di crisi, interpretando negli anni le mutate esigenze, le aspettative verso il futuro e i sogni delle bambine e, finalmente, dei bambini, liberi di amarla senza essere gravati dal peso del pregiudizio di genere.

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