Sabato 1° febbraio a Sassari presso il circolo il Raggio d’oro la prima presentazione del nuovo libro di Nello Rubattu “Racconti di cucina – Diciassette piatti che non hanno mai visto un editor”, pubblicato dalla Ludo edizioni.
“I racconti si possono mangiare”. La scritta era riportata nel menu offerto ai clienti di un ristorante francese dalle parti di Aix-en-Provence. Il titolare del ristorante mi diceva che quella frase fu pronunciata da un poeta provenzale del 1200, in risposta ad un nobilotto che lo invitava al matrimonio della figlia. Lui avrebbe dovuto recitare i suoi versi e loro mangiare. Ma il vecchio bardo non era d’accordo e non voleva stare a bocca asciutta mentre si banchettava.
Il cibo ama il racconto, soprattutto lo suscita. I racconti che formano il libro sono da una parte appunti che accompagnano la preparazione di un piatto, dall’altra finiscono per condire i piatti mentre si gustano.
Stare a tavola invita a parlare, crea l’atmosfera adatta. Se non ci fossero i racconti, l’atto del mangiare sarebbe la cosa più noiosa di questa terra.
Una delle funzioni del cibo sta nel disporre i racconti in bell’ordine. Il luogo in cui vengono consumati diventa lo spazio teatrale per comunicarli.
“Gli esseri umani raccontano da sempre ciò che mangiano. Hanno cominciato con il racconto di Eva che offre ad Adamo la mela e da quel momento in poi non si sono più fermati”, ricordava nelle sue lezioni Piero Camporesi, uno dei massimi studiosi italiani di storia dell’alimentazione.
“Racconti di cucina” di Nello Rubattu, come ricorda il titolo, è un libro di racconti suscitati dai cibi. In ognuno di loro sono presenti non solo le ricette dei piatti, ma ciò che li rende tali. Niente di più e niente di meno.