La questione dell’assenza di una storia sarda nella storiografia ufficiale, e di conseguenza nei libri scolastici, è alla base della scelta della scrittrice di provare in qualche modo a sopperire a tale criticità. Ho incontrato Clelia Martuzzu durante la prima edizione del Festival “Morroculas”, a Torralba, dove è stata invitata a parlare del suo secondo libro “Un volo nel passato”, edito da Condaghes. Le ho chiesto di raccontarci un po’ delle sue pubblicazioni.
Come è nata l’idea di scrivere il primo libro, e cosa ti ha convinto a proseguire nella tua ricerca?
Tutto è nato per gioco, a seguito delle domande poste da mia figlia al rientro da una gita fuori porta riguardo ai nostri antenati. Pensando di agevolarmi il compito ho pensato di acquistare un libro, adatto alla sua età, che sintetizzasse l’argomento. Non avendo trovato nulla di consono, ho ovviato disegnando un fumetto dove i personaggi, dei bronzetti, spiegavano le vicende storiche. Ma la consapevolezza che gli antichi Sardi fossero assenti nei libri di testo, mi ha portato a scrivere “Un salto nella Civiltà nuragica”.
Credi che la letteratura per l’infanzia possa essere un buon strumento complementare per costruire una formazione storica cosciente della propria realtà?
Credo che la narrativa storica, al pari del racconto orale utilizzato dai nostri avi per trasmettere le proprie consuetudini, sia uno strumento potente ed efficace che consente in maniera accattivante di far rivivere il passato nel mondo odierno, facilitando la comprensione della “Storia Sarda” e rendendo il lettore consapevole della propria identità. Un concetto che mi viene confermato da genitori e insegnanti, i cui figli o alunni hanno letto “Un volo nel passato”, che mi ringraziano per aver innescato la curiosità per approfondire la Storia e per aver fatto germogliare il desiderio di andare a conoscere i siti archeologici sardi.
Hai presentato i tuoi lavori più volte nelle scuole elementari. C’è qualche domanda, tra quelle che i bambini ti hanno posto, che ti ha messo in difficoltà?
Negli ultimi quattro anni ho incontrato centinaia di bambini e più volte mi è stato chiesto perché nei libri di scuola non si parlasse della grandezza degli antichi Sardi. È stato complicato sintetizzare le ragioni di questa ingiusta assenza, ma li ho spronati a guardare le testimonianze lasciate dai nostri avi, le quali sono molto più eloquenti dei libri scritti da chi è venuto dopo.
In che periodo è ambientato il tuo ultimo libro “Ritorno a Sulky”?
“Ritorno a Sulky” è ambientato nell’Età del Ferro tra la Terra di Canaan e Sulky. I suoi protagonisti, illustrati da Amelia Sarigu, sono i discendenti dei Shardana che, tempo prima, assieme ai Popoli del Mare, devastarono una parte della Terra di Canaan, dove si insediarono e misero radici. Spero possa piacere e avere lo stesso successo dei precedenti.