La natura, si sa, è affascinante. Non smette mai di stupirci e di mostrarci quanto ancora poco la conosciamo. Un aspetto questo non negativo ma anzi un vero e proprio stimolo ad andare sempre più avanti nella ricerca e nel suo studio. Come spesso succede molte delle scoperte avvengono in modo, per così dire, casuale. Come nel luglio del 2019 quando il peschereccio “Ruggero” ha catturato un Gattuccio boccanera di circa 30 centimetri malformato, senza pelle né denti ma in buona salute a circa 500 metri di profondità al largo di Capo Carbonara durante una battuta di pesca di gamberi. L’esemplare, il primo rinvenimento al mondo di un gattuccio “mutante”, è stato studiato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università di Cagliari guidato da Maria Cristina Follesa. Una scoperta, pubblicata sulla rivista Journal of Fish Biology, che ha scosso la comunità scientifica ed è stata ripresa da prestigiose riviste scientifiche e testate giornalistiche internazionali. Abbiamo incontrato il ricercatore del DiSVA Antonello Mulas.
In che cosa consiste l’eccezionalità della scoperta?
L’eccezionalità della scoperta consiste nel fatto che questa è la prima volta in cui viene documentato un pesce (ma probabilmente un animale in generale) che è riuscito a sopravvivere e a crescere con la quasi totale mancanza di tutte le strutture che formano la pelle. Un organo fondamentale in tutti gli esseri viventi che rappresenta la prima barriera contro gli agenti patogeni e l’ambiente in generale. Nei pesci cartilaginei, inoltre, svolge tutta una serie di funzioni accessorie altrettanto importanti: è ricoperta di scaglie caratteristiche, che prendono il nome di denticoli dermici. Questi hanno una forma particolare che diminuisce l’attrito con l’acqua e facilita il nuoto. Sono estremamente resistenti e forniscono protezione contro le abrasioni, gli ectoparassiti e i morsi degli altri squali. In tutti i pesci cartilaginei, inoltre, la formazione dei denticoli dermici è strettamente correlata a quella dei denti, quindi non stupisce che al nostro gattuccio mancassero anche quelli!
Aveva altre malformazioni?
Si. Oltre ai denticoli dermici e ai denti, a questo individuo mancavano anche lo strato di epidermide e parte del derma. Queste malformazioni sono gravissime e avrebbero dovuto portare alla morte dell’animale subito dopo l’uscita dalla capsula. Invece, per qualche motivo, questo individuo non solo è sopravvissuto, ma si trovava anche in condizioni di salute tutto sommato buone (sempre alla luce della malformazione). Non sappiamo fino a che punto la malformazione abbia pesato sul nuoto e sul comportamento di questo animale, ma dall’analisi del contenuto dello stomaco e delle vertebre abbiamo avuto qualche indicazione. Nello stomaco erano contenuti i resti di 14 prede appartenenti a 5 specie diverse. Il fatto che queste prede rientrino tra quelle tipiche della specie e siano piuttosto mobili ci dice che l’assenza dei denti non è stata un problema, perché probabilmente venivano ingoiate intere e l’assenza dei denticoli dermici non ha compromesso del tutto il nuoto. Dalle vertebre abbiamo stabilito che dovesse avere circa 3 anni (negli squali e nelle razze si contano gli anelli di accrescimento che si formano di anno in anno nelle vertebre un po’ come si fa con gli alberi). Considerata la lunghezza dell’animale, circa 30 cm, 3 anni appaiono come un’età del tutto plausibile.
Che pesce è il gattuccio che è stato catturato? Dove e come vive.
Il gattuccio catturato appartiene alla specie Galeus melastomus, comunemente chiamato gattuccio boccanera, proprio perché le pareti della bocca sono completamente nere. È un pesce cartilagineo (come tutti gli squali, le razze, le torpedini, etc) molto comune in Mediterraneo e nell’ Atlantico nord-orientale e vive a profondità abbastanza elevate, si può ritrovare dai 50 ai 2000 m, anche se è maggiormente concentrato tra i 200 e i 500 m. Come tutti i gattucci non raggiunge dimensioni molto elevate, in questa specie la taglia massima riportata è di 70 cm, anche se in Mediterraneo le dimensioni massime sono leggermente inferiori. Fa parte del cosiddetto by-catch della pesca commerciale (qualsiasi sistema di pesca è focalizzato su alcune specie principali, definite target, ma cattura anche altre specie, che vengono chiamate accessorie o by-catch) e generalmente non ha alcun valore economico. È poco conosciuto, almeno rispetto al comune gattuccio, proprio perché, nonostante sia molto comune e abbondante, vive a profondità molto elevate e non lo si ritrova comunemente al mercato. Vive in genere nelle vicinanze del fondo, dove cerca la maggior parte delle proprie prede. Si riproduce deponendo delle “uova” che si chiamano capsule nelle quali avviene tutto lo sviluppo embrionale.
Quali sono le ipotesi di questa mutazione?
Le domande più importanti che questo animale ci pone sono: come abbia fatto a sopravvivere e quale sia l’origine di questa malformazione. Per quanto riguarda la prima, abbiamo ipotizzato che anche lo strato superstite del derma abbia subito delle modifiche, che in qualche modo abbiano protetto l’animale dall’ambiente esterno. Per la seconda ci sono più ipotesi; potrebbe essersi trattato di una mutazione genetica naturale oppure questa mutazione genetica potrebbe essere stata causata da qualche fattore di origine antropica, come una sostanza inquinante. Ovviamente stabilirlo con certezza è estremamente difficile però, come sottolineiamo in conclusione al lavoro, data la pressione antropica crescente sugli ecosistemi marini, è importante studiare in maniera più approfondita casi come questo.
Le indagini proseguono.