Talmente buono che lo si poteva anche bere. Così Plinio il Vecchio, descriveva, nel I secolo dopo Cristo, il “garum”, usato dagli antichi romani come condimento. Una salsa di pesce che aveva bisogno di una lunga preparazione, come spiega Quinto Gargilio Marziale in una famosa ricetta. Ma se è sicuramente il prodotto di lavorazione del pesce più famoso del mondo antico, e anche il più apprezzato, il garum non è certo l’unico. A ricostruire la storia delle salse di pesce sabato 12 maggio alle ore 18:30 sarà l’archeozoologo Gabriele Carenti. La conferenza, dal titolo “Si fa presto a dire garum! Spigolature archeozoologiche sulla salsa più famosa dell’antichità” è il primo degli appuntamenti archeologici della stagione 2018 del Museo della Tonnara, che negli scorsi anni ha accompagnato i visitatori in diversi viaggi nell’antichità, dalla Sardegna all’Austria, dall’Egitto a Palmira.
A partire dalle fonti letterarie ed epigrafiche, Gabriele Carenti ricostruirà la storia del consumo di pesce, della sua conservazione e commercializzazione in età romana in tutto il Mediterraneo e oltre, fino ai confini dell’impero. Una ricostruzione possibile grazie al recupero di recipienti da trasporto e attraverso altri materiali archeologici relativi alla pesca e al consumo del pesce. Attestazioni di primaria importanza sono i resti ossei di pesce riportati in luce da numerosi scavi archeologici in tutto il mondo, in Asia Minore, Tripolitania, Mauretania, Spagna, Gallia, Italia, Dalmazia, solo per citarne alcuni. Particolare attenzione sarà data alla Sardegna, dove sono stati recuperati frammenti ossei che possono ricondursi alla conservazione del pesce sotto forma di salsa.
Sarà anche possibile vedere i residui di garum esposti nella sezione archeologica del Mut, nel fondo d’anfora proveniente dal sito sommerso di Cala Reale, all’Asinara.