La Mandorla. Il generoso dono di Madre Natura alla Sardegna

Se cercate un forziere di benessere, che possa ridurre il colesterolo, prevenire le malattie cardiovascolari, contrastare i radicali liberi, rinforzare le difese immunitarie, equilibrare il regolare decorso intestinale e rafforzare i denti e le ossa, non dovrete ricorrere alla magia o a lunghi viaggi, perché lo troverete qui in Sardegna.

È la mandorla, un frutto dalle indiscutibili qualità micronutrienti la cui coltivazione specializzata risale ai primi anni del Novecento e si estendeva soprattutto nella zona del cagliaritano e di Sanluri.

Oltre ad adattarsi benissimo al clima dell’isola, la sua coltivazione prolifica anche grazie alla ridotta quantità di acqua di cui queste piante necessitano, elemento addirittura fondamentale e risolutivo in una terra che, storicamente, ha sempre dovuto affrontare il difficile problema della siccità.

Ma le varietà di mandorlo sardo sono meno produttive rispetto alle altre nazionali o internazionali e, per quanto le caratteristiche qualitative e organolettiche siano in alcuni casi addirittura superiori alla media, la produzione isolana non basta a soddisfare la richiesta delle imprese dolciarie o delle industrie farmaceutiche e cosmetiche. Di seguito le specie autoctone più antiche diffuse nell’isola.

La mandorla Schina de Porcu è ideale per la preparazione di dolci, specialmente per i Biancheddus. Ha una forma a cuore e i suoi semi sono molto piccoli. Ha una resa molto elevata, quindi apprezzatissima.

La mandorla Arrubbia è coltivata specialmente nella zona di Chia, nel sud dell’isola. Grazie alla grandezza del frutto e al suo sapore rustico, viene preferibilmente consumata da sola oppure nella preparazione dei confetti.

La coltivazione della mandorla Cossu si estende invece in tutta l’isola, è generalmente conosciuta con il nome dialettale Mendula. I semi sono di media grandezza e vengono utilizzati soprattutto in campo dolciario e nell’estrazione degli oli essenziali.

La mandorla Olla, dal guscio liscio e poco frastagliato, ha dei pori radi e molto piccoli. Il suo utilizzo è diffuso in campo dolciario, specialmente per la preparazione di torrone, amaretti, gueffus e candelaus.

La tradizione culinaria in Sardegna, molto probabilmente grazie all’abbondanza delle colture, utilizza in modo costante questo frutto dalle mille qualità nelle sue ricette.

Primi della lista, gli amaretti, che si preparano con una sapiente miscela di mandorle dolci e amare; seguono il torrone, di cui la Sardegna vanta una antichissima tradizione tanto che durante feste e sagre si svolgono dimostrazioni pubbliche della sua preparazione.

Come dimenticare i Sospiri di Ozieri, semplici oppure glassati o i gueffus, delicate palline di pasta di mandarle dall’aroma delizioso.

E, dulcis in fundo, il gattò, conosciuto come su gateau de mendula, il croccante con miele, zucchero e limone che si prepara durante le grandi occasioni.

Ancora una volta questo splendido popolo dà prova, con il suo spirito di adattamento, di riuscire a ricavare grandi capolavori dai doni preziosi di Madre Natura.

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