Isola di San Pietro, un piccolo mondo di endemismi

Scopriamo insieme le due specie endemiche presenti in questo territorio ricco di biodiversità che attraggono studiosi e appassionati, la Cicindela campestris saphyrina e l’Astragalus maritimus moris, oltre a un raro ed elegante rapace che regna nei suoi cieli, il falco della Regina

Cicindela campestris saphyrina. 📷 Marco | naturamediterraneo.com

Cicindela campestris saphyrina. 📷 Marco | naturamediterraneo.com

Incantevole, misteriosa e unica. La Sardegna è uno scrigno di bellezze e innumerevoli rarità che probabilmente non conosce eguali nel mondo.

Non sono solo il mare, la storia millenaria e le tradizioni senza tempo a contraddistinguere l’Isola, ma, addirittura, alcune varietà di flora e fauna che non sono presenti in nessun’altra parte del globo.

È il caso di due importanti specie endemiche, la Cicindela campestris saphyrina e l’Astragalus maritimus moris, che vivono esclusivamente nella splendida Isola di San Pietro, una delle principali isole dell’arcipelago del Sulcis, nella Sardegna sud-occidentale, conosciuta, soprattutto a livello turistico, per il suo suggestivo centro abitato, Carloforte, e per la pesca del tonno che l’ha resa celebre.

La Cicindela campestris saphyrina è un piccolo coleottero azzurro, con caratteristiche piccole macchie tra il bianco e il giallo e zampe lucenti. A farne la scoperta fu, nel lontano 1836, il noto zoologo Carlo Giuseppe Gené.

Questo insetto vive prevalentemente in zone sabbiose, boschi o campagne, prediligendo i campi coltivati. Grande cacciatore, potendo contare su una grande velocità e una mandibola forte, si nutre soprattutto di altri insetti e larve.

Gli entomologi considerano questo coleottero il più splendido ed enigmatico tra le 17 specie che si possono contare in Italia, tanto da arrivare ad essere oggetto dei loro studi e di numerosi scritti. Tuttavia, oltre ad essere una delizia per gli scienziati, ad appassionarsi a questa Cicindela fu persino Ernst Jünger, il più grande scrittore tedesco del Novecento – oltre che naturalista e filosofo -, che arrivò a recarsi più volte nell’isola di San Pietro tra il 1955 e il 1978 e a trascorrervi le vacanze per nove anni, nella speranza di imbattersi in questo coleottero unico, purtroppo senza mai riuscirci. In compenso, restò talmente incantato dalle bellezze di Carloforte e di tutta l’isola di San Pietro da raccontarle nel suo libro “San Pietro” del 1957.

Anche dal punto di vista botanico l’isola di San Pietro può essere considerata un piccolo ma speciale mondo a parte. Ne è la prova l’Astragalus maritimus moris, una piccola pianta erbacea costiera che vive in un’area molto ristretta, affacciandosi soltanto sul mare della parte sud-occidentale di questo territorio.

Rinvenuta nella prima metà dell’800, i botanici l’hanno classificata come una specie sopravvissuta da lontanissime ere geologiche. Di solito cresce tra le crepe delle rocce o tra i sassi dei terreni sabbiosi, presenta rametti con piccole foglie verdi di forma ovale e delicati fiori tra il rosa e il violetto. 

Pur non essendo ritenuta commestibile per il bestiame, a causa della ristrettezza areale in cui si sviluppa e per il costante ridursi del numero degli esemplari, purtroppo l’Astragalus maritimus moris rientra tra le specie in pericolo di estinzione. Proprio per questo, il Centro per la conservazione della biodiversità dell’Università di Cagliari si occupa di monitorarla costantemente.

Ma non bastano la Cicindela campestris saphyrina e l’Astragalus maritimus moris per concludere il novero delle rarità che hanno fatto di San Pietro il loro habitat naturale. Sono infatti diverse anche le specie faunistiche che popolano i suoi cieli e che non è facile trovare altrove. Tra questi, una menzione speciale merita il famoso falco della Regina

Questo particolare rapace si contraddistingue per un portamento aristocratico tanto da passare difficilmente inosservato. È caratterizzato da un piumaggio marrone col ventre color crema e da dimensioni non troppo grandi – è infatti lungo circa 40 cm anche se l’apertura alare può arrivare fino a 105 cm -. A contrastare con la sua eleganza sono però le sue capacità predatorie. Abilissimo nella caccia in volo, all’inizio dell’autunno le sue vittime preferite sono soprattutto gli altri uccelli migratori.

Infaticabile viaggiatore, questo volatile trascorre la stagione invernale al caldo dell’Africa Orientale, in particolare in Madagascar, ma ogni primavera alcune centinaia di coppie si dirigono verso il Mediterraneo, in particolare in Grecia, nelle Baleari, in Croazia e nelle località insulari italiane come la Sicilia, le Eolie, Lampedusa e, soprattutto, la Sardegna, dove si concentrano, oltre che nel Golfo di Orosei, appunto nell’isola di San Pietro. Qui nidificano tra le crepe delle falesie della costa nord-occidentale. Dopo la cova delle uova durante il mese di agosto, a settembre mostrano ai piccoli come si vola per prepararli al viaggio che, ogni anno, intraprendono alla fine del mese di ottobre per andare di nuovo a svernare in Africa.

Il falco della Regina, denominato anche Falco eleonorae, deve il suo nome alla giudicessa Eleonora d’Arborea, nota anche per aver aggiornato la sua raccolta di leggi, la Carta de Logu, stabilendo il divieto di caccia degli esemplari adulti e il prelievo dei piccoli dai nidi.

Ancora oggi questo rapace è spesso vittima di bracconieri e collezionisti di uova. Per proteggerlo, nel 1991, è stata istituita una bellissima Oasi LIPU a Carloforte. Questo borgo pittoresco, anche per la preziosa presenza di queste colonie, oltre che per le altre biodiversità, è meta di turisti e appassionati da tutto il mondo.

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