Mannorri, il paese perduto della Sardegna

Un'indagine tra i ricordi, le tradizioni e gli archivi per ricostruire la storia di un villaggio sardo cancellato dalla cartina geografica

Urzulei

Scavare in Sardegna è da sempre un’attività fortunata per chi ricerca vestigia di civiltà antiche sepolte dalla terra e dal tempo. La storia che stiamo per raccontarvi si differenzia da questa attività solo per la tipologia di scavo: si tratta infatti di una ricerca nei ricordi, nelle tradizioni tramandate oralmente attraverso i secoli e attingendo a “su connottu”, la memoria degli anziani, senza disdegnare però gli archivi storici e documentali. Tale ricerca ci condurrà alla riscoperta di un tassello perduto, un paese letteralmente cancellato dalla cartina geografica della Sardegna, in un contesto tra storia e leggenda. Il paese di Mannorri.

Siamo intorno alla metà del 1700. Mannorri è un villaggio ogliastrino che si estende tra le località di Urzulei e Orgosolo, la popolazione è attraversata da crisi di vario genere, purtroppo comuni a ogni epoca e a ogni società. Povertà, carestie, banditismo e faide rendono ancora più grama una vita spesa tra la zappa e la stalla, allietata solo dalle feste popolari e dai legami familiari che si rinsaldano alla sera, in inverno davanti al focolare e in estate al fresco della via.

La leggenda si mescola a questo punto con la realtà e dà vita al personaggio di Giovanni Indentiu, il cui cognome rimanda al suo principale tratto distintivo. Costui, infatti, sarebbe nato con una dentatura già formata, il che, all’epoca, era considerato segno di malignità d’animo e vita turbolenta. Con l’età adulta, l’aspetto fisico tutt’altro che piacevole e il suo carattere spigoloso fanno di Giovanni un reietto di Mannorri.

Indentiu sembra mantenere fede in tutto e per tutto alle dicerie sul suo nome e va a innamorarsi, non corrisposto, della ragazza più bella del paese. Ora, c’è chi vuole la ragazza già promessa a un altro giovane forestiero e c’è chi, invece, vuole la bella accettare in un primo tempo le avances di Indentiu per poi ritrattare tutto a causa della sua famiglia contraria alle nozze. Quale che sia stata la causa, Giovanni non regge il colpo e, alle minacce, fa seguire gesti dimostrativi. Accoltella il rivale, attacca la famiglia di lei e scatena, in paese, una faida sanguinosa che perdura nel tempo fino a decimarne, lentamente, gli abitanti e i beni.

Sono diversi gli aneddoti e le curiosità, così come le tracce storiche, che è possibile ritrovare andando alla ricerca di Mannorri. Fabrizio Vella, giovane studioso delle tradizioni popolari della Sardegna, lo ha fatto nel 2014 dando alle stampe un libro edito da Carlo Delfino editore e dedicato all’antico villaggio perduto. Sfogliandolo, è possibile scoprire, per esempio, il nome della bella del paese che avrebbe scatenato i tragici eventi (pare che il suo cognome, oggi scomparso, fosse Cicilloi); oppure che già il canonico ploaghese Giovanni Spano aveva condotto alcune ricerche sulla vicenda nel corso del XIX secolo, così come Vittorio Angius e, in tempi più recenti, Piero Mannironi.

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Storia e leggenda si intrecciano inestricabilmente nel destino di Mannorri, anche perché i documenti reperibili negli archivi dei paesi vicini sono ormai vecchi e spesso incompleti. Intervengono quindi i racconti degli anziani che, grazie alla tradizione dei “contos de foghile”, hanno tramandato fino a noi alcuni ricordi, annacquati però dalla modifica di particolari romanzeschi, suggestioni e aneddoti che lasciano molto spazio all’immaginazione.

È realmente possibile che una faida familiare abbia portato all’estinzione di un intero villaggio? Per rispondere a questa domanda occorre considerare come, nella Sardegna del Settecento, le condizioni di vita potessero essere estremamente precarie. Epidemie, cattive annate per raccolti e pascoli, litigi che potevano improvvisamente sfociare in duelli e omicidi, sono solo alcuni dei diversi elementi che hanno contribuito al tramonto di una comunità come quella mannorrese (o mannorrina, pare che entrambe le versioni siano corrette), smembrata e poi perduta.

Oggi, Mannorri riaffiora nella memoria collettiva attraverso i suoi pochissimi resti, tra i quali la chiesa di San Basilio a Urzulei, e sonate romantiche come “La ballata de s’isposa ‘e Mannorri”, disponibile per l’ascolto su diversi canali YouTube.

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