A spasso per le miniere con il Cammino di Santa Barbara

500 km di sentieri panoramici tra Iglesias e il Sulcis-Iglesiente, sulle tracce dell'antica civiltà mineraria e del culto di Santa Barbara

Cammino di Santa Barbara: da Masua a Buggerru

Miniere e tradizione religiosa; sentieri verdi, vorticosi, affascinanti; il mare padrone, con i suoi colori brillanti, rischiarati dalla luce del sole. Tutto questo e molto di più è il Cammino di Santa Barbara, un percorso ad anello che, partendo da Iglesias e riportando ad Iglesias, si snoda tra grotte, foreste, minerali e tanta acqua salata. Il fil rouge è il culto di Santa Barbara – patrona dei minatori – le cui chiese capeggiano i vari punti snodo di questo itinerario storico, religioso, economico e culturale radicato nella Sardegna sud occidentale.

È un mondo a parte quello delle miniere e il cammino di Santa Barbara lo racconta splendidamente. Le radici della cultura mineraria, d’altronde, sono vecchie come la pietra. La storia mineraria sarda ha avuto inizio con tutta probabilità nel sesto millennio a.C. con l’estrazione dell’ossidiana (il nostro prezioso oro nero) alle pendici del Monte Arci. È proseguita con i Fenici e con i Cartaginesi che hanno a lungo sfruttato le ricchezze minerarie dell’isola (in particolare dell’Iglesiente), lasciando anche qualche traccia come le scorie di fusione. E poi ancora con le varie dominazioni e influenze che si sono susseguite nell’isola (dai Romani alla breve occupazione vandalica; dai Pisani agli Aragonesi e gli Spagnoli).

Il rapporto storico e viscerale tra sardi e minerali ha lasciato tracce su tutto il territorio e, in particolare, nella zona d’elezione del Sulcis-Iglesiente. La traccia più importante è sicuramente la rete viaria che, tra carrarecce, mulattiere, piste e tracciati, testimonia l’importanza dei minerali e del loro trasporto nei vari secoli. Grazie alla tradizione orale e alla mappatura fatta dai volontari dell’Associazione Pozzo Sella, gli antichi sentieri minerari vengono oggi, ancora una volta, calpestati. È tra queste strade, spesso nascoste, sfuggenti e appena abbozzate, che il cammino di Santa Barbara prende vita.

Se la storia mineraria della Sardegna ha origini lontane nel tempo (basti pensare ai bronzetti), è anche vero che il più grande impulso a questa vocazione naturale venne dato dall’avvento dell’età industriale, che generò una grande domanda di metalli. L’intenso sfruttamento delle miniere metallifere sarde diede, infatti, il via all’apertura di grandi miniere come quelle di Montevecchio, Masua e Monteponi (tutte nella provincia del Sud Sardegna).

Alla fine dell’Ottocento la Sardegna forniva all’Italia la maggior parte del fabbisogno di metalli, quasi la totalità dei minerali di piombo (98,7%) e di zinco (85%).

A partire dagli anni ‘60, però, iniziò la fase di declino dell’attività mineraria tradizionale che portò alla sua fine, dopo anni travagliati costellati da feroci lotte sindacali. Durante questo processo, il grande patrimonio di archeologia industriale delle miniere che progressivamente venivano dismesse è stato trascurato, comportando la perdita delle testimonianze storiche e tecniche di un’attività così antica e ben radicata nel territorio.

Proprio con l’intenzione di salvaguardare questa eredità culturale a rischio, iniziò a farsi strada l’idea di un Parco Geominerario, che portò a importanti interventi di recupero. A fungere da carburante per questo progetto fu il riconoscimento UNESCO che, nonostante la sua importanza però, non fu in grado di rendere più snello il processo di creazione. Servì una grande mobilitazione popolare (che si concluse con l’occupazione del Pozzo Sella di Monteponi) per far sì che il parco prendesse vita davvero nel novembre del 2001. Fu proprio durante questa occupazione che nacque l’Associazione Pozzo Sella, ideatrice del Cammino di Santa Barbara.

Il Cammino di Santa Barbara non è altro che il naturale prosieguo delle lotte che, dagli anni ‘60 in poi, hanno segnato il settore minerario. L’intento, anche oggi, è quello di proteggere i lavoratori, facendo il possibile per conservare e far conoscere il patrimonio storico e minerario del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. L’itinerario si snoda in 30 tappe (per un totale di 500 km), in un su e giù continuo tra montagne e mare. Il ritmo medio di percorrenza stimato è di 3 km all’ora, per permettere agli escursionisti di fermarsi di frequente ad ammirare il panorama. I dislivelli sono frequenti (si va dal livello del mare fino ai 900 metri della foresta di Marganai) e per questo è necessario attrezzarsi, anche se il percorso non è particolarmente impegnativo. Le tappe hanno una lunghezza media di 16 km l’una e i “pellegrini” possono scegliere dove pernottare, tra ostelli, B&B e agriturismi.

Ecco i 30 stop di questo splendido viaggio nel Parco Geominerario del Sud Sardegna: Iglesias, Nebida, Masua, Buggerru, Portixeddu, Piscinas, Montevecchio, Arbus, Perd’e Pibera, Villacidro, Monti Mannu, Arenas, Su Mannau, San Benedetto, Marganai, Musei, Orbai, Rosas, Nuxis, Santadi, Is Zuddas, Masainas, Candiani, Tratalias, Sant’Antioco, Carbonia, Nuraxi Figus, Carloforte, Portoscuso, Bacu Abis, Iglesias.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito dedicato camminominerariodisantabarbara.org.

Temerari esploratori, il Cammino di Santa Barbara è un’esperienza da non perdere, e non solo per il patrimonio culturale che ha l’intento di trasmettere. Passeggiare per il sud Sardegna garantisce una vera e propria immersione nella natura e nel tempo. Meraviglie archeologiche e paesaggi mozzafiato faranno capolino in ogni angolo, lasciando i coraggiosi partecipanti con tante domande sulla nostra Terra e sulla nostra storia.

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