La basilica di Santa Croce a Cagliari: scrigno d’arte e testimone di un passato multiculturale

Originariamente concepita come sinagoga, la struttura divenne edificio di culto cristiano alla fine del XV secolo d.C. per volere di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona

La basilica di Santa Croce a Cagliari

Tra pittoresche viuzze e angolini sempre nuovi da scoprire, il quartiere Castello costituisce uno degli snodi storici di Cagliari, che vide anche la presenza di una comunità ebraica dal XIII secolo d.C. fino alla fine del ‘400. Quasi 2 secoli in cui gli Ebrei vissero serenamente ed eressero testimonianze architettoniche del loro passaggio, a volte poi riadattate alle esigenze del momento come nel caso della basilica di Santa Croce.

Edificio dai tratti monumentali, la basilica di Santa Croce presenta una storia tanto lunga quanto particolare, in virtù soprattutto della stretta relazione con le vicende cultuali locali. Prima di essere votata al cristianesimo, essa costituiva infatti la sinagoga della cosiddetta “Giudaria”, ossia l’area dove dal XIII secolo d.C. si insediò stabilmente la comunità ebraica cagliaritana.

Corrispondente all’area compresa tra via Santa Croce e via Stretta, la Giudaria raggiunse il massimo splendore nel corso del XV secolo d.C. – periodo in cui la Sardegna era già sotto dominio aragonese – e tale situazione proseguì fino al 1492, anno in cui gli Ebrei non convertiti furono cacciati da Cagliari.

Una decisione stabilita quello stesso anno dai coniugi Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, sovrani legati a una forte fede cattolica. Fu proprio questo aspetto che li condusse a emanare un decreto di espulsione dai rispettivi domini per Ebrei e Musulmani non convertiti al cristianesimo, provvedimento che investì anche i relativi luoghi di culto e li fece mutare in edifici cristiani. In qualità di cuore cultuale della Giudaria, la sinagoga di Castello fu quindi trasformata in una chiesa cristiana dedicata alla Santa Croce e fu poi affidata a una Arciconfraternita che la amministrò fino al 1564.

Esaurito il periodo di gestione da parte della congregazione, Santa Croce passò nelle mani dei Gesuiti, giunti da poco in Sardegna e destinati a creare in poco tempo un proprio collegio. Grazie a una cospicua eredità lasciata dalla nobildonna Anna Brondo, a metà ‘600 furono infatti avviati lavori per ampliare e rinnovare la struttura, che tuttavia il secolo successivo fu affidata allo Stato a causa dello scioglimento dell’ordine religioso.

Dopo esser stata elevata a basilica magistrale ed esser stata affidata a inizio ‘800 all’ordine cavalleresco dei santi Maurizio e Lazzaro, la chiesa mantenne una propria stabilità fino ai bombardamenti del 1943, che comportarono diversi interventi di ricostruzione e restauro.

Finalmente riaperta nel 2007, la basilica di Santa Croce conserva ancora oggi una maestosità incredibile, percepibile fin dalla facciata suddivisa in 2 livelli e dotata di portale con riferimenti alla famiglia Brondo. La grandiosità si fa ancora più forte all’interno, caratterizzato da un unico ambiente detto “navata” con 3 cappelle per lato. Di gusto barocco, queste ultime presentano ciascuna altari marmorei di vari colori e preparano al presbiterio sito sul fondo entro un’abside, parte architettonica semicircolare. Il maestoso prospetto è sorretto inoltre da 2 campanili, uno a pianta quadrata con cupola decorata e l’altro della tipologia “a vela”, ossia formato da muratura traforata in cui si trovano le campane.

Una ricchezza inestimabile dal punto di vista architettonico, completata da un’altrettanta bellezza scultorea e pittorica. Oltre a simulacri e dipinti presenti nelle cappelle laterali, – riconducibili a un periodo compreso tra XVII e XVIII secolo d.C. – la navata rivela in alto affreschi di Ludovico Crespi, realizzati nel XIX secolo d.C. L’altare maggiore in marmo ospita un Cristo crocifisso in legno più dipinti dei Santi Maurizio e Lazzaro, creati nel 1842 da Antonio Carboni sulle pareti dell’abside.

La basilica di Santa Croce si trova in Via Corte D’Appello 44 a Cagliari. Dopo aver preso via Ottone Bacaredda verso via Tempio, per raggiungerla sarà necessario svoltare a destra per via Macomer e proseguire per via San Saturnino, via Ubaldo Badas e via Alberto Lamarmora. Continuando poi in via Dei Genovesi, si dovrà girare a sinistra in via Corte D’Appello e percorrerla fino a destinazione.

La struttura è visitabile tutti i giorni generalmente la sera dopo le 17:30 e la domenica mattina tra una messa e l’altra, celebrate alle 8:15, alle 9:00 e alle 11:00. Per ulteriori informazioni, è possibile chiamare al numero 342.0867675.

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