In vino veritas: la storia plurimillenaria del vino in Sardegna

La Sardegna è un’isola dalle mille sorprese. Se il suo mare e le sue spiagge incantano i turisti di tutto il mondo, la sua tradizione enogastronomica non è certo da meno e non smetterà mai di sorprendere. Ad accompagnare le succulente pietanze del pasto sardo, c’è un elemento che non può mai mancare: il vino. Proprio come il porcetto arrosto, la fregola, le pardule e tanti altri piatti tradizionali, anche il vino in Sardegna è una “questione locale” e ha radici antiche, che partono dai nuraghi.

Secondo la teoria ufficiale, la domesticazione della vite iniziò nel Caucaso e in Mesopotomia, per poi diffondersi in Egitto e in Grecia e arrivare nel Mediterraneo grazie ai Fenici. Ora, i recenti ritrovamenti di resti di vinaccioli risalenti a 3200 anni fa in varie località archeologiche della Sardegna (come il villaggio nuragico di Sa Osa a Cabras e quello di Duos Nuraghes a Borore) hanno dimostrato che la vite fosse presente sull’isola molto prima dell’arrivo dei Fenici e dei Cartaginesi. I vinaccioli (semi degli acini d’uva) trovati a Sa Osa sono circa 15 mila, sono stati datati con il metodo del C14 e – dalle analisi condotte – mostrano delle relazioni con le varietà di vernaccia e malvasia (vitigni a bacca bianca largamente presenti oggi nel territorio).

Ma i ritrovamenti di Sa Osa non sono gli unici ad aver incuriosito gli studiosi. Anche semi di altre varietà, come il Bovale sardo, sono stati ritrovati in svariati siti archeologici della Sardegna, confermando il sodalizio plurimillenario tra i sardi e l’uva. Non è escluso dai ritrovamenti archeologici anche il Cannonau (il vitigno a bacca nera più diffuso sull’isola, nonché il più famoso). Se in passato si riteneva il Cannonau un vitigno importato dalla Spagna, oggi la maggior parte degli studiosi concorda nel considerarlo non solo una specie endemica, ma anche il più antico vitigno del Mediterraneo.

La coltura della vite proseguì dopo il periodo nuragico. Il nome di uno dei vitigni principali della Sardegna, la vernaccia, pare si sia originato nel periodo della dominazione romana e, in particolare, dall’espressione “vite vernacula”, ossia “vite del luogo”. A dare una spinta forte alla coltivazione della vite in Sardegna fu Eleonora d’Arborea che, con l’aggiornamento della Carta de Logu (la famosa raccolta di leggi destinata ai Giudicati sardi), impose l’impianto di coltivazioni di vite nei terreni incolti e pene severe per chi incendiava o rovinava i vigneti.

Oggi la storia del vino in Sardegna non si è ancora conclusa e la viticoltura continua a rappresentare una delle principali colture dell’isola. Un unico vino, il bianco Vermentino di Gallura (perfetto per i piatti a base di pesce), vanta la DOCG (denominazione di origine controllata e garantita). Ma il vino più famoso della Sardegna rimane sicuramente il Cannonau, un vino rosso intenso, avvolgente e potente proprio come la sua storia millenaria.

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