In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Comune di Sassari, in collaborazione con la cooperativa Porta Aperta Onlus che gestisce il Progetto Antiviolenza Aurora, ha diffuso i dati delle attività svolte nel 2020, con un focus in particolare sul periodo di lockdown.
Dall’inizio dell’anno sono arrivate al centro antiviolenza 108 segnalazioni da parte di donne vittime di violenza. Allo sportello autori di violenza si sono rivolti 9 uomini e all’interno della Casa protetta sono state accolte 8 donne e 7 minori.
Nel primo e secondo trimestre dell’anno 2020, quindi anche durante il lockdown nazionale, sono pervenute al centro antiviolenza 54 richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza e stalking. Nello stesso periodo dell’anno precedente si sono invece rilevate 79 richieste, con un calo del circa 30% delle richieste telefoniche di supporto.
Per quanto riguarda la casa di accoglienza, sono stati inseriti, nei primi sei mesi del 2020 3 donne e 3 minori, mentre nell’anno 2019 nel medesimo periodo sono state accolte 8 donne e 9 minori: anche in questo caso si rileva un calo di casi.
Sono invece pervenute allo sportello autori 7 richieste di aiuto, stesso dato rilevato nello stesso periodo dell’anno precedente.
L’accesso al centro antiviolenza e allo sportello autori è stato contingentato fino al 12 maggio e sono state consentite le consulenze in presenza solo nei casi di estrema urgenza e nel rispetto delle disposizioni nazionali.
Oggi le attività sono riprese a pieno regime. È possibile effettuare colloqui in presenza ma anche telefonicamente. Il servizio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e il martedì dalle 15 alle 18. È possibile lasciare un messaggio in segreteria per essere richiamati. Il Cav (centro antiviolenza) si trova in via dei Mille 61, a Sassari. È possibile chiamare i numeri 079210311, 800042248 o il numero verde nazionale 1522 oppure scrivere una mail a [email protected].
Durante il periodo di lockdown, oltre a garantire ascolto e sostegno psicologico alle nuove richieste, sostituendo i colloqui in presenza con colloqui telefonici e con le ospiti della casa in modalità skype, si è proseguito con le consulenze telefoniche con le donne già precedentemente in carico. «In una fase emergenziale garantire la continuità del rapporto terapeutico è stato molto importante, nonostante la diversa modalità» spiegano dalla cooperativa Porta Aperta. «Il Covid-19 ha messo in evidenza un aspetto paradossale per le donne vittime di violenza, poiché l’ambiente domestico è diventato contemporaneamente prigione e rifugio – proseguono -. In particolare, per donne, insieme ai figli, per cui si è resa necessaria l’accoglienza, la casa di accoglienza ha garantito loro un contenimento, non solo per le paure e le angosce dovute alle violenze subite, ma anche per le paure dovute alla pandemia».
Durante l’anno in corso è stato possibile osservare due tendenze contrapposte. «In alcuni casi le donne nostre utenti raccontano di aver trascorso il periodo del lockdown insieme ai propri partner in modo apparentemente sereno in quanto l’impossibilità per la donna di uscire, in alcuni casi lavorare fuori dall’abitazione, frequentare quindi l’ambiente esterno ha annullato tutte quelle situazioni in cui l’uomo maltrattante sente di perdere il controllo sulla propria partner, situazioni che sono spesso il preludio degli agiti violenti – spiegano le operatrici del Progetto Aurora -. Ciò, non ha però annullato, la consapevolezza di molte donne che hanno compreso che si trattava di un’apparente tranquillità, interrotta dal ritorno alla normalità durante i mesi di maggio e giugno e in seguito durante l’estate».
«In altri casi la convivenza coercitiva ha invece esacerbato situazioni in cui gli agiti violenti da parte degli uomini maltrattanti sono divenuti quotidiani e la percezione di controllo e possesso non è “servita” a placare la tensione ma ha offerto all’uomo la possibilità di proiettare sulla donna le proprie frustrazioni agendo costantemente violenza psicologica, fisica, sessuale».
Il Progetto Antiviolenza Aurora nasce nel 2000 dalla volontà dei Comuni del distretto di Sassari (ex legge 285/97), con Sassari capofila, di creare un Centro Antiviolenza e una Casa di accoglienza per le donne vittime di violenza e i loro figli minori, rappresentando una delle prime iniziative pubbliche sul territorio nazionale, per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. I servizi e le attività svolte sono il centro antiviolenza (Cav), la casa di accoglienza, il servizio di consulenza per uomini autori di violenza e stalker e l’attività di informazione e sensibilizzazione.