Milano Fashion Week, tre modelli sardi sfilano per il Next Chapter di Dolce & Gabbana

La collezione, ispirata agli anni '90 e all'Intelligenza Artificiale, piena di colori accesi e lucenti, stampe leopardate e perle, pellicce e catene, ha visto in passerella anche i robot umanoidi dell’IIT

Da sinistra: William Lair, Ughy Gelgotaite e Chiara Veronese. Foto © Dolce & Gabbana

Trentacinque modelle e modelli sono stati selezionati per presentare la nuova collezione di Dolce&Gabbana, Next Chapter, ispirata agli anni della Disco Music e alle innovazioni più moderne. Insieme alle modelle hanno sfilato anche i robot umanoidi studiati dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova: un iCub e alcuni R1, frutto della ricerca altamente specializzata dell’IIT nel campo della robotica di servizio e dell’Intelligenza artificiale.

Abbiamo capito che la tradizione non può vivere senza innovazione ma anche che l’innovazione senza tradizione è nulla” hanno detto alla stampa Domenico Dolce e Stefano Gabbana.

Innovazione e tradizione. Due elementi che si uniscono non soltanto nella nuova collezione, ma anche nelle modelle – tra le quali molti volti di street casting – che l’hanno presentata. Tra di loro tre giovani nati o cresciuti in Sardegna. La nuova generazione, che secondo il duo Dolce&Gabbana, ha un approccio più libero con la moda e conosce il linguaggio per andare avanti verso un mondo che arriva.

Una di loro è Chiara Veronese, classe duemila, nata a Cagliari e cresciuta a Elmas. Da tre anni Chiara studia Scienze politiche e lavora come modella a Milano.

Mi piacerebbe lavorare nella comunicazione e marketing del mondo della moda.”, dice Chiara. “Sfilare per Domenico e Stefano è stato per me di grande ispirazione, vedendo due persone che amano davvero ogni piccolo gesto ed è proprio ciò che cerco di fare anche io nel mio piccolo”.

La ventitreenne Ughy Gelgotaite invece è nata a Vilnius, ma dall’età di cinque anni vive a Quartu S. E. e dice di essere fiera ad avere due terre meravigliose a tessere il suo DNA.

Mi ritengo fortunata a rappresentare due terre meravigliose, ricche di antiche tradizioni, di storia e cultura come la Lituania e la Sardegna, così diverse sotto alcuni aspetti, tuttavia così simili per la forza delle persone che le abitano”, dice Ughy.

Diploma al liceo scientifico, studi musicali di chitarra, violino e pianoforte, ormai la giovane vive a Milano da cinque anni dove studia relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa allo IULM e lavora nel mondo della moda e della musica.

Domenico e Stefano sono dei veri professionisti con la p maiuscola. Loro controllano ogni dettaglio, sistemano ogni modello prima della passerella. Lavorare con due persone così professionali, esigenti e appassionate in quello che fanno e nello stesso tempo così curiose e gentili, è un’esperienza preziosissima.”, dice Ughy e aggiunge “Abbiamo avuto la possibilità di conoscere anche i robot che sono l’eccellenza dell’intelligenza artificiale dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Sono delle creature incredibili, programmate per imparare e trasmettere conoscenza tramite l’interazione, penso ottimi a rappresentare un periodo in cui questo è esattamente quello di cui abbiamo bisogno” dice Ughy.

Il terzo sardo sulla passerella che ha concluso la Milano Fashion Week è William Laird. Nato quasi vent’anni fa a Cagliari da genitori dal Giappone e dalla Scozia, è cresciuto a Villa San Pietro. Trasferitosi a Milano a settembre dell’anno scorso studia Economia e Management alla Statale di Milano e lavora come modello. Ha iniziato a sfilare per Dolce&Gabbana sette mesi fa e ormai è un modello habitué della casa di moda del duo siciliano e milanese.

Nei prossimi anni spero di laurearmi e in parallelo tramite modelling poter avere delle accessibilità ai diversi poli di moda europei, aspirando ad un eventuale master all’estero, magari a Tokyo”, dice William che si sente profondamente legato alla sua terra: “Ovunque andrò in giro per il mondo, non ci sarà mai un posto come la mia Sardegna.”

È veramente bello come noi, nati o cresciuti in Sardegna, ci facciamo forza, ci sosteniamo, particolarmente quando siamo lontani dalla nostra isola. È come se avessimo un legame invisibile, profondo, come un filo sottile di Janas che ci unisce”, dice Ughy Gelgotaite.

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