Una nuova Resistenza per combattere le disuguaglianze: Tiziana Ferrario e l’esempio di Lydia Franceschi

La giornalista, insignita del Premio Emilio Lussu alla carriera, ha presentato a Cagliari il suo ultimo libro

Alessandro Macis, Tiziana Ferrario e Patrizia Masala. ? Paolo Vacca

Lo scorso 14 ottobre la giornalista e scrittrice Tiziana Ferrario ha ricevuto il Premio Emilio Lussu alla carriera 2023; ospite della 9ª edizione del Festival dedicato allo scrittore e politico originario di Armungia, Ferrario ha espresso grande orgoglio per questo riconoscimento, che ha premiato la sua lunga e prestigiosa attività lavorativa, caratterizzata -così come espresso nelle motivazioni del Premio- da costante impegno e profondo rispetto per l’etica del mestiere di giornalista.

Conduttrice del TG1, inviata di politica estera e corrispondente da New York, Tiziana Ferrario ha raccontato guerre e crisi umanitarie dagli scenari mondiali più complessi e pericolosi: “Un premio alla carriera rappresenta un punto d’arrivo e, insieme, uno stimolo a continuare a lavorare” – ha dichiarato – “Riceverlo nel ricordo di Emilio Lussu, intellettuale di cui condivido i valori, è ancora più significativo”.

Dopo la cerimonia di premiazione, Tiziana Ferrario ha presentato al pubblico il suo ultimo romanzo, “La bambina di Odessa”, in cui racconta la storia di Lydia Franceschi: “Una storia vera, narrata in forma di romanzo perché arrivasse al maggior numero di lettori possibile, non solo ai fruitori di saggistica” ha precisato l’autrice, “Lydia Franceschi ha attraversato alcuni dei momenti più drammatici della storia del Novecento e rappresenta una fonte d’ispirazione, per la sua capacità di reagire con dignità al dolore e all’ingiustizia”.

Nata nel crogiuolo culturale della città di Odessa nel 1923, Lydia Franceschi rimane orfana in tenera età: “È una bambina ribelle” ha raccontato Ferrario, “Da giovanissima diventa una staffetta partigiana e, nonostante le difficoltà economiche, consegue la laurea e comincia a insegnare Chimica: la sua carriera è costellata di tappe fondamentali nella storia dell’istruzione italiana”, dal tempo prolungato, grazie al quale gli studenti si trattengono a scuola anche nel pomeriggio, alla battaglia per garantire agli operai 150 ore di lezione necessarie a conseguire un titolo di studio, fino alla formazione degli insegnanti di sostegno, Lydia Franceschi ha sempre trovato la forza per intraprendere nuove sfide, nonostante la tragedia che ha dovuto affrontare.

Nel gennaio del 1973, infatti, Roberto Franceschi, primogenito di Lydia, viene colpito a morte da un proiettile, sparato dalla Polizia durante una manifestazione studentesca nei pressi della Bocconi: sono gli anni di piombo, all’indomani della strage di Piazza Fontana, e Roberto, giovanissimo leader del movimento studentesco, cade vittima di un atto di cui lo Stato italiano, per oltre 20 anni, non si assume la responsabilità. L’iter processuale si conclude nel 1996, con un risarcimento che finanzia la nascita della Fondazione Roberto Franceschi, impegnata a ridurre le disuguaglianze in ambiti diversi della società: “Proprio l’anno scorso, per il cinquantenario della morte, l’Aula Maggiore della Bocconi è stata ufficialmente intitolata a Roberto” ha raccontato l’autrice, “Ma fin dalla sua morte gli studenti avevano spontaneamente apposto una targa con il suo nome all’ingresso”.

In quanto studentessa di Lydia Franceschi, Tiziana Ferrario ha deciso di scrivere “La bambina di Odessa” subito dopo la sua morte, nel 2021, per consegnare alle giovani generazioni la storia di questa donna straordinaria: “Sono felice che il libro sia stato adottato nelle scuole” ha aggiunto, “Gli adolescenti si dimostrano molto interessati a questa parte della storia d’Italia, che spesso si trascura a lezione o non viene raccontata loro dai genitori per questioni anagrafiche”.

Oggi, con il suo lavoro, Tiziana Ferrario è impegnata soprattutto sul fronte della parità di genere: “È significativo, per me, parlare di Lydia Franceschi in questo contesto, perché esiste un legame d’amicizia profondo tra lei e Joyce Lussu. Insieme hanno pubblicato ‘L’altra metà della Resistenza’, un libro in cui sono raccolti gli atti del convegno che organizzarono nel 1977, dedicato all’emancipazione femminile: dopo il Fascismo, si sperava nella nascita di una società con pari diritti per donne e uomini, come sancito dalla Costituzione, ma così non è stato. Lydia sosteneva che fosse necessaria una nuova Resistenza, da praticarsi in ambiti diversi della società, con un impegno destinato a durare nel tempo”.

I proventi della vendita de “La bambina di Odessa” sono destinati alla Fondazione Roberto Franceschi Onlus.

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