Il Nuraghe Pische di Nurachi, perla nascosta del Campidano di Oristano

Grazie al patrocinio comunale, gli scavi hanno avuto inizio nel 2021 e hanno permesso di riportare alla luce le tracce dell'antica civiltà nuragica

Il Nuraghe Pische di Nurachi

Al crocevia tra montagna e mare, la Sardegna è disseminata anche di zone pianeggianti, adatte per la transumanza e punti di riferimento per la propria biodiversità. Tra tutte, il Campidano costituisce la più importante e vasta pianura dell’isola, caratterizzata da una notevole fertilità che la rese abitabile fin dall’epoca fenicia e romana; collocato nel sud-ovest della regione, esso si estende lungo la provincia di Cagliari, del Sud Sardegna e di Oristano. Fra i paesi radicati al suo interno è presente anche Nurachi, in territorio oristanese: il nome deriverebbe dal Nuraghe Pische, in passato ubicato nel cuore del centro e su cui tutt’oggi si indaga.

Chiamato anche “Nuraci de Pische”, il Nuraghe Pische fu eretto in un periodo compreso tra il 1800 a.C. e il III secolo a.C; secondo alcune ipotesi, la sua edificazione indicherebbe che l’area fosse popolata da tempo e che abbondasse di risorse. Grazie a tale floridità, il primo nucleo abitativo di Nurachi potrebbe essersi sviluppato a partire dalla costruzione nuragica; l’idea sarebbe rafforzata dall’appellativo “Pische” – ossia “pesce” – evocativo della ricca pescosità locale. Oltretutto, il nuraghe sarebbe stato attorniato da numerose paludi e avrebbe presentato una struttura trilobata, ossia munita di bastione e 3 torri angolari.

Al netto delle possibili congetture, le prime testimonianze sull’esistenza del “Nuraci de Pische” emersero nel XIX secolo, grazie agli scritti dello storico Vittorio Angius e del generale Alberto Ferrero Della Marmora. Quest’ultimo nell’“Itinéraire de l’île de Sardaigne pour faire suite au voyage en cette contrée, tome II” del 1860 delineò una descrizione del villaggio nurachese, comprendente anche una chiesa parrocchiale; ivi, egli rilevò la presenza di uno stemma litico raffigurante un pesce e un nuraghe. Inoltre, il pilastro destro dell’edificio sacro riportava un’iscrizione, che chiariva come i 2 elementi fossero alla base del toponimo “Nurachi”: questo dato potrebbe eleggere il nuraghe Pische a fulcro originario del paese. Altra interessante attestazione risale al 1899 ad opera del paletnologo Tito Zanardelli, il quale menzionò la sussistenza di ruderi all’interno dell’abitato.

Nei secoli successivi, le fonti ottocentesche e i resti visibili per le vie del centro instillarono forte curiosità verso il Nuraghe Pische; ciò ha condotto all’articolazione del Progetto “Pischendi”, piano di ricerca nato per volere dell’Amministrazione comunale di Nurachi. L’iniziativa – inaugurata nel 2021 – si pone l’obiettivo di condurre analisi accurate sulla conoscenza del monumento nuragico; lo stesso gerundio “Pischendi” si riferisce al desiderio di ripescare dal passato le testimonianze paesane perdute. Inizialmente avviato con sostegni pubblici e poi supportato dalla Fondazione di Sardegna, il programma ha pianificato operazioni di scavo da svolgersi tra il 2021 e il 2022; i risultati di tali attività sono stati resi noti lo scorso 20 gennaio, presso l’Aula Consiliare del comune di Nurachi.

Le prime indagini si sono concentrate presso 2 torri idriche site in via Nuraghe, ramificazione del centro storico; esse hanno permesso non solo di accertare l’esistenza nuragica tramite il recupero di alcuni blocchi, ma anche di rinvenire altri suggestivi indizi. Tra questi vi sono ampie porzioni dell’edificio, conservatesi lungo un bacino d’acqua risalente agli anni ‘20 del ‘900; gli estesi segmenti presentano una vigorosa configurazione, costituita da agglomerati basaltici di forma poligonale. Ad ulteriore corredo è emerso anche un rivestimento murale, ascrivibile ad una torre nuragica di circa 14 metri di diametro. Nonostante le straordinarie scoperte, gli scavi proseguiranno in vista dell’espansione dell’area di indagine e per portare alla luce nuovi ritrovamenti; in particolare, la priorità sarà scandagliare approfonditamente per chiarire meglio le fasi del complesso e la sua planimetria.

Tramandato di generazione in generazione, il ricordo del Nuraghe Pische ha trovato finalmente riscontro e ha permesso ai nurachesi di riaffermare la propria identità culturale. Un concetto sottolineato anche dal sindaco Renzo Ponti, il quale ha affermato che “Lo studio archeologico si inserisce così all’interno di un importante percorso di recupero dell’identità culturale della comunità nurachese, che si riappropria non solo dei simboli che ancora oggi la rappresentano, cioè il nuraghe e il pesce, ma anche di una importantissima pagina della sua storia che sembrava ormai dimenticata”.

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