Il 2 ottobre è la Festa dei Nonni: arriva e-MemoryCare, il metodo innovativo, personalizzato e non farmacologico per contrastare il declino cognitivo

Senior Italia FederAnziani: “Deficit cognitivo tallone d’Achille del nostro Welfare. Nel 2050 ne saranno affetti 1,3 milioni di italiani”

Anziani al computer. ? Depositphotos

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Da Senior Italia FederAnziani un regalo ai nonni italiani in occasione della loro Festa ufficiale del 2 ottobre. Arriva infatti e-MemoryCare, la metodica innovativa non farmacologica che è personalizzata paziente per paziente per favorire la stimolazione cognitiva e la possibile riabilitazione cognitiva dei pazienti con declino cognitivo.

Un’iniziativa innovativa e unica nel suo genere che si sviluppa interamente on line, sfruttando le nuove tecnologie informatiche. Una metodica non farmacologica per contribuire a prevenire le ospedalizzazioni e i ricoveri in strutture protette, mantenere così una buona qualità di vita al paziente e al tempo stesso assicurare risparmi all’intero sistema sanitario nazionale.

Attraverso un’apposita piattaforma digitale e quattro diverse App si può fare riabilitazione e stimolazione cognitiva per preservare così lo stato di salute del paziente. Si tratta di interventi non farmacologici e i vari esercizi previsti dalla metodica attivano una stimolazione che interviene non solo sulla sfera conoscitiva, ma anche su quella affettiva, sociale, comportamentale e relazionale. Il progetto è stato ideato da una giovane studente prossima alla laurea in psicologia, Marianna Messina, e si avvale di un Advisory Board scientifico che riunisce psicologi, psichiatri, neurologi, nutrizionisti, fisiatri, cardiologi, neuro-psicologi ed economisti. “e-MemoryCare” è patrocinato da Senior Italia FederAnziani e sostenuto a promosso da FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), SUMAI ASSOPROF (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria), FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche) e CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi).

e-MemoryCare”, dichiara Marianna Messina, “è un metodo innovativo non farmacologico, personalizzato paziente per paziente, che può essere usato a casa dai pazienti con l’aiuto di caregiver, familiari o sanitari formati, allo scopo di non peggiorare il declino cognitivo. Non è un metodo auto-somministrante da parte del paziente, ma è un vero e proprio cordone ombelicale attraverso il quale i sanitari possono, non solo lavorare a stretto contatto con i pazienti, avvalendosi anche dei caregiver e familiari, ma anche controllare da remoto lo stato di miglioramento del declino cognitivo del loro paziente per intervenire tempestivamente al fine di contrastare eventuali peggioramenti. Attraverso complicatissimi algoritmi e-MemoryCare si sartorizza sul paziente e sulle sue caratteristiche personali”.

Quello del declino cognitivo è già oggi il tallone d’Achille del nostro Welfare e in un futuro prossimo rischia di esserlo ancora di più. In Italia, il numero totale dei pazienti con declino cognitivo è stimato in oltre un milione, di cui circa il 60%, ovvero 600 mila, con malattia di Alzheimer, e circa tre milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari con notevole impatto anche sul piano economico e organizzativo (Fonte: Ministero della Salute). Il maggior fattore di rischio associato all’insorgenza delle demenze è l’età, aspetto questo che in una società che invecchia, come la nostra, rende l’impatto del fenomeno di dimensioni allarmanti, tanto da poter prevedere che queste patologie diventeranno, in tempi brevi, uno dei problemi più rilevanti in termini di sanità pubblica.

La prevalenza della demenza nei paesi industrializzati è circa dell’8% negli ultrasessantacinquenni e sale ad oltre il 20% dopo gli 80 anni. Secondo alcune proiezioni, i casi di demenza potrebbero triplicarsi nei prossimi 30 anni nei paesi occidentali. In Italia, secondo le proiezioni demografiche, nel 2051 ci saranno 280 anziani ogni 100 giovani, con aumento di tutte le malattie croniche legate all’età, e tra queste le demenze. Non solo: l’Alzheimer e le demenze figurano tra le cause di morte in oltre 52 mila casi all’anno di decessi di anziani (Fonte: Report ISTAT “La salute mentale nelle varie fasi della vita – Anni 2015-2017”).

