Le specie aliene in Sardegna: le zone umide

Sin dalle prime migrazioni l’uomo ha contribuito alla diffusione degli organismi, trasferendo spesso le specie con sé da un continente all’altro, all’interno di uno stesso continente o di una stessa nazione.

Nell’area mediterranea questo fenomeno è antichissimo: coniglio, capra, muflone, sono solo alcune delle specie trasportate in lungo e in largo nelle isole da Fenici, Greci, Romani; ad esempio, tutti i mammiferi, tranne i pipistrelli, che oggi popolano la Sardegna sono stati introdotti dall’uomo.

La Sardegna infatti, per l’isolamento che limita il contatto col continente e che amplifica la possibilità di diffusione locale e per l’incapacità di reagire in maniera efficace all’arrivo di nuove specie, è una delle aree favorite alla diffusione di nuove specie.

Quando si trasferisce una specie nativa di un’area in un’altra dove questa non è originaria si parla di introduzione e la specie è da considerarsi aliena. L’introduzione può essere volontaria, dettata da esigenze di miglioramento delle specie domestiche, da necessità di nuovi prodotti per l’agricoltura, la caccia o la pesca, dal controllo di determinate malattie o da semplici esigenze estetiche. Spesso però è involontaria, dovuta alla contaminazione di merci, al trasporto legato ai mezzi o a fughe accidentali da allevamenti.

Le specie aliene, una volta stabilizzate, possono però diventare invasive e diffondersi con una velocità tale da diventare prevalenti all’interno della nuova area e provocare serie conseguenze negative nel loro nuovo ambiente.

È il caso del Giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), pianta acquatica galleggiante originaria del bacino dell’Amazzonia. Introdotta dall’uomo nel Sulcis per scopi ornamentali, a causa del suo elevato tasso di crescita e dell’assenza di erbivori, è divenuta una specie aliena altamente invasiva. I suoi tappeti galleggianti impediscono la navigazione e la pesca, con conseguenti impatti economici e ostacolano la penetrazione della luce negli strati sottostanti riducendo l’ossigeno, con modifiche su flora e fauna locale. È considerata una delle 100 specie aliene più dannose al mondo ed è inserita nella lista delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale.

Silurus glanis. Foto AdobeStock | Fyle

Se il Giacinto d’acqua è il simbolo vegetale dell’invasione aliena, non sono da meno le numerose specie animali che troviamo nei nostri corsi d’acqua. Il Siluro (Silurus glanis), originario dell’Europa centro settentrionale e dell’Asia Minore, è un pesce osseo di dimensioni notevoli. Introdotto a fini sportivi, è un formidabile predatore che da giovane si nutre di invertebrati e da adulto soprattutto di pesci, ma anche di uccelli e piccoli mammiferi. A causa del suo comportamento alimentare ha determinato il crollo della biodiversità ittica locale. Essendo un animale di grosse dimensioni, al momento non ha predatori importanti, eccetto l’uomo.

Gambero rosso della Louisiana. Foto AdobeStock | Angel Simon

Il Gambero rosso della Louisiana, detto anche gambero killer, Procambarus clarkii, originario degli Stati Uniti e del Messico è una delle specie più esportate al mondo per allevamento e anche una delle specie maggiormente note per la sua invasività (non a caso è inserito tra le specie di rilevanza unionale). Attualmente è una delle specie aliene più diffuse nel nostro paese, incluse Sicilia e Sardegna. É una delle cause del declino del “nostro” Gambero di fiume sia per competizione diretta sia come vettore della peste del gambero. Danneggia numerose altre specie vegetali e animali. Produce danni economici nelle aree agricole per l’intensa attività di scavo con la destabilizzazione degli argini e il consumo di germogli. Pur essendo commestibile, ci sono rischi per la salute sia perché accumulatore di metalli pesanti e di tossine algali sia perché può trasmettere malattie infettive come la tularemia.

Testuggine palustre americana. Foto Jtlopes (transfered by Luan) CC BY-SA 3.0

Sicuramente frutto di incauto rilascio in natura è la Testuggine palustre americana (Trachemys scripta), originaria degli Stati Uniti centrali e sud-orientali e nota in tutto il mondo perché venduta come animale da compagnia, quando è ancora di piccole dimensioni. Divenuta troppo grande o troppo longeva per essere ospitata negli acquari domestici viene abbandonata nelle zone umide dove causa un forte impatto sulla testuggine palustre europea autoctona già fortemente minacciata. Infatti compete per il territorio e per le stesse risorse trofiche ma ha una notevole ripercussione anche su anfibi, artropodi, molluschi e vegetazione acquatica. É inserita nella lista delle specie di rilevanza unionale, il cui commercio (oltre che la detenzione e rilascio in natura) è proibito. La specie è anche portatrice di vari sierotipi di Salmonella enterica che possono essere trasmessi all’uomo.

Nutria. Foto CC BY-SA 3.0

Tra i mammiferi, la Nutria (Myocastor coypus), roditore sudamericano introdotto in Italia per la pelliccia, si è diffusa in Sardegna in seguito a rilascio dagli allevamenti colonizzando rapidamente fiumi e canali, in assenza di competitori. L’impatto maggiore è il danno agli argini di fiumi e canali, dove scava le proprie tane, aumentando il rischio di collasso nei momenti di piena ma sono riportati anche casi di disturbo e predazione su nidi di uccelli. È una delle specie maggiormente invasive su scala globale inserita nella lista delle specie di rilevanza unionale.

Gambusia. Foto Volker Wirth CC BY 3.0

Alcune specie aliene hanno però un impatto neutro, come la Gambusia (Gambusia holbrooki), piccolo pesce già utilizzato in passato per contrastare la zanzara anofele, responsabile della malaria, e probabile alleato attuale per il contenimento dell’invadente zanzara tigre.

Le specie aliene sono ormai in aumento in tutti gli ecosistemi, dall’ambiente marino con numerosi pesci, molluschi e alghe a quello terrestre con vari insetti, piccoli e grandi mammiferi e varie specie vegetali. Di tutte queste parleremo nei prossimi articoli sul nostro sito web.

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