Io Racconto: “On the right track” di Stefano Enea

Bentrovati amici lettori, questa settimana anziché presentarvi subito l’autore del nuovo racconto voglio spiegarvi perché è nata la mia rubrica #ioraccontoaSH.

Il mondo dell’editoria è difficile, e per gli autori pubblicare un libro o anche solo un racconto a volte è quasi un’impresa. Per questo motivo insieme a S&H Magazine abbiamo pensato di creare uno spazio per dare voce alle loro parole, una vetrina per farli conoscere ad un pubblico di lettori più ampio.

Stefano Enea è l’autore del racconto di oggi, nella vita fa il progettista di reti e sistemi di videosorveglianza, scrive brevi racconti per il gusto di cimentarsi nella composizione di testi creativi.

Nato a Milano è laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni, appassionato di musica e fotografia, accompagna all’attività tecnica l’interesse vivissimo per osservare i rapporti umani e le relazioni negli ambienti di lavoro.

Le sue più grandi passioni sono la musica, la fotografia e viaggiare con la sua compagna percorrendo nuove avventure di vita.

“Vola solo chi osa farlo” significa che non esiste premio più grande dell’avere la forza di liberarci dagli ostacoli posti da noi stessi.

Per la lettura del racconto suggerisco uno dei miei brani preferiti, “Every Breath You Take” di Sting.

Buona lettura
Aurora Redville

Introduzione

Nella vita, come quando viaggio, ci sono momenti in cui mi sento finalmente “on the right track”.

Questa sensazione è molto bella e in questo racconto ne parlo attraverso un percorso che ha inizio da uno spunto lavorativo.

La fine non è del tutto scritta, ma quando parti sul giusto binario…

On the right track

di Stefano Enea

Guardare con curiosità fuori dal finestrino mentre viaggio come passeggero è un’abitudine che mi appartiene da sempre e che mi fa ancora compagnia. Forse è un tratto infantile, ma appena incomincia lo scorrere di paesaggi, case e vie, mi avvicino al vetro incollandomi e cercando di capire dove mi trovo, in che punto sono e quando arriverò.

Anche oggi viaggio su questo treno da solo, e il rituale del finestrino si è compiuto immancabilmente con il rigoroso posizionamento in senso di marcia e allungando le gambe con evidenza per dissuadere gli altri viaggiatori a sedersi proprio nel posto libero di fronte a me, occludendomi anche in parte la “visuale”.

Sono partito da mezz’ora e ho già (ri)visto le periferie di Milano in quel volo sui ponti fra i palazzi ad altezza balconi, scorci di vita inaccessibili dalla strada. Ho poi anche contato qualche stazione intermedia, attraversate velocissime in un turbine di vortici di polvere e qualche cartaccia.

Mentre attraversiamo la pianura inizia a fare buio; mi rendo conto che il gioco del “bambino che è in me” si è placato; il panorama si ripete regolarmente e non ci sono novità da notare. Mi assale quella sonnolenza che chi viaggia in treno conosce bene, i rumori regolari e i movimenti non lasciano scampo al viaggiatore pendolare che si concede un riposino… padrone della tratta e capace di avvertire il momento giusto per ritrovare la propria fermata dopo quelle intermedie.

Così, fintanto che la coscienza del reale è ancora con me, metto la sveglia 10 minuti prima dell’arrivo, appoggio la fronte al vetro e chiudo gli occhi. L’ultima immagine raccolta è una lontana autostrada trafficata, io sorrido perché qualcuno guida per me. In questo momento sto benissimo e in pace con il mondo, “on the right track” verso la mia destinazione.

Mentre il sonno compare… aspetta! Mi dico: The right track detto all’inglese è letteralmente il binario destro… ma io sto viaggiando mica a destra, sono sulla sinistra! Questa cosa che i treni tengono la sinistra mi ha sempre incuriosito; l’abitudine di mantenere l’andatura all’ inglese dove, al tempo della rivoluzione industriale i cavalieri e le carrozze dovevano tenersi a sinistra nel momento dell’incrocio.

E perché poi questa regola? Ma per lasciare al cavaliere la possibilità di estrarre la spada velocemente nel caso comparisse a lui una minaccia o un’imboscata. Insomma, io sono su questo treno e proprio su questo lato del finestrino perché la popolazione umana sembra essere prevalentemente destra e non mancina!

In effetti l’essere mancino è una condizione meno frequente ed è sempre stata considerata anomala; nella lingua inglese “to be right” è chi è nel giusto, poi “tiro mancino” e “sinistro” sono parole che non lasciano molti dubbi sul pregiudizio maturato nei secoli verso i non destri, chissà in un mondo di mancini dove avrebbero fatto viaggiare i treni, ma anche dove si sarebbero messi i numeri pari e dispari delle vie delle città? Zzzzz.

Suona la sveglia.

Mi rendo conto che ho dormito come un sasso per tutto il tempo da quando l’ho puntata un’ora fa. Ora di fronte a me è comparsa una ragazza che legge degli appunti di università, li sbircio non troppo discretamente; dev’essere un esame di pedagogia, molto interessante… non solo la materia.

Si è messa proprio nel posto che volevo tenere libero per il giochetto del finestrino, ma questo non mi disturba per nulla. Lei non guarda mai fuori e il suo sguardo, che non riesco a trattenermi dall’incrociare, oltre che molto bello mi comunica benessere. Quello stare bene simile al mio, nel viaggiare serenamente su questo treno e anche lei sembra sulla “right track” della sua vita.

Ora il treno rallenta e mi rendo conto che la mia fermata è questa, all’improvviso mi si sposta il binario, nel senso che non provo più quel piacere di prima, come mai? La ragazza non distoglie lo sguardo dal suo studio e non accenna a prepararsi. Mannaggia è chiaro che non deve scendere… ecco il motivo perché non volevo prepararmi all’uscita.

Lei mi guarda e sono certo abbia capito il mio pensiero, si scosta appena per lasciarmi alzare e mi sorride. Fuori le luci incominciano a scorrere meno veloci e la stazione mostra il suo inequivocabile nome a caratteri bianchi su fondo azzurro. Chiederle il numero di telefono a pochi istanti prima di scendere sembrerebbe molto stupido e dall’esito palesemente negativo, ma su questo stesso treno io e lei non saliremo mai più stando uno di fronte all’altro.

Per cui eccomi immobile sulla banchina, sono sceso dal treno che guardo avviarsi proseguendo la sua corsa. I vagoni scorrono già veloci e l’aria che si crea fa muovere il pezzetto di carta che tengo stretto nella mano. Così contento, mentre leggo quel numero di cellulare, sono tornato sulla “right track”. Le ultime luci di quel treno scompaiono proprio in fondo e giusto a destra. Fantastico un po’ sul destino, la vita e i suoi treni; magari chissà, un giorno a quella ragazza chiederò di sposarmi…

Ti piace scrivere? Hai un racconto nel cassetto?
Inviacelo a aurora.redville@shmag.it. I migliori saranno pubblicati in questa rubrica

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