L’Italia consente le esercitazioni degli F35 israeliani sui propri cieli: i nostri politici si assumeranno la responsabilità dei futuri morti palestinesi?

📷 Amit Agronov / IDF Spokesperson's Unit / CC BY-SA 3.0

Dal 6 al 15 giugno 2021 l’Italia ha consentito l’addestramento militare nei propri cieli alle forze armate israeliane, congiuntamente a quelle britanniche, statunitensi e nostrane nell’ambito dell’esercitazione Falcon Strike 21. In uno spazio aereo che va dal golfo di Taranto a Est all’intero Mar Tirreno e il canale di Sardegna a Ovest, Israele ha potuto addestrarsi con gli F35, aerei da guerra di ultima generazione, che aveva già testato in occasione dei bombardamenti su Gaza, durante i recenti scontri dell’infinita guerra israelo-palestinese.

Il comandante delle forze aeree israeliane e i media di stato hanno dichiarato che le esercitazioni sono in previsione di una guerra contro l’Iran, col quale effettivamente si sta già disputando una sorta di guerra silenziosa fatta di bombardamenti navali e sabotaggi alle centrali nucleari iraniane. E che la partecipazione delle aviazioni di USA, Gran Bretagna e Italia, sia proprio in funzione di un’ottimizzazione del rapporto con gli alleati in previsione futura.

Ma chi garantisce che Israele non torni prepotentemente ad attaccare la Striscia di Gaza, radendo al suolo le abitazioni dei civili come ha già fatto?

Nessuno, infatti nella notte tra martedì e mercoledì l’aviazione israeliana ha condotto una serie di raid contro obiettivi di Hamas nella Striscia, violando il cessate il fuoco in vigore dal 21 maggio, dopo undici giorni di bombardamenti che avevano provocato la morte di 260 palestinesi e 13 israeliani. Nessun civile è rimasto coinvolto ma questo potrebbe essere il preludio alla ripresa degli scontri.

Il cessate il fuoco era d’altronde una situazione estremamente instabile, senza nessun accordo sul futuro e senza che le condizioni siano realmente mutate dall’inizio degli scontri, a parte i morti. E le tensioni, così come sono sempre riesplose, riesploderanno nuovamente in una guerra fino a che Israele (che possiede un vantaggio militare senza eguali grazie all’artiglieria americana) non avrà messo a tacere definitivamente quella prigione a cielo aperto che è Gaza.

Le esercitazioni, partite dalla base aerea di Amendola (Foggia), hanno interessato anche i cieli del Sud Sardegna, nonostante esista un accordo tra la Regione e il Ministero della Difesa che impone lo stop alle esercitazioni dal primo giugno sino al 30 settembre. Ma su questo e sull’intera faccenda sia la politica che quasi l’intera stampa sono rimasti silenti.

L’Italia consente l’addestramento militare di un Paese in guerra contro una minoranza, quella dei palestinesi, che sta subendo non solo la diaspora ma anche l’eliminazione fisica di civili inermi, che nulla centrano con Hamas e il terrorismo islamico. Durante l’ultima escalation missilistica sono morte 260 persone, di cui ben 65 erano bambini.

Se nei prossimi scontri questo dovesse riaccadere, l’Italia e soprattutto i suoi politici, già ridicolmente silenziosi e indifferenti di fronte agli ultimi avvenimenti, potrebbero considerarsi corresponsabili e complici della morte dei prossimi palestinesi, compresi i bambini innocenti, vista la servitù militare concessa all’esercito israeliano.

E questo sarebbe vergognoso per uno Stato che si proclama civile e democratico. Inoltre, l’articolo 11 della Costituzione recita che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ed esso è dunque in contraddizione con il favoreggiamento che l’Italia sta garantendo ad Israele.

In un momento storico in cui per interessi di comodo si fanno le parti degli oppressori e non degli oppressi, è bene ricordare le parole di chi già in passato, lucidamente e controcorrente, aveva capito l’evolversi della situazione, Sandro Pertini: «Una volta furono gli ebrei a conoscere la diaspora. Vennero dispersi, cacciati dal Medio Oriente, dispersi per il mondo. Adesso sono, invece, i palestinesi. Ebbene, io affermo ancora una volta che i palestinesi hanno diritto sacrosanto ad una patria e a una terra come l’hanno avuta gli ebrei, gli israeliti».

Exit mobile version