Antonio Solinas: tra “Amazzoni” e fumetto sardo

Lo sceneggiatore sassarese, autore di una delle storie dell'opera, racconta la sua passione per il fumetto

Antonio Solinas con Lorenzo Palloni

Antonio Solinas con Lorenzo Palloni

Mostri, dinosauri, antichi artefatti, foreste misteriose, lotte all’ultimo sangue, e soprattutto tanta, tanta forza femminile. Questo è Amazzoni, un’opera a fumetti di 300 pagine che racchiude 11 storie realizzate da altrettanti team creativi che seguono le bizzarre avventure di Dynah Turncliff, esploratrice britannica intenta a scovare e studiare la leggendaria civiltà delle potenti guerrieri amazzoni, in un tripudio artistico che più che fumetto diviene un vero e sano manifesto femminista.

Al sassarese Antonio Solinas, sceneggiatore di una delle storie presenti (disegnata da Lorenzo Palloni), nonché editor Panini (la più grande casa di produzione e distribuzione fumettistica italiana) ho posto alcune domande sull’opera in questione, sul suo lavoro e sul fumetto in generale.

Ciao Antonio, come prima domanda vorrei chiederti: dove e come nasce la passione per il fumetto?
Risposta teoricamente lunghissima! Cercherò di asciugare il più possibile per non essere troppo autoreferenziale: ho sempre letto fumetti, sin da bambino, quando i supereroi venivano proposti in Italia dalla Corno. A un certo punto (avevo forse quindici-sedici anni) la Cornofallì e ci fu un vuoto di qualche anno, poi riempito dalla Star Comicse poi da altri editori.

All’epoca ero al liceo e un compagno di scuola mi fece avere i primi numeri dei Fantastici Quattro della Star, con i F4 di Byrne e il Devildi Frank Miller, e da lì la passione è ripresa. E non si è più fermata.

Come arriva e perchè la decisione di abbandonare la chimica per dedicarti completamente al lavoro nell’editoria?
Anche qui, gli incastri sono complicati. Nel 1991, alcuni amici di Sassari erano andati alla fiera del fumetto di Lucca, oggi come allora una delle più grosse manifestazioni a livello europeo. All’epoca era il periodo di massima esplosione delle cosiddette fanzines, riviste autoprodotte d’informazione fumettistica fatte dai fan che allora assolvevano alla funzione che oggi è svolta da social e siti web specializzati. I ragazzi decisero di creare una fanzine sassarese, la storica Storie e Disegni (SeD): tramite amici di amici venni in contatto con queste persone, e da lì nacque una passione che poi ho portato avanti per oltre 15 anni in varie incarnazioni. SeD, il circolo Metropolis, le webzine Rorschach, Comics Code e De:Code e un paio di libri a tema fumettistico sono stati i passaggi che, nel mio piccolo, mi hanno fatto conoscere in giro.

Nel frattempo, mi ero laureato in Chimica a Sassari e avevo fatto il dottorato a Southampton (UK), creandomi qualche contatto con la scena fumettistica britannica. Nel 2009 sono rientrato a Sassari, essendo stato impiegato da una piccola azienda farmaceutica che lavora nel campo degli antivirali (in particolare, anti-HIV), con sede nel parco scientifico di Porto Conte. Nello stesso periodo avevo fatto un colloquio con la Panini, essendo interessato a integrare le entrate con qualcosa di part-time. Nel 2012, quando l’azienda farmaceutica mi aveva proposto un rinnovo del contratto non soddisfacente, ho deciso di non accettare e, complice una serie di felici coincidenze, mi sono buttato a tempo pieno nel mondo dell’editoria.

Da dove hai preso ispirazione per la tua storia in Amazzoni?
Il tono della serie è abbastanza dark, e quindi ho pensato di fare una storia un po’ veloce e non troppo drammatica. Mio figlio Nino è nella fase in cui è fissato con i dinosauri (ha sei anni), e quindi questa cosa mi ha dato l’ispirazione per inserirceli!

Per finire vorrei domandarti: c’è ancora speranza per il fumetto italiano… e soprattutto sardo?
Direi proprio di sì. Il movimento fumettistico sardo ha prodotto e continua a produrre molti autori interessantissimi: senza voler essere esaustivi (non basterebbe lo spazio), oltre alla vecchia guardia sarda, qui in provincia di Sassari ci sono un pluripremiato sceneggiatore come Bruno Enna (Disney, Bonelli), Pier Gallo, che ha lavorato per alcuni mercati importantissimi come quello francese, quello americano e quello italiano, il promettentissimo Antonio Lucchi, da anni al lavoro per la Sergio Bonelli Editore. In zona di Cagliari ci sono altrettanti fuoriclasse. Cito solo Massimo Dall’Oglio, che è uno dei più bravi autori di “manga” in giro, non solo in Italia, e che lavora per Nathan Never della Bonelli.

Ci sono forse pochi editor e traduttori sardi in giro, ma vedremo se la situazione cambierà nei prossimi anni.

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