Leonardo Nioi aka VeloX: i videogiochi diventano lavoro

Uno dei format di YouTube con numeri da capogiro è quello che riguarda i videogiochi e che raggruppa i creatori di contenuti che realizzano video in cui giocano una partita e la commentano in tempo reale.

Tra i tanti canali esistenti, VeloX, il canale di Leonardo Nioi, è riuscito a ritagliarsi una fetta di pubblico molto ampia in Italia, con più di 500 mila iscritti e diverse collaborazioni attive, l’ultima delle quali con Astro Gaming, azienda specializzata nella produzione di attrezzatura di alto livello.

24enne cagliaritano, iniziò a caricare gameplay nel 2015 per hobby, tutti incentrati su un unico gioco, Call of Duty, la saga di tipo sparatutto nata nel 2003 che viene rinnovata ogni anno con l’uscita di un nuovo titolo; caso vuole che proprio quell’anno uscisse Black Ops III, un capitolo che ebbe un enorme successo e che contribuì alla crescita vertiginosa del suo canale.

Leonardo è un conduttore dal carisma irresistibile ed è difficile non sorridere durante la visione di un suo video tra battute, trucchi da veterano e reazioni senza filtri all’andamento del gioco.

Giocare ti diverte ancora tanto quanto all’inizio?
Mi piace in modo sempre costante, ma prima lo vivevo diversamente in quanto era un’attività spensierata legata a uno svago, infatti giocavo quando tornavo da scuola e associavo quel momento al relax. Adesso tutto si è spostato su un piano lavorativo e ho un approccio più serio, inoltre posso giocare quando voglio, e quando puoi fare una determinata cosa senza limiti la apprezzi di meno. Però se lo facessi unicamente per una questione lavorativa abbandonerei Call of Duty, che è un gioco di nicchia, e inizierei a dedicarmi a tutti i videogiochi virali del momento, che possono attirare più spettatori… ma non è questo che mi interessa.

Parliamo del rischio di alienazione e dipendenza legato all’abuso di videogiochi: l’hai mai vissuto? Cosa ne pensi in generale?
No, non vivo l’alienazione da videogiochi perché gioco con cognizione di causa, cioè quando sento di voler registrare delle cose in particolare, e capitano periodi in cui gioco pochissimo perché riesco a registrare molto più rapidamente e quindi mi dedico più alla fase di montaggio che alla partita in sé.
Ovviamente riconosco che ci siano casi di persone dipendenti e penso che lì si debba analizzare più che altro cosa c’è dietro a ciò che le spinge a cadere in questa dipendenza. Credo che sia tutto legato a quelle che sono la tua vita e la tua personalità: se hai delle mancanze o un approccio sbagliato col mondo esterno, talvolta ti rintani in quello che è il mondo virtuale, ma dubito che una persona con una vita soddisfacente possa diventare dipendente dal videogioco, perché non ti dà nessuna emozione così incredibile rispetto a quelle che puoi già trovare nella vita reale.

Il tuo è un percorso lavorativo poco convenzionale, hai perplessità o paure legate al futuro?
Per quanto mi riguarda, questa è un’attività che non può durare per sempre, perché penso che YouTube sia un po’ lo specchio di quello che sei in una specifica fase della tua vita.
In questo momento io, nei miei video, sono un ragazzo che gioca ai videogiochi, ma tra qualche anno non sarò più così in quanto crescerò e sarà difficile riuscire a fare video del genere con più maturità e interessi differenti; lo ritengo un percorso precario e non mi ci vedo a quarant’anni a fare ciò che faccio ora.
Quando iniziai non avevo perplessità perché ero molto più giovane, ero appena uscito dalla scuola superiore e non mi ponevo questi problemi, mentre adesso penso a delle alternative. Questo è un mondo che dà svariate possibilità che bisogna saper cogliere e innanzitutto fornisce tante esperienze nel campo della comunicazione perché impari sulla tua pelle cosa vuol dire comunicare con tante persone correttamente o in modo errato: in ogni caso tutto si ripercuote su di te.
Poi si stringono contatti, si realizzano collaborazioni con brand, case di produzione, di sviluppo e di distribuzione di videogiochi… Il primo vantaggio che mi viene in mente è che questo è un lavoro che comporta spese molto basse in quanto realizzi i contenuti dalla tua camera, quindi riesci a mettere da parte dei soldi e puoi pensare, in futuro, anche di cambiare completamente strada investendo ciò che hai risparmiato.

Vorresti esplorare qualche altro settore o rimarrai in ambito gaming?
Mi piacerebbe rimanere in questo settore e ci sono tante strade che potrei prendere in considerazione, per esempio lavorare all’interno di un’azienda che si occupa di distribuzione, in gergo publisher, come addetto alle pubbliche relazioni, colui che contatta i creators che realizzano gameplay. Quando collaboro con le aziende che distribuiscono Call of Duty, il gioco che tratto io, entro in contatto con queste figure ed è un lavoro molto interessante, una via di mezzo: un lavoro che sì, riguarda i videogiochi e ti porta a informarti e a seguire l’andamento del mondo di YouTube, ma è più ordinario, d’ufficio. Secondo me è difficile parlare di futuro perché se ripensiamo al panorama lavorativo di otto anni fa, senza andare troppo indietro nel tempo, era impensabile immaginare un presente di questo tipo. Fra otto anni potrebbe esserci di tutto!

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