Io Racconto: “La casa con le persiane verdi – 2ª parte” di Aurora Redville

Foto Peter Heeling

Bentrovati amici lettori,

per il nostro appuntamento di #ioraccontoaSH vi propongo la seconda parte del racconto “La casa con le persiane verdi”, la prima parte è stata già pubblicata e potete leggerla qui!

La storia mi è stata ispirata da Monica un’amica blogger e quindi la dedico a lei. Aveva appena finito di leggere un romanzo che parlava di strane “presenze” e ha rievocato dei ricordi che si erano un po’ persi nella memoria.

Consiglio di leggere il racconto tutto d’un fiato mettendo come sottofondo musicale la colonna sonora originale del film Psycho di Alfred Hitchcock. Appuntamento a venerdì prossimo con la terza parte della storia.

Buona lettura
Aurora Redville

La casa con le persiane verdi
2ª parte

di Aurora Redville

Dopo aver salutato la signora Agatha facciamo un giro al mercato di Covent Garden, per comprare un po’ di prodotti tipici, le verdure, i brezel e i deliziosi Cup-cake. Mentre torniamo a casa parliamo dei pro e i contro della casa, anche se di contro non ne troviamo.

L’unico dubbio è la sensazione che c’è qualcosa che non ci hanno detto, ne parlo ad Ale e lui sostiene che mi faccio i film, le vecchie case sono un po’ inquietanti perché fanno molti rumori. “Ma non ti sono sembrati strani i rumori nella cantina?” domando.

“Sì in effetti i topi mi fanno abbastanza schifo, metteremo delle trappole.”

“Ale ma siamo sicuri che fossero dei topi? E se ci fosse altro?”

Sorride “di sicuro si tratta di qualche fantasma intrappolato nella cantina. Senti Stella la casa l’hai trovata tu, a me piace se riusciamo a tirare il prezzo possiamo permettercela, sei brava con i lavoretti di ristrutturazione e io posso darti una mano. Secondo me potremmo risparmiare un sacco di soldi.”

“Sì ho visto tutte le puntate di Come ti trasformo la casa Detroit, le case inglesi non sono come quelle italiane, è molto più semplice…”

“Se proprio avessimo bisogno di soldi potremmo sempre affittare una delle camere, c’è davvero tanto spazio.”

“Io preferirei di no, lo sai che sono gelosa dei miei spazi però è un’opzione.”

Con il cuore pieno di gioia do la notizia ai miei genitori con una videochiamata, mia madre è insieme a mia nonna e così racconto i dettagli delle porte, lo studio del capitano, la cantina con le vecchie botti.

Mia nonna che è molto acuta intuisce una strana nota nella mia voce e domanda: “sbaglio o c’è qualcosa di strano?”

“Sì un po’…”

“Lasciate perdere se vi ha dato una brutta sensazione!”

“No, ma è bellissima! Solo per una sensazione non possiamo lasciare perdere la casa dei nostri sogni.”

“Mi fido di voi però, non dite che non vi ho avvertiti.”

Mia nonna è un po’ fissata con queste cose, gli spiriti, l’aldilà, insomma è per questo che sono così suggestionabile anche io, fin da bambina mi raccontava strane storie.

Riferisco ad Ale e come al solito si mette a ridere. Ci prepariamo per la serata e andiamo a Soho per incontrarci con i nostri amici.

Ceniamo al ristorante Spacca Napoli, ci piace andare lì perché sembra di essere a casa in Italia, sono tutti gentili e il cibo è buono, raccontiamo a Kate e George della casa e sono entusiasti, finalmente anche loro hanno deciso di andare a convivere a casa di Kate che è davvero perfetta per loro due.

“Sarebbe bello vivere nello stesso quartiere! Pensa potremmo vederci molto più spesso per cena, andare insieme a teatro e al market!” esclama la mia amica.

Dopo cena facciamo una bella passeggiata fino al cinema, stasera c’è l’ultimo film di 007 Spectre, siamo tutti appassionati di James Bond.

Quando si spengono le luci in sala mi perdo nei miei pensieri, immagino uno schermo gigante nel soggiorno, ogni cosa mi fa pensare alla casa, così sento di aver preso la decisione giusta; inoltre quando vorrà venire a trovarci qualcuno della famiglia ci sarà molto spazio.

Mi rilasso e mi godo la proiezione, quando restiamo da soli confermo ad Ale che ho deciso per il sì.

