Edvard Munch, il pittore dell’angoscia esistenziale

80 anni fa moriva l’artista norvegese che ha immortalato i sentimenti più profondi dell'essere umano

Edvard Munch e “The Sun” nel suo studio invernale a Ekely - The Scream (L’urlo) al Museo Munch di Oslo

Ottant’anni fa, il 23 gennaio 1944, scompariva Edvard Munch, uno dei più grandi artisti espressionisti. Nato in Norvegia nel 1863, nella città di Løten, Munch ebbe fin dalla tenera età una vita sofferente, segnata da lutti e povertà che lo resero facilmente esposto a dipendenze, solitudine, instabilità emotiva, esperienze di perdita. Le sue opere sono state per lui un luogo di rifugio e lo specchio dei suoi sentimenti più intimi e dolorosi: solitudine, malinconia, ansia esistenziale, alienazione dell’uomo.

La sua formazione artistica avvenne nella scuola Reale di Disegno a Oslo e successivamente a Berlino e a Parigi, dove entrò in contatto con gli impressionisti e i post-impressionisti e iniziò a sviluppare un suo stile unico. Munch non apparteneva ufficialmente al movimento impressionista, ma fu fortemente influenzato dai suoi esponenti e dal loro approccio all’arte nonostante, a differenza loro, usasse colori vivaci e forme semplici. Munch era anche interessato a esplorare gli stati psicologici e le emozioni nella sua arte, che lo distinguevano da molti dei suoi contemporanei.

Durante la sua permanenza a Berlino, crebbe il suo interesse per l’Espressionismo, in particolare si ispirò a Vincent Van Gogh. Tornato in Norvegia, continuò a sviluppare il suo stile unico, caratterizzato da colori audaci e soggetti carichi di emozioni, fino a diventare uno degli artisti più importanti e influenti.

Nei suoi ultimi anni, continuò a lavorare come artista, ma la sua salute iniziò a peggiorare anche a causa dell’alcolismo, dipendenza che si trascinava dietro da tempo e che lo portò a un peggioramento dei suoi problemi di salute fisici e mentali. Nonostante ciò, Munch continuò a esplorare nuove tecniche e stili, sperimentando la litografia e la xilografia oltre alla pittura.

Nel 1937, il suo lavoro fu presentato in una grande mostra retrospettiva a Oslo, che gli portò un rinnovato riconoscimento. Munch morì nella sua casa di Oslo nel 1944 all’età di 80 anni. La sua arte continua ad essere celebrata per il suo forte potere emotivo e la sua influenza sul mondo artistico.

Edvard Munch ha realizzato molte opere d’arte degne di nota durante la sua carriera. I suoi capolavori presentano profondi sentimenti che l’essere umano vive e alla base dei suoi quadri c’è l’elemento autobiografico. I suoi personaggi rappresentano l’espressione e la personificazione delle angosce dell’uomo, per cui appaiono deformi, disperati, allucinati.

Tra i suoi dipinti più famosi ricordiamo “The Scream” (1893), noto come L’urlo o Il grido, una delle opere d’arte più famose al mondo. La scena rappresenta un uomo su un ponte, con la testa rovesciata all’indietro e la bocca aperta in un urlo silenzioso. La figura è circondata da un cielo surreale e vorticoso nei toni del rosso, arancione e giallo. Rappresenta una scena di vita realmente vissuta dall’autore che un giorno, mentre si trovava a passeggiare su un ponte della cittadina di Nordstrand con un gruppo di amici, avvertì il suo animo pervaso dal terrore. Il dipinto è altamente simbolico ed è stato interpretato in molti modi diversi, inoltre l’artista ne ha realizzato più versioni. La più famosa è il dipinto ad olio che fa parte della collezione della National Gallery di Oslo, in Norvegia.

Nella sua arte, Munch è riuscito a cogliere i sentimenti più profondi dell’essere umano, raffigurandoli e dando loro una forma.

In occasione del suo anniversario, il Palazzo Reale di Milano ospiterà una mostra dedicata all’artista e alle sue opere, da ottobre a febbraio 2025.

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