Un affascinante viaggio alla scoperta di Alghero, città dalle mille sfaccettature, dove storia, cultura e identità si intrecciano in un’armonia unica. Il documentario “Il vento di Alghero” di Gemma Giorgini e Vittorio Rizzo, in onda su Rai 5 domenica 31 marzo 2024 alle ore 22:00 c.a., ci accompagna in questa suggestiva esplorazione.
Il punto di partenza è il Faro di Capo Caccia, il più alto d’Italia (186 m s.l.m.), che domina il Golfo di Alghero. Costruito nell’800 e riedificato tra il 1950 e il 1960, questo faro rappresenta non solo una guida per i naviganti, ma anche un simbolo di potenza e resistenza contro il mare. Luigi Critelli, custode del faro per oltre vent’anni, offre uno sguardo unico sulla vita solitaria in questo luogo così suggestivo.
Da qui si snoda un racconto che ci porta indietro nel tempo, alla scoperta dell’eredità catalana della città, testimoniata dal centro storico, dalle fortificazioni e dall’idioma algherese.
Fondata dai genovesi nel XII secolo, Alghero fu conquistata dagli aragonesi nel 1354 e rimase sotto il dominio catalano per oltre quattro secoli. Questa eredità è ancora viva nel centro storico, nelle fortificazioni, nelle stradine acciottolate e soprattutto nella lingua, l’algherese, una commistione tra catalano e sardo. Il 25 agosto 1960, il Viatge del Retrobament suggellò il legame tra Alghero e la Catalogna. Un evento storico che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva, come racconta Pasqualino Mellai, sarto e algherese doc.
Il documentario ci porta anche sulle tracce di Antoine de Saint-Exupéry, autore de “Il Piccolo Principe”, che trascorse gli ultimi mesi della sua vita nella Baia di Porto Conte, dove scrisse gran parte de “La Cittadella” e “Lettera a un americano”. Oggi, la vecchia torre aragonese della baia ospita il M.A.S.E., un museo dedicato alla vita e alle opere dell’aviatore e scrittore francese.
Ma “Il Piccolo Principe” abita anche a Tramariglio, dove vive l’artista sassarese Elio Pulli che gli ha dedicato sculture e quadri.
Alghero vanta un fermento culturale vivace e originale. Lo dimostrano Lo Teatrì, che con i suoi 38 mq è il teatro più piccolo del mondo, e il Mamatita Festival, dedicato al circo di strada al femminile. La musica, con il suo cantautorato in lingua algherese, racconta l’anima della città e la sua identità meticcia.
Infine, a pochi chilometri da Alghero, Fertilia rappresenta un esempio di integrazione tra culture diverse. Nata per accogliere gli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, conserva ancora oggi la memoria di quell’esodo, grazie anche alla presenza del Museo Egea.
L’impegno di cittadini, insegnanti e traduttori è volto a preservare il patrimonio culturale di Alghero, in particolare il suo idioma, minacciato dall’oblio delle nuove generazioni. Un patrimonio prezioso da custodire, fatto di tradizioni e racconti orali che raccontano l’anima di questa città unica.