Prosegue a Pula il Festival La Notte dei Poeti, stasera all’ex Municipio il poeta e paesologo Franco Arminio in “Prove di Eremitaggio”

Uno sguardo inedito sulla realtà contemporanea e sul dialogo tra uomo e natura alle soglie del terzo millennio con “Prove di Eremitaggio (Hermitage Session)” di e con il musicista e compositore Fabio Barovero che si affida alla voce e ai testi illuminanti del poeta e paesologo Franco Arminio e alle immagini del fotoreporter Alex Majoli per dar forma allo spettacolo/ concerto in cartellone oggi (giovedì 18 luglio) alle 21.30 all’ex Municipio di Pula sotto le insegne del XXXVII Festival La Notte dei Poeti organizzato dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

Un’opera multimediale “aperta” alle diverse istanze e sollecitazioni del presente ma proiettata in una dimensione senza tempo, lo spazio della meditazione e del pensiero, per ritrovare o reinventare una spiritualità in contrasto con i ritmi frenetici delle moderne metropoli e con il dominio della civiltà delle macchine, nell’era del consumismo sfrenato e della supremazia sull’essere dell’apparire (sia pure sulla “ribalta” dei social media e dei reality show).

“Prove di Eremitaggio” suona dunque fin dal titolo come una “sfida” contro l’“ipertecnologizzazione” che rende più comoda e facile l’esistenza ma rappresenta anche una sorta di “schiavitù”, crea assuefazione e dipendenza – dal costante flusso disordinato delle informazioni, dalla possibilità e necessità di essere sempre raggiungibili e “connessi” e perfino dal dover “documentare” e registrare ogni istante rinunciando così all’immediatezza e insieme alla profondità delle emozioni. Nel mondo “globale” o meglio globalizzato si annullano le differenze e le distanze, ma il prezzo è spesso l’omologazione culturale quindi la perdita dell’identità – tanto più che paradossalmente si accentua il divario tra ricchezza e povertà, tra il benessere di pochi e la fatica e lo sfruttamento di molti, continua l’impresa della conquista dello spazio ma s’innalzano nuovi muri metaforici e concreti nel tentativo di arrestare l’ondata delle migrazioni.

Il progetto mira a riscoprire la qualità del silenzio in una ricerca interiore in cui l’elemento mistico lascia il posto all’esigenza dell’individuo di recuperare il contatto con il suo “io” più segreto, con le proprie aspirazioni e i propri desideri, la propria etica e i propri valori, e con il senso stesso della vita quasi a ritracciare i confini del proprio universo per potersi confrontare con gli altri. “Prove di Eremitaggio” per una performance affascinante, un viaggio alle radici dell’essere attraverso la potenza evocativa e demistificante della poesia che si intreccia alle musiche originali scritte e eseguite dallo stesso Fabio Barovero (piano, elettronica e conduzione) con Federico Marchesano al contrabbasso e alle fotografie e le sequenze spesso drammatiche di reportages nelle zone “calde” del pianeta. Diari di viaggio tra le case abbandonate d’Irpinia e cronache di guerra aprono squarci sull’attualità su una colonna sonora che rimanda a paesaggi interiori in una sorta di laica “liturgia”.

Spiega Fabio Barovero: «Le “Prove di Eremitaggio” sono un tentativo di allontanarsi da tutto per avvicinarsi a tutto, un concetto che appartiene ai mistici, ai santi. È la condizione fondamentale dell’eremita. Una figura apparentemente difficile da inserire nella contemporaneità, perché ci costringe a pensare al passato (gli eremiti nel deserto, nel medioevo, i santoni rifugiati nelle grotte). Ma “allontanarsi da tutto per avvicinarsi a tutto” è una necessità anche di oggi, un’esigenza spirituale che non trova accoglienza nei tradizionali luoghi di culto, e anche una condizione sempre più sotto minaccia in quest’epoca, considerato il fatto che “nel mondo contemporaneo e tecnologizzato presto non ci sarà alcuno che potrà rifugiarsi da qualche parte nella speranza di non essere spiato.” (Z. Bauman). Questo mio progetto scaturisce dall’indignazione che provo per tali constatazioni, è, insieme, il lucido tentativo di opposizione prima che sopraggiunga la rassegnazione, una risposta, un lavoro in perenne elaborazione, forse un compito infinito che durerà tutta la vita. Temo addirittura che un giorno possa diventare illegale l’eremitaggio».

L’idea di un auspicato e volontario isolamento fa pendant con le intuizioni del poeta Franco Arminio, inventore di una nuova scienza umana: «La paesologia è un modo di usare la paura. Siamo animali spaventati. Se non lo siamo significa che abbiamo cristallizzato qualcosa, significa che abbiamo mineralizzato una parte della nostra anima e del nostro corpo. Il sangue che scorre è spavento, il cuore che batte è un urlo». Un’arte in controtempo, che «nasce quando i paesi stanno finendo» inghiottiti dalle grandi aree metropolitane o “svuotati” dallo spopolamento dalla capacità di notare che proprio sull’orlo della catastrofe «in questo finire apparente si aprono fessure che danno emozione». Un’indagine sulla realtà, sul corpo vivo (e ferito) del Belpaese – e non solo. Eppure – sottolinea Arminio: «La paesologia non misura niente, è uno sbandamento percettivo. Dallo sguardo sul proprio corpo allo sguardo sul corpo del paese e del paesaggio. Disciplina lievemente immatura, sempre un poco acquatica, mai ferma, mai definita nei suoi contorni».

“Prove di Eremitaggio” quindi per chi desidera ancora credere nella verità dell’arte e nella forza salvifica della bellezza.

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