Sardegna Endemica: Euprotto sardo, specie relitta a rischio di estinzione

Euprotto sardo. Foto di Franco Andreone

Specie solitaria, unico rappresentante dei salamandridi, l’Euprotto sardo Euproctus Platycephalus è un anfibio urodelo endemico della Sardegna, una tra le specie più rare e minacciate a livello europeo. Testimone della fauna continentale del Terziario inferiore, ottimo indicatore di qualità dell’ambiente, abita nelle aree di foresta tra i 50 e i 1700 metri di altitudine, i corsi d’acqua e i laghetti dal fondo sabbioso o roccioso in località circoscritte della parte orientale tra cui il Gennargentu e il Supramonte di Baunei.

Unico urodelo che vive a stretto contatto con l’acqua, ha il corpo appiattito per meglio adattarsi alle correnti, gli occhi sporgenti e la testa piatta e larga di forma triangolare che poco si distingue dal resto del corpo, il muso è arrotondato e la bocca molto larga. Il tronco allungato, con accentuato dimorfismo sessuale, nel maschio raggiunge gli 11/14 centimetri ed è nettamente più grande della femmina e presenta negli arti, poco sviluppati, uno sperone simile a un dito supplementare.

La colorazione, a predominanza di tinte mimetiche, è bruna o olivastra nel dorso con chiazze dal ruggine al verde scuro o al nero e un’evidente striscia vertebrale rossastra. Nel ventre invece è più chiara, dal grigio al bianco con diverse macchie scure, soprattutto nei maschi e nel sotto gola.

È un abile predatore, sia le larve che gli adulti si nutrono di grossi insetti e della piccola fauna che catturano in acqua estroflettendo rapidamente la lingua ovale. Ama il clima mite della primavera e dell’autunno durante il quale è più facile scorgerlo sotto i sassi e i detriti dei torrenti o lungo le loro sponde. È anche il suo periodo riproduttivo.

L’accoppiamento avviene in acque basse senza tante cerimonie di corteggiamento, il maschio sviluppa sulla coda, compressa lateralmente, una piccola e bassa cresta e con l’aiuto degli speroni cattura e tiene ferma la femmina durante la deposizione della spermatofora nella cloaca, da cui pian piano viene assorbita, permettendo una prolungata produzione di uova. La deposizione durerà dai 3 ai 6 mesi durante i quali circa 140/200 uova verranno attaccate singolarmente sotto le pietre.

La schiusa avverrà dopo circa un mese dando inizio a una lunga metamorfosi. La larva trascorre circa un anno interamente in acqua grazie alla presenza di branchie che poi perderà diventando adulta dopo circa 15 mesi, lasciando il posto a polmoni poco sviluppati. Proprio per lo scarso sviluppo polmonare, l’Euprotto compensa la respirazione con la pelle e con la mucosa faringea.

Il freddo dell’inverno invece lo trascorre in letargo mentre la stagione calda estiva la affronta in uno stato di latenza uscendo dall’acqua per nascondersi sotto le pietre nel fango umido, in buche o in fessure tra le rocce. In ogni stagione preferisce comunque costumi notturni o crepuscolari.

La sua maggior minaccia è la trasformazione dell’habitat, l’inquinamento delle acque, l’uso di pesticidi e l’introduzione di specie alloctone quale la trota, suo grande predatore. Per salvaguardare e ristabilire una popolazione nei territori dove si è estinta, la Regione Sardegna, in collaborazione con la Città di Cagliari, Forestas, il CFVA e le Università di Roma e Cagliari, sta portando avanti il progetto che prevede la reintroduzione dell’Euprotto. Un primo stock di 30 esemplari è già stato liberato nell’ottobre 2019, immettendo gli individui nelle pozze ritenute idonee dalla squadra tecnica. Un monitoraggio costante consente di affermare che la popolazione risulta ancora presente.

DivisioneAmphibia
OrdineUrodela
FamigliaSalamandridae
GenereEuproctus
SpecieEuproctus platycephalus
Nome italianoEuprotto sardo, Tritone Sardo,
Nome sardoCane ‘e s’abba, Trota canina, Tarpa
Tipo corologicoEndemismo sardo
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