La rete degli operatori culturali della Barbagia termina il calendario delle sue attività con l’inaugurazione della mostra “Pedro Reyes. Zero Armi Nucleari”

L’evento si terrà domani al Museo Nivola di Orani, a partire dalle ore 10:30

Museo Nivola, mostra Pedro Reyes "Zero Armi Nucleari"

Orani. Giungono al termine le attività di “Cultura al Centro”, la rete degli operatori culturali della Barbagia che unisce più di 30 tra enti pubblici, imprese e associazioni culturali e che mira a rafforzare la cooperazione fra gli operatori culturali dell’area GAL Barbagia per la progettazione, organizzazione e gestione di servizi in rete ed eventi.

Esito del progetto guidato dalla Fondazione Nivola e finanziato dal GAL Barbagia con l’intervento 19.2.16.10.2.1.1 “Costruire la rete degli operatori per gestire i sevizi culturali con l’utilizzo di nuove tecnologie”, riunisce i comuni di Fonni, Mamoiada, Oliena, Orani, Orgosolo, Orotelli, Ottana. Ricco e coinvolgente il programma che ha animato questa estate 2022 e che chiude la stagione con l’inaugurazione della mostra “Pedro Reyes. Zero Armi Nucleari” che si terrà al Museo Nivola di Orani domani a partire dalle 10:30.

Lo stesso giorno, a Tortolì, Pedro Reyes presenterà il progetto in dialogo con il direttore del museo Luca Cheri durante l’inaugurazione di Contemporanea – Sculptures and Places, il primo di una serie di Simposi internazionali sull’arte e la cultura contemporanei organizzati dalla Fondazione di Sardegna

Prima personale dell’artista messicano in una istituzione italiana, la mostra, curata da Giuliana Altea, Antonella Camarda, Luca Cheri, presenta gli sviluppi della campagna Zero Nukes, lanciata dall’artista in collaborazione con numerose istituzioni e figure del mondo dell’arte e della scienza, per portare all’attenzione del pubblico la minaccia nucleare e fare pressione sui governi per la riduzione della produzione e il disarmo.

In particolare, Zero Nukes (2020) è una scultura gonfiabile creata nell’ambito del progetto “Amnesia Atómica”, promosso dal Bulletin of the Atomic Scientists, associazione non profit creata più di 70 anni fa, all’indomani delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, per diffondere la consapevolezza relativa alle tecnologie potenzialmente letali per l’umanità.

Reyes si concentra sullo “Zero” come elemento grafico, visivo e concettuale comune a tutte le lingue, utilizzato come simbolo dell’unità globale per l’unica causa condivisibile a livello universale: evitare la distruzione della vita sulla terra. Si ispira al design dell’iconico “Doomsday Clock” del Bulletin of the Atomic Scientists, creato nel 1947 dall’artista paesaggista Martyl Langsdorf e diventato un indicatore universalmente riconosciuto della vulnerabilità del mondo alla catastrofe causata dalle armi nucleari, dai cambiamenti climatici e dalle tecnologie dirompenti.

Reyes si ispira anche al simbolo della colomba, di origine biblica (la colomba che torna all’arca di Noè, dopo il Diluvio, portando un ramo di ulivo, segno della presenza della terra ferma e della rinnovata pace fra Dio e gli Uomini) ma diventato nei secoli un emblema laico e universale. In particolare, Reyes si riallaccia alla scultura di Costantino Nivola Uomo di Pace (Hombre de Paz), realizzata dall’artista sardo nel 1968 per la Ruta de l’Amistad, complesso monumentale comprendente 19 sculture di artisti internazionali chiamati a collaborare in occasione delle Olimpiadi di Città del Messico.

Nell’antico lavatoio di Orani, oggi sede delle mostre temporanee del Museo Nivola, il fungo atomico e la mano-colomba si contrappongono come simboli delle paure e delle speranze dell’umanità.

La mostra comprende degli indumenti di protesta prodotti dalla designer messicana Carla Fernández, già usati in una performance dalla compagnia di danza Nohboards, un elemento che ribadisce lo sforzo collaborativo per il disarmo globale. Completa il progetto una serie di manifesti di Artists Against the Bomb, una campagna globale promossa da Reyes e tutt’ora in corsa. All’interno del museo e per le strade di Orani sarà possibile vedere le stampe di Monica Bonvicini, Mónica de la Torre, Harrell Fletcher, Tsubasa Kato, Santiago Sierra e Abi Tariq, lavori che riflettono sulla nostra rinnovata paura collettiva e documentano il contributo della comunità creativa per il disarmo nucleare.

L’inaugurazione della mostra è inserita nel calendario delle Giornate Europee del Patrimonio, organizzate congiuntamente dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa per celebrare il patrimonio culturale e promuovere il benessere, la tolleranza e la pace.

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