“Bene allora lunedì mattina possiamo fare la proposta, passerò in banca per informarmi. Pensaci anche tu.”

Facciamo la proposta che viene subito accettata, anzi ci fanno un ulteriore sconto. Sembra proprio che l’agente avesse ragione e che non vedessero l’ora di sbarazzarsi della casa. Sbrighiamo tutte le pratiche in tempo di record e il sabato mattina dopo l’ok della banca l’agente ci consegna le chiavi per fare il primo sopralluogo, vogliamo farci un’idea dei lavori da fare così scatto qualche foto da inviare al mio amico Paul che fa l’Architetto e mi darà dei consigli.

Già la domenica mattina diamo una bella ripulita e Kate, George e Paul ci danno una mano.

Sono tutti affascinati dagli ambienti, Paul dice che abbiamo fatto il colpaccio e chiede di scendere in cantina per vedere questo museo del tempo che ho descritto così bene.

Li accompagna Ale mentre io finisco di pulire il pavimento della veranda, dopo venti minuti non sono ancora risaliti così scendo per dare un’occhiata, appena arrivo sento le loro voci.

“Stella finalmente! Siamo rimasti chiusi dentro.” Urlano tutti insieme.

Ale conferma: “Stella ma la signora dell’agenzia non ha detto niente riguardo la chiave della porta di ferro con le sbarre? Era aperta ma quando siamo entrati si è chiusa da sola, forse un colpo di vento proveniente dalla scala?”

“Sì ma dovrebbe riaprirsi senza la chiave, aspettate qui che provo a vedere se c’è nel mazzo.”

Prendo il mazzo di chiavi nell’ingresso e torno giù, si è spenta anche la luce. Uso la torcia del mio iPhone e trovo tutti particolarmente eccitati.

“Tipico delle vecchie case disabitate, appena ci entri saltano fuori tutte le magagne!” conferma ridendo Paul.

“È solo il vecchio impianto elettrico. Andrà sistemato.” Continua Ale convinto.

“Però fate attenzione a non venire giù senza la chiave altrimenti restate bloccati dentro.”

Apro la porta e sembra che sia stata chiusa a chiave, è impossibile.

Torniamo al primo piano e poi facciamo subito un giro nelle camere.

Paul ci consiglia di aprire tutti i caminetti perché di solito sono esteticamente belli e si potrebbe creare qualcosa di particolare, prende un martello e sfonda il foglio di compensato, piano piano emerge un caminetto in pietra a vista con dei vecchi stucchi.

“Visto? È proprio ben conservato. Una volta avevano la tendenza di coprire le cose del passato…”

Passiamo qualche ora a ripulire e iniziare a decidere gli interventi necessari, ci diamo appuntamento al sabato successivo per cominciare a demolire una paretina, io e Paul lavoreremo insieme. Porterà un suo amico impresario per farci un preventivo per tutto il resto.

Sabato arrivo alle 8 del mattino, quando entro nell’ingresso sento una strana corrente d’aria, entro in tutte le stanze e quando arrivo in cucina trovo la porta che va in cantina spalancata. Che strano mi sembrava di averla chiusa…

Abbiamo pensato con Ale che è meglio fare qualche copia delle chiavi da lasciare in cantina e da dare a Kate, non si sa mai!

Vado diretta al piano di sopra, faremo testa o croce per le camere, a me piacerebbe la più grande per fare una mega cabina armadio però se dovessi perdere ci sarebbe sempre l’altra con la parete da demolire. La posizione delle finestre mi piace molto, oggi ce la giochiamo.

Inizio da questa camera, stacco la carta da parati ormai scrostata e noto che ce ne sono diversi strati, sotto l’ultimo si intravede una parete di legno, che strano chissà cosa c’è dietro. Prendo il martello ma quando sto per sfondarla sento bussare alla porta al piano sotto.

È Paul, che carino è venuto presto. Gli dico della parete di legno e andiamo subito a scoprire cosa si nasconde.

Insieme stacchiamo il resto della carta in quel punto, suggerisce un prodotto per farla venire via più facilmente e poi scopriamo una paretina di due metri d’altezza larga mezzo metro, il mio amico fa pressione più volte con le mani e all’altezza del suo naso sente un punto che stacca, infatti si apre, prende il cellulare e illumina: c’è una specie di tunnel.

“Mettiamo il martello per tenere aperta la porticina, non vorrei rimanere chiuso anche qui.” Mi strizza l’occhio.

