Venticinque edizioni, sette giornate, venti spettacoli, nove palcoscenici, tre laboratori teatrali con relativi esiti scenici, un incontro aperto al pubblico, due presentazioni di libri, una performance itinerante site specific.
Come da tradizione è ricco e variegato il programma della XXV edizione del Festival dei Tacchi, la manifestazione di teatro contemporaneo organizzata dalla compagnia cagliaritana Cada Die Teatro, che si terrà dal 2 all’8 agosto tra i tanto aspri quanto incantevoli paesaggi tra i comuni di Jerzu e Ulassai, ai piedi delle magnifiche pareti rocciose dei Tacchi d’Ogliastra, meta per gli appassionati di arrampicate e trekking.
Sarà un’edizione dedicata agli esseri sensibili, coloro che percepiscono le ferite o le gioie altrui come proprie «È una delle prime condizioni dell’essere artisti – spiega il direttore artistico Giancarlo Biffi – Ed è proprio su questo aspetto, su l’essere sensibile che vogliamo porre l’attenzione; è proprio da questo moto della coscienza che scaturisce la creatività dell’artista armonizzata alla personalità dell’essere umano. Si dice, più senti, più esprimi. Quante volte abbiamo sentito dire “È troppo sensibile!”, come se l’essere sensibili fosse una colpa e non una qualità. Proprio ora che ci sarebbe bisogno di tonnellate di sensibilità per rispondere a un mondo, a una società che, nonostante tutto quel che accade attorno a noi, ci sollecita sempre più a essere cinici, freddi, distaccati, disinteressati, imperturbabili».
Essere sensibile era Herman Melville che, nel suo Moby Dick, indagava il dilemma dell’ignoto nel senso di speranza, ovvero della possibilità per ognuno di noi di riscattarsi. Ed essere sensibile è Roberto Mercadini, narratore, autore, attore, scrittore, poeta e divulgatore, capace di ascoltare le storie del mondo e restituirle in forma di teatro, che accompagnerà il pubblico nell’essenza dell’opera dell’autore statunitense (3 agosto).
La vita, le imprese, le opere di un intellettuale straordinario saranno al centro del racconto scritto da Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno, “Alessandro. Un canto per la vita e le opere di Alessandro Leogrande”. È la storia di un giovane che sceglie di tenere gli occhi aperti sulla realtà che lo circonda, di dedicare la propria vita a donare luce a quello che rimane oscuro e nascosto nei luoghi più terribili, di impegnarsi a smontare stereotipi e frasi fatte con cui allontaniamo da noi i drammi che percorrono il nostro presente, di stare sempre e comunque dalla parte degli ultimi. È una produzione Koreja e Ura teatro che vede sul palco Fabrizio Saccomanno, Barbara Petti, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Andjelka Vulic (3 agosto).
Sensibilità differenti sono quelle che hanno attraversato gli anni ‘70 di questo Paese. Nella narrazione collettiva si descrivono come gli “Anni di piombo”, ma non in quella individuale di Luca Radaelli (Teatro Invito) nel suo “Lottavano così come si gioca”. Quell’etichetta si è appiccicata addosso alla sua adolescenza fino quasi a farlo sentire in colpa di essere cresciuto proprio in quegli anni e di avere riso, amato e gioito in quegli anni, anni di morti ammazzati. Perché quel piombo richiama le pallottole. Un racconto che si svolge in una cittadina di provincia in quel decennio. La ricostruzione di vicende contraddittorie, a volte epiche, a volte tragiche. Un gruppo di ragazzini che “lottavano così come si gioca”, con l’illusione di poter cambiare il mondo (4 agosto).
Noi siamo quello che proviamo. E raccontarci agli altri significa raccontare le nostre emozioni. Ma come farlo, in un momento che sembra confondere tutto con tutto, perdendo i confini fra gli stati d’animo? Ci viene detto che siamo analfabeti emotivi, e proprio da qui parte Stefano Massini, lo scrittore noto al grande pubblico per i suoi racconti nel programma tv “Piazzapulita”. Lo spettacolo “Alfabeto delle emozioni” è un viaggio profondissimo e ironico al tempo stesso nel labirinto del nostro sentire e sentirci (4 agosto).
La vita e l’arte di uno dei più sensibili e anche contraddittori musicisti di questo Paese sarà protagonista dello spettacolo “E bastava un’inutile carezza a capovolgere il mondo. Racconto anarchico e poetico di Piero Ciampi”, artista complesso e incompreso, figlio “maledetto” della Livorno degli anni ‘60/’70. Per molti era solo un alcolizzato disperato con un carattere violento, per alcuni dei suoi amici più cari era “Il migliore di tutti noi”. Sul palco Arianna Scommegna, accompagnata alla fisarmonica da Giulia Bertasi, racconta un viaggio dentro il suo universo che indaga il percorso esistenziale e poetico della sua anima (5 agosto).
Ci ha accompagnato per anni, con le sue inchieste televisive, nei labirinti delle esistenze più ai margini della nostra società, quelle più fragili, ma anche spesso più ricche ed esemplari. Domenico Iannacone, con “Che ci faccio qui. In scena” trasferisce dal piccolo schermo al palcoscenico dal vivo storie straordinarie che spesso ci passano a fianco senza che ce ne accorgiamo. Il racconto televisivo neorealistico di Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia (5 agosto). La mattina seguente, sarà protagonista, assieme al direttore artistico del festival Giancarlo Biffi e a don Roberto Corongiu (parroco della diocesi e direttore artistico del festival Un filo bianco), di un incontro aperto al pubblico sul tema degli esseri sensibili.
