Cabidànnu e il calendario sardo

In Sardegna lo scorrere del tempo è legato al mondo agropastorale che, da sempre, fa parte dell’identità dell’Isola

Il tempo, nelle culture arcaiche, è una dimensione strettamente legata alla sfera divina. L’uomo lo percepisce come un pilastro della propria esistenza, così nasce la sua necessità di misurarlo e il desiderio di possederlo e controllarlo. Capisce che il tempo è ciò che regola e scandisce i ritmi della vita individuale e della società. Si illude di poter esercitare un qualche tipo di controllo, senza rendersi conto che il tempo fluisce a prescindere dall’intervento umano e che non si lascia dominare ma, al contrario, domina la vita dell’uomo che trascorre la propria esistenza alla costante ricerca di più tempo.

In Sardegna, terra dalla storia antica e mistica, l’uomo ha legato lo scorrere del tempo al mondo agropastorale che, da sempre, fa parte dell’identità dell’Isola. A seconda del periodo dell’anno, infatti, si celebravano riti per favorire le precipitazioni o per augurarsi un buon raccolto. Di conseguenza, il calendario in Sardegna risulta essere strettamente connesso con il ciclo del lavoro nei campi, ma subisce anche l’influenza dell’avvento del cristianesimo dato che alcuni mesi portano il nome di santi o di festività cattoliche. Vediamo, allora, come si è sviluppato il calendario in Sardegna. Consideriamo la versione in dialetto sassarese, tenendo presente che, in ogni zona dell’isola, esistono delle varianti per i nomi dei mesi dell’anno, che si differenziano per pronuncia e grafia ma che rimandano allo stesso significato.

Cabidànnu. Si tratta del mese di settembre e deriva dal latino caput anni (inizio dell’anno). Viene considerato come il primo mese dell’anno perché, anticamente, la vita era scandita dal lavoro nei campi. Settembre rappresenta il momento in cui la raccolta degli ultimi prodotti dell’estate lascia spazio alla preparazione dei campi per la semina successiva.

Santuaìni. Il nome col quale si identifica ottobre, è una dedica a San Gavino Martire la cui morte si celebra il 25 ottobre. In altre zone viene chiamato Mes’e ladamini (mese del letame) per via del fatto che in questo periodo si concimano i campi.

Santandrìa. Il mese di novembre è invece titolato a Sant’Andrea la cui ricorrenza cade il 30 del mese. In alcune altre zone, novembre diventa Donnissantu oppure Mese de sos mortos in onore della festa dei Santi e della commemorazione dei defunti.

Naddàri. Insieme alla variante Mes’e Paschixedda, fa riferimento alla festività del Natale. Altre varianti come Desembre o Decembri sono meno diffuse e derivano dal latino December.

I mesi da gennaio a maggio, con l’aggiunta di agosto, si rifanno al calendario giuliano, istituito durante l’Impero Romano. Ginnàggiu deriva da Ianuarius mese in onore di Giano Bifronte, che segnava il passaggio dall’anno appena trascorso a quello appena arrivato. Fibbràggiu deriva da februa che significa purificare era, infatti, il mese dedicato alle purificazioni. Màtzu deriva, invece, da Martius ed era il mese dedicato a Marte, il dio della guerra. Abrìri deriva dal verbo latino aperire che significa aprire e che si riferisce allo sbocciare dei fiori in primavera. Màggiu viene da Maia che, nel pantheon romano, era la dea della fertilità e del risveglio della natura. Làmpada, il nome col quale ci si riferisce al mese di giugno, evoca le luci che si accendevano in occasione della festa di San Giovanni per celebrarne la nascita il 24 del mese. Trìura, luglio, si rifà ancora una volta alla vita agropastorale e deriva dal concetto di trebbiatura. Aòsthu rientra tra i nomi che derivano dal latino, infatti si riferisce ad Augustus che era il mese dedicato all’imperatore Ottaviano Augusto.

Anche i giorni della settimana (la kédda), derivano dal latino e dal calendario giuliano. Così Lùni deriva da Lunae dies ed era il giorno dedicato alla luna; Màsthi deriva da Martis dies, il giorno dedicato a Marte; Màschuri deriva da Mercuri dies, dedicato a Mercurio; Gióbi deriva da Iovis dies, in onore di Giove; Vènnari era il Veneris dies il giorno dedicato a Venere; Sàbaddu in origine era Saturni dies, dedicato a Saturno e, in seguito, mutato in Sabato probabilmente influenzato dall’ebraico Shabbat, il giorno del riposo; Dumènigga, allo stesso modo, in origine era Solis dies, il giorno dedicato al sole, ma con l’avvento del cristianesimo è mutato in Dominus dies, giorno dedicato al Signore.

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