Metto anche la vecchia sedia per non rischiare e insieme ci avventuriamo tra le mura.

Il passaggio è stretto, è in legno a vista e dopo circa due metri notiamo una scala strettissima che porta verso il basso, scendiamo gli scalini. Li contiamo sono 22, arriviamo davanti a una parete intonacata, vediamo un’intercapedine e in alto c’è una vecchia leva impolverata, Paul l’abbassa e sentiamo scattare qualcosa. Si apre -è una pesante libreria in legno- ci ritroviamo nello studio del capitano proprio davanti alla sua scrivania, non me lo aspettavo.

“Incredibile ci sono dei passaggi segreti!”

“Stella questa casa è fantastica, chissà quante cose ci sono da scoprire! Dobbiamo assolutamente togliere la carta da parati dappertutto!”

“Facciamo uno scherzo ad Ale quando arriva che ne dici?”

“Ci sto. Adesso torniamo su e continuiamo a sistemare.”

Arrivati nella camera sento i brividi salire sulla schiena, se non fossi stata con Paul per tutto il tempo avrei dei dubbi… invece: la sedia è stata spostata, il martello è stato riposto sul camino e la porta è chiusa.

Ci guardiamo in silenzio per qualche istante e indietreggiamo verso la porta d’ingresso.

“Ale sei arrivato?” quasi urlo, ma non risponde nessuno. Poi sentiamo un rumore alle nostre spalle e vediamo la signora Agatha vicino alle scale.

“Buongiorno!” la voce sottile ci fa trasalire, e d’istinto lo abbraccio.

“Scusate ragazzi non volevo spaventarvi, vi ho visti arrivare ma non ha risposto nessuno quando ho bussato alla porta così sono entrata…”

“Ha fatto bene Agatha, non l’abbiamo sentita entrare perché stavamo esplorando un passaggio segreto, sapeva che ce n’è uno che porta dalla camera allo studio?”

“Me ne aveva parlato Helen, in realtà lo aveva fatto richiudere lei perché diceva che di notte sentiva delle strane correnti, probabilmente saliva l’aria dal basso.”

“Ha spostato lei la sedia e il martello?” domanda Paul.

“No io sono appena salita.”

“È sicura?” ribatto incerta.

“Certo, non sono così vecchia da dimenticare le cose.” Sorride e sento di nuovo i brividi al solo pensiero, ma incrocio lo sguardo rassicurante di Paul che sottovoce suggerisce “forse se lo è dimenticato, insomma c’è solo lei…”

“Hai ragione.”

Agatha ci chiede che lavori vogliamo fare così Paul le spiega che vorremmo riportare la casa al suo antico splendore con qualche ritocco moderno, sembra contenta.

“Magari qualche volta potremmo organizzare delle partite a Bridge che ne dite?” sembra entusiasta e così dico di sì.

Dopo circa un’ora va via e sentiamo la porta aprirsi, è Ale.

Raccontiamo l’accaduto e lui ci lancia un’occhiata: “siete dei fifoni! Vi avrà fatto uno scherzo, o se l’è dimenticato.”

Torniamo in camera per fargli vedere il passaggio e la porta è spalancata.

“Ok adesso possiamo dire che c’è qualcosa di strano o siamo dei fifoni?” lo punzecchio.

“In effetti è strano, probabilmente la proprietaria l’aveva fatta chiudere perché era difettosa…”

“Mmh forse hai ragione.” Esclama Paul che secondo me inizia ad essere preoccupato quanto me.

Sto pensando di cedere la camera ad Ale ma poi osservo il grande camino, le librerie alle pareti e decido che è giusto provarci.

“Ok Ale testa o croce?”

“Di già? Non vuoi lasciarla a me? La porta potrebbe aprirsi di notte e spaventarti a morte…”

“Piuttosto, è successa una cosa strana quando sono arrivata. Ho trovato la porta della cantina aperta.”

Paul sgrana gli occhi e Ale sorride.

“Ok Stella dobbiamo dormire di più. Siamo troppo stanchi.”

Facciamo testa o croce e la camera me l’aggiudico io, scendiamo per controllare gli elettrodomestici della lavanderia e sentiamo il porta vivande muoversi.

“Ci vuole una bella controllata a tutto. Troppi anni di inattività.” Afferma convinto Paul.

… continua

Fine seconda parte

Aurora Redville
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