Biennale dell’Architettura di Venezia: presentato il progetto sul recupero delle zone umide di Cagliari

Illustrato dal vice sindaco e assessore alla Pianificazione Strategica e Sviluppo urbanistico Giorgio Angius

Cagliari, Parco di Molentargius

Il Parco di Molentargius

Cagliari. Presentato dal vice sindaco e assessore alla Pianificazione strategica e dello sviluppo urbanistico Giorgio Angius, sabato 22 maggio alla 17° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia nel Padiglione italiano, quest’anno curato dall’architetto Alessandro Melis, un progetto sulle linee di sviluppo del compendio delle zone umide della città metropolitana di Cagliari, da Molentargius a Santa Gilla.

La città di Cagliari ha un rapporto con l’acqua che si rinnova e riafferma periodicamente. I primissimi indizi di vita nel suo territorio compaiono nella zona di Sant’Elia e Marina Piccola, ma è nei pressi di Santa Gilla che sorge il primo insediamento della città, nata come scalo commerciale dei fenici. Da lì la città si sviluppa fino ad arrampicarsi sul colle del quartiere Castello, ma cerca ancora il contatto con il mare attraverso il quartiere Marina. Progressivamente raggiunge nuovamente San’Elia, la spiaggia del Poetto e lo stagno di Molentargius.

Dopo un lungo periodo di sviluppo verso l’interno, che ha portato la città a saldare i suoi confini territoriali con quelli dei Comuni della prima cintura metropolitana, Cagliari riscopre, a più riprese, l’acqua come elemento su cui ri-centrare il suo sviluppo. Così nascono gli impianti di produzione del sale a Santa Gilla e Molentargius. Siamo agli inizi del XX secolo e da luoghi malsani le aree umide e la spiaggia del Poetto, vengono rivalutate, non solo in chiave economica ma anche ricreativa: nel 1912 viene inaugurata la linea tranviaria che collega il centro di Cagliari al Poetto.

Cresce l’importanza della nuova spiaggia dei cagliaritani che attrae l’espansione urbana della città che nel frattempo si apre verso il porto fino a disegnare una lunga passeggiata attrezzata con panche, ombrati e fontane, parallela alla Via Roma. Fino agli anni recenti si procede con interventi puntuali sulla linea di costa che rafforzano alcune polarità urbane di importanza ormai consolidata.

Negli ultimi anni però qualcosa cambia e l’acqua diventa il filo rosso di un progetto urbano di grande scala cui viene affidato il compito di ricucire insieme spazi urbani di valenza più marginale.

Oggi la città di Cagliari punta a riattivare gli spazi silenti, declinando in chiave sostenibile il concetto di produttività. Sono tre gli ambiti territoriali interessati da una progettualità in itinere con differenti livelli di sviluppo: la linea di costa che dal porto di fronte alla centralissima Via Roma raggiunge il capo Sant’Elia a est; il compendio Molentargius, saline e litorali, sempre a est; la laguna di Santa Gilla a ovest.

Il primo progetto riguarda il completamento di un parco lineare che connetterà, attraverso percorsi ciclo-pedonali e aree verdi, spazi urbani di straordinaria valenza paesaggistica, emarginati da una rete infrastrutturale per la mobilità veloce che, concepita come elemento di collegamento e non di attraversamento, taglia fuori luoghi caratterizzati da un’elevata valenza paesaggistica, ma vissuti solo da ristretti gruppi di sportivi o comunità di nuovi cittadini, e scarsamente percepiti dalla più vasta comunità cittadina.

Il secondo progetto riguarda il compendio del Molentargius, saline, Poetto. Si tratta di un sistema ambientale complesso, connotato dalla presenza di una zona umida di rilevanza ambientale internazionale per la ricchezza di biodiversità, perimetrato da contesti urbani in continuità tra loro.

Lo stato di equilibrio ambientale, nella configurazione attualmente conosciuta, è garantito dalla compresenza in immediata prossimità, ma in netta distinzione, di due sistemi originati e regolati dall’uomo, quello delle acque dolci e quello delle acque salate. Per conservare questo equilibrio si rende necessaria un’opera di infrastrutturazione primaria che renda possibile regolare e limitare gli apporti e le dinamiche tra i vari elementi concorrenti all’equilibrio stesso. 

Alla base di questo progetto vi è naturalmente la consapevolezza che ogni azione o non azione ha dei costi e degli effetti che vanno affrontati non in funzione degli effetti riscontrabili solo nell’immediato, ma anche e soprattutto in funzione della compatibilità e del mantenimento a lungo termine del complesso dei valori da preservare.

Le saline, importante parte di questo sistema, potranno ancora essere produttive e generare prodotti di qualità che, in una visione più ampia, potrebbero orientare la riqualificazione degli edifici del parco non soltanto a fini museali, ma anche ricettivi e dedicati alla cura della persona. Si valorizzerebbe ulteriormente la destinazione che già i cagliaritani spontaneamente hanno dato al parco come spazio ideale per attività sportive e rigenerative all’aperto generando infrastrutture complementari per la sosta e i trattamenti di benessere che completerebbero il benessere generato dall’attività fisica. 

Un grande distretto del benessere, declinato in tutte le sue più vivaci sfumature che potrebbe arrivare a coinvolgere la spiaggia del Poetto e il pregevole edificio dell’ex Ospedale Marino, dell’architetto Ubaldo Badas, pensato per ospitare una colonia estiva (la Colonia Due). 

Il terzo grande progetto riguarda la laguna di Santa Gilla che, in assenza di un quadro di governance chiaro, genera significative lacune nella sua gestione. La prospettiva di riunirla al compendio del Molentargius in un unico Parco delle aree umide potrebbe rappresentare il primo grande passo per un test della neonata città metropolitana. 

Questo consentirebbe di avviare una riflessione sulle vie d’acqua come alternativa soft alla mobilità tradizionale, sulla declinazione del concetto di produttività nella direzione indicata dai Sustainable Development goal dell’Agenda 2030. 

In particolare lo sviluppo della città di Cagliari è impostato su quattro pilastri: una maggiore inclusività, con la produzione di nuovi spazi per la socialità alla scala urbana che possano favorire una feconda mixitè sociale e culturale; la ricerca continua per la conservazione dell’equilibrio tra componenti naturali e antropiche attraverso nuove forme di governance alla scala metropolitana; la riattivazione di processi produttivi con la riqualificazione delle infrastrutture esistenti, finalizzati all’accrescimento del benessere dei suoi cittadini e dei turisti; la valorizzazione della linea di costa in tutte le sue molteplici forme, attraverso l’estensione della rete di percorsi ciclo-pedonali e l’attivazione di studi per l’utilizzo delle vie d’acqua.

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