Follie d’amore al XXXVII Festival La Notte dei Poeti: un’intensa Viola Graziosi sarà protagonista domani (giovedì 25 luglio) alle 21.30 all’ex Municipio di Pula in “Offelia Suite” – l’originale opera olofonica di Arturo Annecchino, tratta da “Offelia” di Luca Cedrola che esplora la dimensione dell’inconscio e del segreto, fino a perdersi nei labirinti della mente dell’eroina shakespeariana. Un’intrigante partitura per voce e musica in cui l’attrice (figlia d’arte – il padre è Paolo Graziosi) nata a Roma e cresciuta in Tunisia, che ha esordito giovanissima in una commedia di Turgenev e subito dopo nel ruolo di Ofelia nella fortunata “Trilogia Shakespeariana” per la regia di Carlo Cecchi, torna a confrontarsi con la giovane donna innamorata di Amleto, ferita dall’abbandono del principe e misteriosamente annegata nel fiume, sedotta dalla tentazione dell’acqua.
Figura emblematica del teatro shakespeariano, incarnazione della tragedia e del male di vivere o forse solo vittima dell’infelicità e del caso, la fanciulla rivive gli istanti preziosi di un sentimento ormai svanito, cancellato dalle parole crudeli dell’uomo che l’ha ingannata e tradita, preferendo ai giochi d’amore la ferocia della vendetta e dopo averle (per errore) ucciso il padre, fingendosi pazzo rinnega la fidanzata per innescare la sanguinosa spirale culminante in una strage.
Ofelia – ormai orfana di quel genitore ingombrante e impiccione che aveva tentato di gettarla tra le braccia di Amleto per distoglierlo dalla sua idée fixe e ricondurlo nell’alveo di una “sana” normalità mentre il fratello è lontano, nella sua solitudine rivive per echi e frammenti sensazioni e emozioni di quel recente passato pieno di svolgimenti e (per lei) amare verità. La recita della follia messa in atto dal principe di Danimarca – che per salvarla la disinganna ingannandola, rinunciando a lei e paradossalmente facendola così precipitare in un baratro di incertezza – la lascia stordita e inerme, nulla più è vero e perfino i giuramenti e le promesse sono solo discorsi vani e peggio ancora insidiosi. Il suo onore è infangato, il suo nome macchiato, il suo cuore è in frantumi: la fanciulla esce di scena e scompare nel nulla, per poi riapparire – da morta – come un fantasma o un miraggio – una tomba su cui versare inutili lacrime – quando ormai è troppo tardi.
“Offelia Suite” – con le musiche originali create e eseguite al pianoforte da Arturo Annecchino (artista venezuelano, romano d’adozione, storico collaboratore di Peter Stein e di altri maestri della scena, autore di opere radiofoniche e pièces teatrali) e le elaborazioni sonore di Michele Fiori, per la regia di Graziano Piazza – indaga lo stato d’animo e i pensieri della fanciulla nello spazio “off” – fuori dal palco, lontano dallo sguardo degli spettatori e pure degli altri personaggi, alle prese con i suoi demoni e con il peso di uno straziante, immenso dolore.
La giovane si sdoppia, risente l’eco delle raccomandazioni quasi materne di Gertrude, in un vortice in cui risuonano frammenti di discorsi, un lucido delirio che la spingerà fin sulla riva del fiume, a specchiarsi sulla superficie appena increspata dalla corrente, fino a vagheggiare e infine abbandonarsi dolcemente all’idea della morte, come in un sogno.
“Offelia Suite” rappresenta una “Alluvione amorosa per attrice e scenografie sonore” – in un flusso di coscienza in cui emerge un’idea di forza femminile capace di contrastare e piegare a sé la volontà maschile, come una potenza primigenia in un’eterna guerra tra due universi inconciliabili, a fronte della fragilità e debolezza da cui si sente invasa con l’irresistibile tentazione dell’oblio.
«Ofelia è l’Innamorata che si dissolve nel suo stesso amore» – sottolinea Graziano Piazza nelle note sullo spettacolo – «Eroina dell’Amleto di Shakespeare la vediamo amare fino a impazzire per consunzione. Nella sua ultima apparizione canta, regala fiori e dice frasi sconnesse, finché sarà la Regina a raccontarci la sua morte per annegamento». Ma resta un interrogativo cruciale: «Cosa accade a questa donna folle d’amore per Amleto, nel tempo off, quando esce di scena e cantando si perde nella natura fino a lasciarsi cullare dal fiume che tracima nel suo labirinto di voci e personaggi che la abitano, suoni e canti e parole di suo padre, e di Amleto e ancora Gertrude, la madre di Amleto? Echi di una rappresentazione senza fine o viaggio di conoscenza per dissolversi e manifestarsi in tutte le cose?».
In “Offelia Suite”, conclude il regista – «Ofelia ricerca le ragioni del suo Amore fino sopra quel ramo che si spezza, fino all’acqua che la contiene, di cui è composta come tutte le cose, come la natura stessa della follia di vivere: forse sognare, dormire… dissolversi e scomparire in questo viaggio interiore come un lungo canto in cui ritroviamo la nostra esperienza amorosa».
E ancora una volta a distanza di secoli l’arte di Shakespeare continua a interrogarsi sul senso dell’esistenza, a parlarci della natura umana – di noi – di quel che siamo e siamo stati, o diventeremo nel ciclico fluire del tempo.
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