E i numeri sono destinati ad aumentare con l’invecchiamento progressivo della popolazione. Basti pensare che se oggi gli over 65 sono circa 14 milioni nel nostro paese, rappresentando circa il 23% della popolazione, nel 2050 saranno più di un terzo della nostra popolazione (il 36%) arrivando a raggiungere la quota di 19.585.000 (Fonte : UN – World Population Prospects 2020). Numeri che consentono di stimare un aumento dei pazienti con Alzheimer dagli attuali 600.000 agli oltre 820.000 del 2050, mentre da 1 mln attuale di pazienti complessivi con declino cognitivo si passerà nel 2050 ad averne 1,3 mln.

Un’emergenza quindi a cui il nostro sistema rischia di trovarsi impreparato, anche rispetto all’impatto economico e sociale del fenomeno. Il costo annuo medio per paziente con Alzheimer complessivo, ovvero comprensivo di costi a carico della famiglia e del Servizio Sanitario Nazionale, è stimato nella cifra di 70.587 euro, tra costi diretti, ovvero assistenza informale – badanti (16,23% dei costi), accesso ai servizi sociosanitari (5,16%), altri costi diretti (5,60%), che pesano complessivamente per il 26,80%, e costi indiretti (valorizzazione lavoro caregivers, mancati redditi) che pesano per il 73,20%. (Fonte: CENSIS e AIMA – Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, 2016).

Costi che solo in piccola parte sono a carico del SSN, pesando invece per la stragrande maggioranza solo sulle famiglie, con un costo annuo medio sostenuto da una famiglia con paziente con Alzheimer di 68.171 euro, comprendendo in questo costo non solo le uscite monetarie ma anche il lavoro prestato senza compenso da parenti e amici, e i correlati mancati guadagni degli stessi caregivers o dei pazienti.

Come faranno le famiglie e il sistema tutto a reggere l’urto di questa emergenza nello scenario di continuo invecchiamento della popolazione senza una politica che sappia prevenire e contrastare il suo impatto con interventi tempestivi e con la giusta pianificazione? Bisogna mettere il tema al centro delle politiche socio sanitarie. Bisogna programmare metri quadri di RSA che abbiano la capienza per contenere il fenomeno. Bisogna fare i conti con una struttura sociale che è molto cambiata nei decenni: basti pensare che se nel 1970 il numero medio di figli per famiglia era di circa 2,4, oggi ci sono solo 1,2 figli per famiglia, con un vero e proprio dimezzamento. Come faranno, dunque, nei prossimi decenni i figli a gestire il carico del genitore con declino cognitivo, senza più contare su quella condivisione tra fratelli che per decenni ha in gran parte retto il sistema? Bisogna agire per tempo.

È con questo regalo per i nonni e per le loro famiglie che Senior Italia FederAnziani vuole dunque festeggiare la ricorrenza del 2 ottobre. A maggior ragione perché quella di quest’anno sarà una festa più amara per i nostri nonni in un contesto di vera e propria emergenza che li vede stritolati su più fronti dal caro bollette, dalle conseguenze della guerra in Ucraina, dal Covid-19 e dal suo impatto sul sistema sanitario. Tutto questo a fronte del contributo che da sempre i nonni danno alle famiglie dei loro figli e nipoti: 38,2 miliardi di euro l’anno, secondo i dati del Centro Studi Senior Italia FederAnziani. Da qui, l’appello dell’organizzazione della terza età alle forze della politica, in questo momento di ridefinizione del quadro e di prossima nascita di un nuovo governo, perché quest’emergenza venga affrontata fattivamente, che si affianca all’appello ad affrontare per tempo lo scenario di una società in continuo invecchiamento, dove già da oggi una problematica come quella del declino cognitivo rappresenta il vero tallone d’Achille del nostro Welfare.

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