Sa Essìda. I Candelieri di Nulvi. Il rito è pronto a ripetersi

Nulvi, ancora una volta, si prepara a vivere la giornata più attesa. A un anno di distanza Sa Essìda è pronta a ripetersi, festa di fede e popolo, momento di identità permeato dal grande senso di appartenenza che pervade l’intero paese e coinvolge tutti i suoi abitanti, gli emigrati e i tantissimi non residenti che, catturati dal fascino dei tre Candelieri, scelgono di partecipare ed essere parte integrante di un evento unico nel suo genere. Un momento in cui la comunità si ritrova, unita, a dispetto delle difficoltà quotidiane, di una crisi che stritola la quotidianità ma non fiacca l’orgoglio nulvese.

 

L’alba della tradizione. A Nulvi tutto comincia quando a cavallo fra 1400 e 1600 peste e carestia assediavano la Sardegna lasciando alla popolazione la sola via della religione, della devozione, del voto che anima della speranza. La comunità nulvese si rivolse alla sua patrona, la Vergine Assunta, dedicandole il Candeliere ed un rituale che si rinnova nelle generazioni dei protagonisti e nella materiale forma del Candeliere stesso, ma non nel significato e nella sostanza: prosperità, continuità, nulvesità e lungimiranza in vista di un futuro che mai si staccherà da quel che la storia ha scritto sullo scorrere del tempo.

Storia secolare. La peculiarità dei tre Candelieri di Nulvi è la forma a tabernacolo (quelli di Sassari, Ploaghe e Iglesias sono invece a fioretto), da far risalire ad epoca pisana e preservata dalle forti contaminazioni aragonesi presenti sull’Isola in sede di dominazione. La prima “Essida”, ltteralm,ente l’uscita dei tre ceri votivi dalla loro dimora e per le vie del paese, potrebbe quindi risalire al XVI° secolo, oppure al periodo di dominazione pisana del XIII°, dato che l’idea del cero votivo a forma tabernacolo è prettamente toscana: un dono da offrire in cambio della soluzione di un problema.

 

 

I gremi. Assimilata e rivisitata la tradizione, con il passaggio alla dominazione aragonese, si arrivò alla nascita dei tre gremi (Messai, Artigiani e Pastori), qualcosa di molto simile alle associazioni delle “arti e dei mestieri” pisane. Poche le testimonianze a riguardo, scarsa la documentazione dell’epoca. Esistono però delle note fatte sul registro dei battezzati, che dal 1640 al 1806 registrava l’ordine d’ingresso dei tre giganti in Chiesa. Messajos, Maistrales e Pastores erano i soggetti di riferimento e lo sono tuttora. Una causa civile del 1845 porterebbe a pensare al gremio dei Messai come quello più antico, anche se le cronache parlano di una comune esistenza “da tempo immemorabile”. Nella stessa causa si evince anche l’ordine d’ingresso in chiesa con i Messai primi ad entrare, seguiti a ruota da Artigiani e Pastori.

Spigolature. Accese contese (risale al periodo fra il ’44 ed il ’48 quella tra pastori ed artigiani), il rito de S’Apostoladu, frammenti conservati nei musei, racconti, grandi maestri del Candeliere come Bainzu e Francesco Mara, ed un rinnovamento che sino al 1978 avveniva ogni 365 giorni. Ogni Candeliere veniva distrutto e ricostruito di volta in volta. Poi una pausa lunga 27 anni, e nel 2005, grazie al sapiente lavoro di giovani artigiani nulvesi, la nascita dei nuovi giganti.

 

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