Il castello di San Michele: l’imponente fortezza medievale che posa il suo sguardo sull’intera città di Cagliari

In cima al colle di San Michele, circondato da un meraviglioso parco, si erge il maniero, un tempo dimora della famiglia Carroz, che oggi rappresenta uno dei monumenti cittadini più importanti

Il Castello di San Michele a Cagliari

Cagliari, proprio come Roma, Bergamo, Bruxelles, Istanbul, Gerusalemme, e diverse altre città del mondo, sorge su sette colli. Questi colli, custodi e caratteristici ciascuno di un quartiere della città, sono il colle di Sant’Elia, il colle di Bonaria, il colle di Castello, il colle di Tuvixeddu, Monte Urpinu, Monte Claro e, per finire, il colle di San Michele.

Il colle e il castello di San Michele

Proprio il colle di San Michele è uno dei più alti di Cagliari, trovandosi a 120 metri sul livello del mare e dominando, di conseguenza, l’intero capoluogo, dall’entroterra fino al Golfo degli Angeli. Situato nella zona nord della città, tra il quartiere di Is Mirrionis e la frazione di Pirri, è noto per il bellissimo parco di oltre ventiquattromila ettari realizzato alle sue pendici ma, soprattutto, per la fortezza medievale che si erge sulla sua cima: il castello di San Michele, uno dei monumenti più significativi della città.

Tra storia e leggenda

Si racconta che il luogo fu inizialmente scelto dai romani per realizzare un tempio dedicato a Esculapio, il dio della medicina. Culto pagano che fu poi sostituito con quello cristiano verso San Michele Arcangelo, a cui furono intitolati un monastero e una chiesa campestre a cui si deve il nome del colle.

Secondo gli storici, è proprio in quest’area che, intorno al 1100-1200, fu edificata dai pisani una fortificazione a difesa di Santa Igia, capitale del Giudicato di Cagliari. Nel 1325, dopo la conquista del Regno di Sardegna da parte degli Aragonesi, il castello fu concesso alla potente e temuta famiglia Carroz, che lo fortificò e trasformò in una dimora lussuosa. Il primo ad entrarne in possesso fu Berengario Carroz che lo battezzò con il nome di Bonhevì, che significava “buona vista”, proprio per lo splendido panorama di cui poteva godere da lassù.

La storia di questo maniero fu legata a quella dei Carroz fino al Cinquecento, quando morì l’ultima discendente, la contessa Violante, passata alla storia come “la sanguinaria”. Figlia ed erede di Giacomo Carroz, rimasta ben presto orfana, ebbe una vita tumultuosa. Si sposò per due volte, rimanendo in entrambi i casi vedova e fu coinvolta nella misteriosa morte del suo padre confessore. Il resto della famiglia, per cercare di spodestarla, la accusò di stregoneria e tentò di privarla della custodia dei figli, che comunque morirono. Invisa anche ai sudditi di Cagliari, trascorse gli ultimi anni della sua vita nel Convento di San Francesco di Stampace. I resti di Violante andarono perduti e il suo sarcofago fu ritrovato per caso da un privato nei primi anni del Novecento, attualmente viene conservato presso il cimitero di Decimomannu. Secondo una leggenda, ancora oggi il fantasma della contessa si aggirerebbe fra le mura del castello.

Con la fine della dinastia Carroz, l’edificio fu abbandonato per oltre un secolo fino a quando, durante la peste del Seicento, fu trasformato in un lazzaretto. Nel corso del Settecento riassunse la sua originaria funzione militare difendendo la città dagli attacchi, a suon di cannoni, delle milizie di Napoleone Bonaparte, e venendo poi utilizzato come caserma per invalidi. In seguito, fu venduto al marchese di San Tommaseo che commissionò il restauro della fortezza e la realizzazione di una pineta all’architetto Dionigi Scano. Nel corso del Novecento ospitò invece la stazione radiotelegrafica della Marina Militare, prima di essere sottoposto ad importanti interventi di ripristino.

La struttura

Il castello è stato realizzato su una pianta quadrangolare in pietra calcarea, proveniente dalle cave di Bonaria, ed è composto da tre grosse torri angolari raccordate da cortine murarie, due più antiche e una, più alta, eretta successivamente. Sono ancora presenti, inoltre, tracce della facciata romanica dell’oratorio di San Michele Arcangelo e due ingressi affiancati, segno dell’esistenza, in passato, di un edificio a due navate che rappresentava la cappella del castello. La fortezza è tuttora circonda da un largo e profondo fossato, superabile grazie a un ponte. Lo stato di conservazione è ottimo, al suo interno si trovano ancora cunicoli e cisterne sotterranee. Aperto al pubblico nel 2001, attualmente il castello di San Michele è adibito a Centro d’Arte e Cultura. Vi si accede principalmente da via Cinquini attraverso degli ascensori, momentaneamente fuori servizio, oppure facendo una rilassante camminata a piedi attraverso i sentieri situati tra rocce bianche di tufo, impreziosite da agavi e macchia mediterranea.

Il parco di San Michele

Tutta l’area intorno al castello è costituita da un bellissimo parco, accessibile anche ai disabili, attrezzato con servizi, aree per gli amici a quattro zampe, spazio giochi per bambini e per la pratica di attività sportive e ricreative. Un posto unico, dunque, dove poter passeggiare tranquillamente e godere di una vista mozzafiato sull’intera “Città del Sole”, facendo al contempo un vero e proprio viaggio nel passato.

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