La coppia Scommegna-Bertasi, tornerà sul palco del festival con “Un albero di trenta piani”, reading di letture e canzoni sul tema della natura. Poesie, racconti, canti e riflessioni che invitano a prendersi cura della natura, della madre Terra, degli alberi. Da Pablo Neruda a Mariangela Gualtieri, da Italo Calvino a Papa Francesco, questo reading nasce dalla necessità di dare voce a chi ci ricorda che la natura, l’ambiente, il nostro pianeta hanno bisogno di attenzione, protezione, amore (6 agosto).
Il racconto di Marco Paolini “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute” sarà interpretato da uno dei più importanti protagonisti del teatro italiano, Renato Sarti che, in scena con Barbara Apuzzo, racconterà del primo sterminio di massa nazista ai danni di 300.000 persone sofferenti mentali, con disabilità varie e bambini affetti da malformazioni. Era solo l’inizio di quella che in alcuni ambienti veniva definito il perseguimento dell’igienizzazione razziale, con conseguenti sterilizzazioni prima ed eliminazioni fisiche dopo. Solo dopo arrivarono le persecuzioni di ebrei, omossessuali, rom e antinazisti in genere (6 agosto).
Con “Mio padre e io”, la compagnia La Bottega degli Apocrifi, con Fabio Trimigno, porta in scena la storia di un tradimento, quello delle aspettative: un padre che stava crescendo un professore di musica buono per dare lezioni si ritrova davanti un artista, che dell’artista ha tutte le qualità, anche il precariato, sposato sì (come certo lui gli aveva insegnato con la ferrea distinzione dei ruoli familiari), ma con un altro uomo. Un padre e un figlio che oggi hanno poco in comune e niente da dirsi, eppure continuano a ritrovarsi in teatro, uno sotto le luci del palco e uno al buio mescolato nel pubblico, a godere della musica che li unisce da sempre (7 agosto).
Il pluripremiato “Apocalisse tascabile”,per la produzione di Sardegna Teatro, con Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri, catapulta lo spettatore in un supermercato alla periferia di Roma, dove a un certo punto compare Dio. A prenderlo sul serio c’è solo un giovanotto amorfo e sfibrato, da allora fatalmente destinato ad essere il profeta della fine dei tempi. Accompagnato da uno svogliato angelo dell’Apocalisse, il giovane apostolo si fa strada nell’abisso peccaminoso della città romana, per annunciare ai suoi abitanti la loro imminente fine. Il progetto apocalittico voluto da Dio sembra però fallire. Lo spettacolo tratta della fine del mondo vista da svariate prospettive, tra le quali preponderante è quella di due giovani “scartati”, liquidati e messi all’angolo perché inutili (7 agosto).
In questa XXV edizione del festival torna anche uno dei più cari amici e compagni d’arte del Cada Die Teatro: Ascanio Celestini con le “Nozze di Antigone”. Accompagnato alla fisarmonica da Gianluca Casadei, racconta una personale riscrittura dell’eroina tragica che qui diventa una figura quotidiana, ma degna di essere raccontata. Anzi no, perché a raccontare è lei e così l’attore romano dà voce a una donna che si prende cura del padre Edipo, un gran camminatore con tante scarpe spaiate in casa, ora divenuto infermo (7 agosto).
La straordinaria Beatrice Schiros, interprete di numerose produzioni televisive e cinematografiche, è la protagonista di “Metaforicamente Schiros”,un rito psicomagico di ritorno al teatro che diventa un racconto di vita appassionante, esilarante, commovente. Non vorrebbe, Beatrice, essere lì sul palco. Eppure qualcosa accade. Un primo ricordo, un aneddoto, una risata, e il racconto di un’intera esistenza prende forma, passo dopo passo, senza soluzione di continuità, attraverso un ventaglio di episodi, personaggi, pensieri che toccano tutti i temi dell’umano. Un monologo personalissimo, fuori dai denti e sfacciato, delicato e amaro (8 agosto).
A chiudere la manifestazione, il divertente “Scoop (Donna Sapiens)” con Giobbe Covatta. L’obiettivo dell’artista tarantino è quello didimostrare, col suo linguaggio irriverente e dissacratorio, la superiorità della donna sull’uomo. Per convalidare tale tesi il comico spazia dalla storia, alla sociologia, alla medicina e da ogni punto di vista il maschio della razza umana esce perdente e ridicolo rispetto alla donna. Non mancano interviste impossibili con personaggi importanti che supportano tale tesi: da Dio stesso che svela gli esilaranti retroscena della creazione dell’uomo e della donna, fino a un improbabile uomo del futuro che ci mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile, passando per Nello, povero membro maschile, che chiede aiuto per le sue pessime condizioni di vita, schiavo dei ridicoli appetiti sessuali del suo padrone (8 agosto).
A questo link il programma completo della manifestazione [link].
Informazioni e biglietteria online festivaldeitacchi.com, tel. 328/2553721, e-mail [email protected].