Dark Tourism: il fenomeno della morte come attrazione

Auschwitz, Chernobyl, la villetta di Cogne, il Mottarone: sono luoghi che parlano di morte, ma che attirano tanti visitatori. Si chiama dark tourism, ed è un tipo particolare di turismo

La Costa Concordia. ? Rvongher

La Costa Concordia. ? Rvongher

Paesi fantasma, scenari di cruenti omicidi, di disastri o battaglie. Il dark tourism vive di viaggiatori a caccia di emozioni travolgenti e storie da raccontare. Quando si parla di questa tipologia di turismo, sicuramente singolare, si fa riferimento a quei viaggi organizzati in luoghi in cui si sono verificati eventi drammatici o si sono consumate tragedie e crimini efferati.

Nonostante sia bene precisare che si tratta di un fenomeno sviluppatosi di recente a causa della diffusione dei mezzi di comunicazione che tendono ad alimentare il fascino del macabro, secondo gli studiosi, si può affermare che la prima meta della storia dell’antenato del turismo dell’orrore si trova proprio in Italia ed è il Colosseo. Il simbolo di Roma è stato per anni la destinazione di uomini che giungevano da tutto l’Impero per assistere allo “spettacolo” messo in scena da uomini che combattevano fino ad ammazzarsi. Il termine “dark tourism” viene però coniato solo negli anni ’90 da due professori universitari di Glasgow impegnati nello studio del comportamento di quei turisti che si recavano a Dallas per vedere il luogo in cui era stato assassinato il presidente John Fitzgerald Kennedy.

Tante sono le mete ambite dai dark tourist. Tra queste troviamo il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Il luogo è diventato un museo nel 1955 e attira ogni anno un gran numero di visitatori che spesso, in maniera del tutto irrispettosa, posano e si fanno scattare foto sui noti binari dei treni di deportazione forzata degli ebrei. Altra destinazione è Fukushima, in Giappone. Sono stati oltre 100 mila i turisti che hanno visitato la città che venne colpita l’11 marzo del 2011 dal disastro nucleare causato da uno tsunami dopo il terremoto. La zona di Chernobyl, dove si può fare visita al reattore numero 4 che esplose il 26 aprile del 1986 e alla cittadina fantasma di Pripjat, rappresenta un’ulteriore meta molto frequentata dai turisti. Negli Stati Uniti è molto noto e visitato il memoriale dell’11 settembre e alcune agenzie propongono dei tour notturni al confine con il Messico per far vivere agli escursionisti l’esperienza dei migranti che cercano di attraversare la frontiera. Una delle destinazioni di turismo nero più quotate degli ultimi tempi è la città di Wuhan che già a gennaio, secondo il Centro di Ricerca sul Turismo dell’Accademia Cinese, è diventata la destinazione più ambita dai cinesi, mentre prima della pandemia si trovava solo all’ottavo posto.

Per quanto riguarda il nostro Paese, molti iniziarono a gridare allo scandalo del turismo dell’orrore nei primi anni del 2000, quando sui media fece irruzione il delitto di Cogne e tanti curiosi si recarono nel piccolo centro abitato della Valle d’Aosta per fotografare e fotografarsi con la villa in cui era stato commesso l’infanticidio. Si tratta del primo grande caso di cronaca nera del secondo millennio che inaugurerà il filone dei delitti chiamati con il nome del luogo in cui sono stati commessi. A questo seguiranno poi i selfie davanti alla casa del delitto di Perugia, in cui nel 2007 è stata uccisa Meredith Kercher, e gli appostamenti accanto all’abitazione dello zio di Sarah Scazzi ad Avetrana. Inoltre, ancora oggi, in Sicilia diverse agenzie pianificano dei giri turistici per osservare i posti in cui sono stati compiuti i delitti legati alla mafia. Ma non si tratta solo di omicidi, il turismo dell’orrore comprende anche gravi tragedie. Nel 2012, ad esempio, tanti iniziarono a prenotare il traghetto per l’Isola del Giglio e scattare selfie con la Costa Concordia. Recentissimo è invece il caso di dark tourism in Piemonte, sul Mottarone. Da settimane decine di turisti arrivano nel posto in cui è precipitata la cabina della funivia e in cui hanno perso la vita 14 persone. Due giovani sono stati addirittura denunciati per aver sollevato il telo che copriva i resti del vano caduto.

È facile intuire che il fenomeno possa attirare su di sé svariate critiche ma è necessario fare una distinzione tra le diverse tipologie di visita. Recarsi in zone di dolore, come ad esempio Auschwitz, può avere uno scopo di tipo educativo e aiutare a prendere coscienza del dramma storico che si è consumato in quel luogo. È sempre e comunque necessario farlo in modo coscienzioso, evitando qualsiasi forma di offesa (come le foto in posa sui binari). Fare invece visita a posti in cui sono avvenuti omicidi o tragedie può, sicuramente, essere interpretato come un’assenza di rispetto per chi, in quel posto, ha perso la vita. In modo particolare se la visita viene accompagnata da allegri selfie.

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