Smart working, il 48% dei sardi punta all’ibrido

Secondo un'indagine, il 48% dei sardi preferisce il lavoro da remoto combinato a quello in ufficio e sarebbe disposto a ridurre la retribuzione per ottenere una maggiore flessibilità

Lavoro da casa. 📷 Depositphotos

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Lo smart working ha rivoluzionato il modo di lavorare in Italia e nel mondo. Nonostante la pandemia sia ormai un lontano ricordo, il cosiddetto “lavoro agile” rimane un approccio basato su flessibilità e autonomia, che offre innumerevoli vantaggi.

Non a caso, si tratta di una modalità lavorativa apprezzata da moltissime persone in tutto il mondo, e che sicuramente continuerà a essere sfruttata anche in futuro. Ecco alcuni dati che confermano questa tendenza, anche in Sardegna.

I sardi scelgono la flessibilità: i motivi del successo del lavoro agile

Secondo un’indagine realizzata dall’ADP Research Institute, che ha coinvolto ben 33.000 lavoratori di 17 Paesi diversi (circa 2.000 in tutta Italia), per il 48% dei sardi il lavoro da remoto combinato a quello svolto in ufficio risulterebbe essere la soluzione ideale. Il 25% degli intervistati, inoltre, pur di vedere migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata – e ottenere la possibilità di decidere come e dove distribuire le ore lavorative durante la giornata – sarebbe disposto ad accettare anche una riduzione della propria retribuzione.

Queste preferenze, in realtà, non destano alcuno stupore, poiché i vantaggi dello smart working sono molteplici e ormai noti a tutti. Si pensi innanzitutto al risparmio sugli spostamenti (un lavoratore che lavora da remoto per almeno due giorni alla settimana risparmia circa 1.000 euro all’anno grazie alla diminuzione dei costi di trasporto), ma anche al risparmio legato ai pasti consumati non più fuori casa.

Coloro che lavorano dal proprio domicilio, inoltre, possono risparmiare oggi anche sul costo del wifi di casa, una spesa ormai “obbligatoria” (e molto spesso a carico del lavoratore, perché non coperta dall’azienda) per evitare di rimanere esclusi dal mondo digitale, anche per chi non lavora in smart working. Per ottimizzare al massimo il risparmio basta confrontare le migliori offerte fibra proposte dal mercato e scegliere quella più adeguata alle proprie esigenze.

Ultimo vantaggio, ma non per importanza, è il work-life balance: lavorando da remoto, infatti, conciliare il lavoro con la vita privata risulta nettamente più semplice. Un elemento, quest’ultimo, tenuto in grande considerazione quando si sceglie un lavoro, soprattutto dai più giovani: basti pensare che per il 36% dei Millennial è il primo fattore di scelta quando si ricerca un nuovo impiego.

I numeri dello smart working in Italia

Anche durante il 2022, in Italia il lavoro da remoto è stato svolto in modo consistente, sebbene in misura leggermente inferiore rispetto al 2021. Come ha rilevato uno studio condotto dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, ripreso dal Corriere della Sera, i lavoratori da remoto in Italia oggi sono circa 3 milioni e mezzo.

Per il 2023 si prevede un leggero aumento (3,63 milioni), grazie al consolidamento dello smart working presso le grandi aziende, e a un suo ipotetico incremento nel settore pubblico.

Il lavoro a distanza diventa verde

Sulla scia della diffusione crescente del lavoro a distanza, le iniziative volte a promuoverlo stanno aumentando. Un esempio? Le postazioni ecologiche che abbracciano i tronchi degli alberi e che si montano e smontano in un attimo.

L’idea dell’“ufficio green” nasce a Guspini, piccolo paese del sud della Sardegna, grazie al laboratorio “Il banco di scuola che vorrei”, che ha visto il coinvolgimento dei bambini di Nuraminis e di Guspini. Per realizzare le postazioni sono stati utilizzati ritagli tessili riciclati e canne palustri, raccolte durante la pulizia degli alvei fluviali. Finito il suo utilizzo, l’ufficio 100% biodegradabile può essere sotterrato per nutrire la terra. Un esempio molto interessante di come sostenibilità e lavoro possono dialogare grazie allo smart working.

La speranza, in conclusione, è che il settore lavorativo si innovi sempre più, così da contrastare le tristi conseguenze della pandemia sulle occupazioni, che purtroppo ancora oggi non sono state completamente superate.

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