Dimenticatevi le aule grigie e le mattinate tutte uguali: in Sardegna è arrivata la Scuola senza zaino! Di ispirazione montessoriana, questo tipo di didattica si fonda sui principi base di ospitalità, responsabilità e comunità, attraverso cui i bambini delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria apprendono venendo altamente responsabilizzati. Questi tre principi vengono messi in atto grazie alla riorganizzazione dello spazio di apprendimento – punto cardine del metodo – che da piatto assembramento di banchi pensato per un insegnamento a senso unico, diviene scenario di attività differenziate a misura di studente grazie ad arredi conformi, colorati, divisi in aree ben distinte funzionali ad ogni momento didattico.
Dieci gli istituti dell’Isola che negli ultimi anni hanno deciso di attivare alcune classi sperimentali con il grande entusiasmo di alunni, maestre e genitori: Cagliari, Quartu Sant’Elena, Villasor, Villaputzu, Sant’Antioco, Guspini, Arbus, e il più recente ed unico istituto del Capo di sopra, Perfugas, che da quest’anno fa parte della rete Scuola senza zaino e al quale ci siamo rivolti per avere un quadro completo del metodo in questione.
Dall’Istituto Comprensivo Satta-Fais ci risponde dunque Marina Pulina, che insieme a Monica Rama rappresenta i genitori delle classi dell’infanzia e che entra subito nel dettaglio per spiegarci una giornata tipo vissuta dai piccoli allievi:
“Il bambino viene accolto dalle maestre con un sorriso e una parola gentile (ospitalità) e dopo aver salutato i genitori entra in classe per mettere la presenza e la faccina del proprio stato d’animo sul cartellone; successivamente si svolgono le attività dell’appello con le varie registrazioni della giornata. A questo punto sceglie in autonomia l’attività didattica che si sente di fare (responsabilità); le aule sono divise in vari ambienti: la zona morbida, in cui può leggere o rilassarsi; la zona creativa con tutto ciò che può servire per disegnare, colorare e manipolare; la zona gioco, ricca di diversi arredi dove il gioco può essere organizzato oppure libero (le attività autonome sono svolte ovviamente sotto la supervisione delle maestre). Infine c’è un ambiente che si chiama agorà, con panche e pouf morbidissimi dove i bambini si riuniscono e parlano delle loro emozioni: raccontando storie imparano a confrontarsi coi più grandi mentre i più piccoli ascoltano interessati assimilando nuove parole, iniziando a fare parte di una comunità.”
La scuola dunque porta i bambini a conoscere se stessi mentre hanno esperienza diretta del mondo e della comunione sociale, per esempio osservando le varie fasi della crescita dal seme al frutto con la partecipazione al progetto “Orto a scuola” o preparando la recita scolastica di Natale di cui anche i genitori si sono sentiti parte fondamentale realizzando i costumi, o come per la “Fiera del dolce” in cui hanno preparato e distribuito torte buonissime insieme ai nonni.
La ridefinizione spaziale delle aule risulta fondamentale anche nelle classi della primaria, di cui ci dà testimonianza diretta la vicaria Maria Giovanna Pinna, insegnante di italiano in una delle due classi sperimentali. Il concetto di scuola senza zaino qui trova piena espressione: avendo delle aule perfettamente organizzate per aree tematiche e fornite di tutto il materiale necessario (libri, quaderni, materiali di cancelleria, tutto acquistato ad inizio anno con una quota una tantum e usati poi in condivisione) il bambino è finalmente liberato dal fardello dello zaino.
Oltre ad applicarsi sull’ordinario programma ministeriale, i bambini sono chiamati a partecipare attivamente alla costruzione manuale degli elementi di apprendimento, come, nel caso della prima classe, le lettere dell’alfabeto realizzate con materiali di riciclo o i cartelloni in cui vengono indicati i ruoli che gli scolari ricopriranno per tutta la settimana (ognuno ha infatti un compito, dal distribuire i quaderni all’essere il cerimoniere, colui che scandisce gli spostamenti e supervisiona al silenzio). Essendo un po’ più grandi, la zona dell’agorà viene utilizzata per attivare una didattica differenziata, dove piccoli gruppi di bambini si distribuiscono attorno ai tavoli e lavorano autonomamente in base al livello di preparazione: ogni giorno infatti i gruppi si dedicano alle attività dopo la spiegazione dell’insegnante (studio delle sillabe, costruzione delle frasi, lettura), la quale segue volta per volta il gruppo che incontra difficoltà.
Fautore del metodo è stato il Direttore dott. Giovanni Carmelo Marras, al quale si deve non solo l’avvicinamento dell’Istituto a questa rete ma soprattutto il progetto di raddoppiare le classi coinvolte nelle primarie e di includere già dal prossimo anno anche le secondarie. L’accesso alla rete è stato possibile grazie ai finanziamenti del progetto regionale Tutti a Iscol@ (programma triennale della Regione Sardegna che ha l’obiettivo di rafforzare il sistema scolastico, migliorare le competenze degli studenti e contrastare il fenomeno della dispersione) dirottati sull’acquisto di arredi adatti e conformi agli standard necessari.
Per eventuali contatti si riporta al sito ufficiale www.icperfugas.it, mentre per l’elenco nazionale delle scuole aderenti al circuito e maggiori informazioni sul modello si rimanda al sito scuolasenzazaino.org.
Sarebbe bello ripartire con una nuova didattica a misura di studente, che ne pensate?