Arriva a Cagliari con un trolley carico di visori Oculus, il regista e direttore della fotografia Emilio Della Chiesa: “Sono stati acquistati un anno fa”, ci racconta mentre li predispone per la visione del film “Giotto oltre i confini” nella sala del Centro Internazionale del Fumetto dedicata a Aurelio Galleppini, “e sono già obsoleti” aggiunge, lasciandoci intendere che la tecnologia alla base degli strumenti con cui apparentemente sta giocando e che consente ai fruitori di vivere esperienze immersive di straordinaria qualità, progredisce con impressionante velocità. L’utilizzo del verbo “giocare” non è casuale, perché i visori rimandano immediatamente al mondo dei games e sono la spia di un’evoluzione dell’idea di narrazione in ambiti differenti della cultura, dal cinema alla storia dell’arte, per esempio, in senso transmediale.
L’interesse di Emilio Della Chiesa per la tecnologia VR è relativamente recente; la carriera nel mondo del cinema, infatti, comincia con i documentari musicali, mentre la sua formazione professionale avviene con i più grandi registi della fotografia, come Giuseppe Rotunno e Vittorio Storaro, e prosegue presso la scuola di Ermanno Olmi, dove Della Chiesa lavora, prima come assistente, poi come operatore e infine come direttore della fotografia, per 12 anni. Proiezionista per oltre 30 anni alla Mostra del Cinema di Venezia, ha realizzato la fotografia di diversi documentari, cortometraggi e lungometraggi, tra cui “Su Re” di Giovanni Columbu (2012).
Il Festival di cui è direttore artistico, RiFF – River Film Festival organizzato dall’Associazione Culturale Researching Movie, ha contribuito in maniera decisiva alla riqualificazione della zona del Portello, a Padova; proprio nell’ambito delle attività dell’associazione è nato il progetto “River College Virtual Reality”, un percorso triennale sviluppatosi tra il 2017 e il 2020 e strutturato in tre interventi, -formativo, produttivo e divulgativo- finalizzati alla realizzazione di un prodotto multimediale in VR che valorizzasse il patrimonio artistico del territorio: il risultato del progetto è il film “Giotto oltre i confini”, che consente agli spettatori una visita virtuale nella Cappella degli Scrovegni attraverso i visori Oculus.
La realtà virtuale permette ai fruitori un’esperienza immersiva: siamo abituati a collegare questa tecnologia ai videogiochi e, più recentemente, al Metaverso; quali sono i vantaggi della tecnologia VR nell’ambito del recupero e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale di un territorio?
Per comprendere i vantaggi, basta pensare agli innumerevoli siti di interesse storico in cui è vietato l’accesso al pubblico per le ragioni più svariate; la Virtual Reality ci permette di effettuare riproduzioni a 360°, del tutto fedeli agli originali, di patrimoni culturali che altrimenti andrebbero persi o che sono poco noti e valorizzati. Queste riproduzioni possono essere fruite attraverso media e piattaforme differenti attraverso i visori, trasformandosi così in vere e proprie “esperienze”; il beneficio, per i territori e per le differenti realtà coinvolte in questi progetti, è evidente. Gli ambiti di applicazione sono innumerevoli: pioniere della realtà virtuale in ambito ambientalista, per esempio, è stato l’ex vicepresidente americano Al Gore, con il documentario “Melting Ice”, girato a 360° in Groenlandia, in cui si raccontano le conseguenze dei cambiamenti climatici con una modalità estremamente efficace e coinvolgente.
Quali sono le ragioni per cui è stato scelto proprio Giotto, con i suoi affreschi nella Cappella degli Scrovegni, come protagonista del prodotto multimediale in VR esito del progetto River College Virtual Reality?
La realtà virtuale offre incredibili opportunità, ma occorre anche scegliere le giuste storie da raccontare. Quando Giotto, nei primi anni del XIV secolo, dipinge la Cappella degli Scrovegni, compie una vera e propria rivoluzione: ispirato dalle dottrine agostiniane di Alberto da Padova, realizza una narrazione degli episodi biblici della vita di Cristo fluida, dinamica, in cui non c’è un unico percorso da seguire, ma innumerevoli punti d’osservazione e scoperta e in cui, rispetto alla ieraticità dell’arte bizantina, traspaiono le emozioni dei protagonisti. Nella Cappella, dunque, Giotto propone un nuovo modo di concepire la rappresentazione visiva, così come, al giorno d’oggi, fanno i professionisti coinvolti nella realizzazione dei prodotti in Virtual Reality; il soggetto di Antonio Zanella e la sceneggiatura di Giuliano Pisani hanno conferito al film la profondità narrativa necessaria a raccontare l’importanza e la modernità di questo capolavoro dell’arte italiana, insieme a una storia che richiama temi attuali, come i fenomeni migratori. Allo stesso modo, il volto e l’espressività dell’attore sardo Fiorenzo Mattu hanno regalato a Giotto il giusto mix tra pacatezza e determinazione: ebbene si, per trovare il nostro protagonista, siamo dovuti volare fino in Sardegna!
Puoi spiegarci il significato del titolo “Giotto oltre i confini”?
Il titolo si riferisce alla capacità di Giotto di rivoluzionare i canoni artistici vigenti nella sua epoca, con l’intento di avvicinare la storia di Gesù all’uomo comune, semplice, azzerando le distanze e rompendo, appunto, dei confini, sia simbolici che reali. Dopotutto, non potremmo definire Gesù come un profugo, in fuga fin dalla nascita e perennemente in cammino? Proprio per questo motivo, la bottega di Giotto, altra importante location del film oltre alla Cappella degli Scrovegni, si trasforma nella grotta di Betlemme e accogli due profughi, con una giovane madre che partorisce in una notte tempestosa, mentre nel cielo compaiono alcuni tra i più famosi affreschi dell’artista toscano.
“Giotto oltre i confini” è stato realizzato con tenacia durante la pandemia e ha viaggiato per il mondo, partecipando a numerosi festival e collezionando premi, dal Canada al Bhutan, passando per l’Australia; c’è già in cantiere un nuovo progetto in Virtual Reality?
Si, si tratta di un progetto ancora alle fasi iniziali, che intende coinvolgere in maniera interattiva, oltre che immersiva, i fruitori; ciascuno potrà compiere scelte diverse all’interno della narrazione e costruire il proprio percorso, partecipando a un gioco didattico che si snodi tra metaverso e reale ambientazione della vicenda. Non tradiremo dunque la dimensione di recupero e valorizzazione dei beni culturali, cruciale per la nostra associazione, che riguarderà anche in questo caso un edificio storico di Padova, ancora una volta impreziosito da un ciclo di affreschi di Giotto.
Non resta dunque che indossare il visore e attendere una nuova storia in cui immergersi, proprio come ha fatto il pubblico di Cagliari con la poetica trasposizione della storia della Cappella degli Scrovegni, oltre i confini della storia dell’arte.