Con il naso all’insù. Il cielo visto con gli occhi dell’astrofisica

Foto Valentino Selis

“Per me il cielo è sempre stato fonte di mistero e di tanta emozione. Da quando ero piccolissima. Oggi, anche se ho scoperto tante cose, guardo sempre il cielo con gli stessi occhi e la stessa emozione, e soprattutto con la stessa curiosità. Ci sono ancora tanti misteri da svelare e questa è la cosa più bella.” (Barbara Leo, Astrofisica, divulgatrice scientifica, presidentessa dell’associazione Orbitando e collaboratrice del Planetario de L’unione Sarda).

Le stelle cadenti sono legate alla parola desiderio, che deriva dal latino desiderum – racconta Barbara Leo –. Vocabolo che al suo interno è composto dalla negazione “de” e da “sidus”, stella. Letteralmente significa “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale” e sono diverse le teorie che ne spiegano l’etimologia. La più affascinante è quella che fin dai tempi più remoti si credeva agli oroscopi e si riteneva che il destino fosse scritto nelle stelle che potevano essere osservate nel cielo al momento della nascita. Nell’attimo in cui una stella cade vuol dire che il destino non è più scritto e, nel brevissimo spazio di una notte ogni uomo ha la possibilità di veder cambiare il proprio futuro. Per questo motivo, chi vede cadere una stella ha il “diritto” di esprimere un desiderio per il proprio futuro, nella speranza che la “caduta” di quella stella gli dia la possibilità di cambiare almeno un po’ il proprio destino e realizzare un sogno”.

Parlare di “stelle che cadono” però non è corretto. “È una definizione che non è scientifica – prosegue l’astrofisica –: le scie luminose che vediamo nel cielo non possono essere stelle, poiché queste sono corpi enormi e caldissimi, composti principalmente da idrogeno ed elio, che terminano le loro lunghissime vite (miliardi di anni) esplodendo o spegnendosi. Quelle che chiamiamo “stelle cadenti” non sono altro che meteore – questo è il nome corretto – e sono degli oggetti innocui per la Terra. Sono oggetti che non riescono a raggiungere la superficie terrestre, ma si disgregano già negli strati più alti dell’atmosfera, a circa 90-120 km dal suolo. Per essere precisi, quando questi oggetti sono fuori dall’atmosfera terrestre vengono detti meteoroidi, dentro l’atmosfera sono dette meteore, se per caso, qualcosa tocca terra perché non brucia del tutto, si dice meteorite. Le meteore non sono altro che numerosissimi detriti (pezzetti di ghiaccio, sassolini, polveri) che lasciano le comete durante il loro passaggio nello spazio che la Terra attraversa. I minutissimi detriti entrano nell’atmosfera terrestre ad altissima velocità (fino a 50 Km/secondo, oltre 50 volte la velocità di una pallottola di fucile), ed evaporano a causa del forte attrito e surriscaldamento lasciando talvolta anche una scia colorata, dovuta alla ionizzazione dell’aria”.

Le stelle cadenti si possono osservare durante tutto l’anno e in qualsiasi luogo ci si trovi con una media di circa una per ogni quarto d’ora. L’unica condizione è quella che ci si deve trovare sotto un cielo buio e pulito. Anche il cielo autunnale sarà reso luminoso dal passaggio di diversi sciami di meteore. Le Tauridi Sud sono state visibili dal 5 novembre. Dal 12 sarà la volta dello sciame delle Tauridi Nord, che illumineranno i cieli per la seconda parte del mese. A ridosso di queste, le stelle cadenti note col nome di Leonidi avranno il loro massimo di attività il 17 novembre.

“Le due piogge più importanti – sottolinea la divulgatrice scientifica – sono quella di agosto, le così dette Perseidi (cometa Swift-Tuttle) e quella novembrina delle Leonidi (cometa Tempel-Tuttle). Il nome delle piogge viene attribuito dalla costellazione dalla quale le meteore sembrano provenire; pertanto, la pioggia di San Lorenzo, che sembra provenire dalla costellazione del Perseo, è stata chiamata pioggia delle Perseidi, quella novembrina si chiama delle Leonidi poiché sembra provenire dalla costellazione del Leone”.

“Le Tauridi sono particolarmente interessanti perché derivano da una cometa, la 2P/Encke, e dai frammenti dell’asteroide 2004 TG10 – prosegue Barbara Leo –. La loro doppia origine ha creato due componenti principali (le Tauridi Nord e le Tauridi Sud) che si manifestano con picchi massimi all’inizio e a metà del mese di novembre. Il radiante delle Tauridi è molto ampio e diffuso e si trova in corrispondenza della costellazione del Toro da cui deriva il nome. Per trovarla bisogna rivolgere lo sguardo a Nord Est, e lì si noteranno le Pleiadi o “Sette Sorelle” (M45), uno spettacolare ammasso globulare, di cui noi vediamo ad occhio nudo solo 7 stelle. L’area da cui sembrano originare le scie luminose si trova a metà strada tra le Pleiadi e la stella o Tauri nello “zoccolo” del Toro”.

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