C’è allarme tra le imprese del sistema casa della Sardegna per il taglio delle detrazioni fiscali sugli immobili che, negli ultimi 20 anni, incentivando la riqualificazione energetica e la ristrutturazione degli immobili, l’acquisto di mobili e la cura del verde, quindi, consentendo detrazione per le spese effettuate, hanno prodotto lavoro per le aziende e risparmio per le famiglie.
“La nostra preoccupazione è data dal fatto che i tagli proposti dal Governo sui bonus edilizi saranno profondi e, di conseguenza, il numero dei lavori che verranno effettuati saranno destinati a calare drasticamente sin dall’inizio dell’anno prossimo – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – dal 1° gennaio, infatti, la detrazione sulle ristrutturazioni passerà dal 50 al 36%, con il tetto di spesa che dagli attuali 96mila euro arriverà a 48mila. Una sforbiciata netta ci sarà anche per gli interventi di riqualificazione energetica la cui percentuale dal 65% scenderà al 36%. Fine senza appello, invece, per quelli legati al verde e all’arredamento”. “Insomma – aggiunge il Presidente – tra imprese dell’edilizia, dell’impiantistica, del giardinaggio e della produzione di mobili, a rischio migliaia di imprese e decine di migliaia di addetti e non possiamo permettercelo”.
A certificare l’importanza dei vari bonus casa sono i 165 milioni di euro che, nel 2023, i contribuenti sardi hanno detratto dall’IRPEF da un totale investimenti che ha raggiunto i 200milioni di euro per interventi a tutela del patrimonio edilizio privato, effettuati per la quasi totalità dalle imprese sarde dell’edilizia, dell’impiantistica, del verde e della produzione di mobili e complementi d’arredo.
I numeri arrivano dall’analisi del comparto dal titolo “Costruzioni e detrazioni sistema casa Sardegna” dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha analizzato i dati UnionCamere-InfoCamere, ISTAT e MEF dal 2019 al 2023.
“L’annuncio del Governo sulla riduzione di percentuali e tetto di spesa sta causando notevoli disagi a un comparto che era in salute nonostante stesse subendo il contraccolpo della fine del superbonus 110% – prosegue Meloni – infatti se da una parte siamo subissati da richieste dei cittadini che vogliono chiudere i lavori entro il 31 dicembre dall’altra manca il personale adeguato e i materiali diminuiscono nella loro disponibilità e aumentano come prezzi. Insomma, siamo in una nuova tempesta perfetta con l’orologio degli incentivi che ha iniziato il suo inarrestabile conto alla rovescia”.
Entrando nello specifico del dossier di Confartigianato Sardegna, tra le agevolazioni fiscali concesse alle persone fisiche hanno una grande rilevanza – dopo quelle relative alle spese sanitarie – le detrazioni relative alla “filiera della casa”.
Le detrazioni più richieste sono quelle connesse agli interventi di recupero del patrimonio edilizio che ammontano a 133 milioni di euro, pari al 80,3% dell’ammontare delle detrazioni che interessano la filiera della casa ed al 7% dell’ammontare del totale delle detrazioni. Le detrazioni connesse a interventi per l’efficientamento energetico ammontano invece a 33 milioni di euro, pari al 19,7% delle detrazioni che interessano la filiera della casa ed al 2% dell’ammontare del totale delle detrazioni.
“Quello delle detrazioni edilizie è un pacchetto di norme che abbiamo fortemente sollecitato – riprende Giacomo Meloni – perché, come dimostrato in questi anni, hanno centrato numerosi obiettivi: più lavoro per le imprese delle costruzioni, arredamento, manutenzione del verde, emersione di attività irregolari, tutela dell’ambiente, risparmio per le famiglie”.
“Per tutte queste ragioni e perché sarebbe un errore raffreddare consapevolmente il mercato dell’edilizia, congelando nei fatti gli incentivi fiscali – rimarca Meloni – ci appelliamo ai Parlamentari sardi affinché si facciano portavoce nelle varie Commissioni delle istanze delle imprese del settore preoccupate da un triplo rischio e per trovare soluzioni alternative come la slittamento di un anno o gli incentivi europei: veder sgretolata la propria solidità, non poter garantire il lavoro ai propri dipendenti, con conseguenze sulle famiglie, e non poter contribuire alla crescita economica della propria terra. Evitiamo un corto circuito che potrebbe essere devastante”.